Capitolo 73 Bis

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HARRY'S POV
Non so se i colpi alla porta siano reali o è solo l'alcool, la linea tra la realtà e l'immaginazione è sfocata. La testa inizia a girare per la sbornia non appena mi alzo dal letto e sbatto le dita dei piedi contro il comodino. Solitamente dormo dall'altro lato dove il comodino non c'è, ma il lato di Louis sembra più ospitale adesso. Profuma anche di più.

Non che stessi dormendo comunque. Non definirei dormire il fissare il soffitto per ore.

Vado alla cieca verso la porta d'entrata, non mi preoccupo neanche di controllare lo spioncino. Probabilmente sarà un fattorino.

Non posso fare a meno di chiedermi, e se fosse Louis? Se fosse dietro questa porta aspettando di parlare con me?

La testa mi fa male.

Apro la porta, accorgendomi troppo tardi di essere in mutande.

È un uomo con l'uniforme dell'hotel.

È rasato e professionale e regge una busta.

"Harry Styles?" Indietreggia un po' a causa dell'odore e si acciglia per la mancanza dei miei vestiti. Non me ne frega niente.

"Si?" Se è una lettera quella che mi vuole consegnare perché non l'ha lasciata nella buchetta?

Risponde immediatamente alla mia domanda inespressa. "Cerchiamo di contattarla da settimane senza successo. Sono stato mandato a dirle che ha 24 ore per pagare l'affitto o dovrà lasciare l'edificio."

Mi strofino gli occhi con la mano.

"No è il mio datore di lavoro che paga l'affitto." Fa parte dell'accordo con Tim per essermi trasferito qui.

E poi ricordo. Il 17Black momentaneamente non esiste. Forse torneranno a pagare non appena verrà riaperto ma al momento anche gli allenamenti sono stati cancellati. Inizio a dubitare che riprenderemo mai. Gli abbiamo interrotti ormai un mese fa e non si è ancora saputo nulla.

"Non è compito mio interferire, signor Styles. Sono solo qui per dirle che abbiamo bisogno del suo pagamento."

Grugnisco e mi appoggio allo stipite della porta. Chiedo quanto costa questo mese, perché ho un bel po' di soldi da parte e anche se in questo momento non ho uno stipendio posso ancora permettermi la stanza e di comprare cose stupidi e inutili.

Spalanco la bocca non appena mi dice il prezzo. Non posso permettermelo. Perché è così alto? La gente ha davvero così tanti soldi?

Annuisco come se avessi capito e prendo la busta dalle sue mano. Lo sto salutando quando l'ascensore segna l'arrivo a questo piano, il che è strano visto che sono l'unico ad abitare qui.

Annuisco di nuovo e sbircio per controllare chi sia.

È Louis. Sta indossando una delle mie felpe che gli arriva alle ginocchia, ha i capelli in disordine per tutte le volte in cui ci ha passato le dita e delle chiazze rosse sulle guance che gli spuntano solo dopo aver pianto troppo. Con le braccia si circonda lo stomaco come se avesse paura di cadere a pezzi se le sciogliesse.

"Louis?" Non noto più l'impiegato di fronte a me e neanche mi preoccupo della busta che ho tra le mani. Louis è di fronte a me e sta piangendo. Questa è la mia priorità.

Passo oltre l'uomo in uniforme che ci guarda confuso mentre entra in ascensore. Corro da Louis appiggiandogli le mani sulle spalle e cercando disperatamente di guardarlo negli occhi.

"Cosa è successo?" Deve essere qualcosa di terribile per aver messo da parte l'orgoglio ed essersi presentato qui.

Non riesce a parlare a causa del pianto isterico, il petto si alza e si abbassa velocemente. Non esito un secondo a prenderlo tra le braccia, sapendo che sto superando un limite ma non mi interessa ora.

Lacrime e muco cadono sul mio petto ma lo stringo ancora più forte.

"Tesoro devi dirmi cosa è successo.." Louis guarda verso di me, gli occhi colpi di incredulità. Mi guarda come se fossi un mostro. Forse lo sono.

"Sei tu?" Si alza in punta di piedi per schiacciarlo le guance, tirandomi la pelle con sguardo concentrato. Sto immobile mentre fissa la collana d'argento che indosso, appoggia poi la mano fredda sul mio petto caldo. Sento il mio cuore battere più forte in risposta al suo tocco.

Metto la mano sopra la sua cercando di incrociare il suo sguardo.

"Sono io, Lou." L'uso del suo nomignolo lo fa uscire dalla trance. Mi guarda con gli occhi umidi e la faccia rossa.

"Dimmi cosa è successo" sussurro con un tono di voce gentile, riservato solo a lui.

Ricordare l'accaduto lo fa piangere maggiormente e accasciarsi di nuovo tra le mie braccia. Sostengo il suo peso con facilità, accarezzandoli i capelli con calma.

Si rilassa al punto di riprendersi piano piano.

"È mia mamma" piagnucola. Questo può voler dire un sacco di cose.

"Cos-"

"È morta, Harry" Il respiro mi si blocca in gola.

Come può essere morta in così poco tempo? Il travaglio è andato bene, nessuna complicazione durante e dopo. Il bambino era sano e lei pure.

Louis mi risponde prima che lo chieda io.

"Mio padre ha ucciso uno in un bar un po' di tempo fa ed è in carcere da allora aspettando il processo, ma hanno per la pena di morte o l'ergastolo. E non so, penso lei non ce l'abbia fatta a reggere. I dottori l'hanno trovata con i polsi tagliati ieri. È morta." Louis continua a ripetere la parola 'morta' ancora e ancora, come se non ci credesse.

" Mi disp-"

" No." Mi fissa intensamente. I nostri menti quasi a sfiorarti. "Non scusarti per qualcosa con cui non hai niente a che fare. Ed io non sono dispiaciuto sia morta, ecco cosa è terribile. Sono contento, Harry. Questo mi rende una persona orribile e so che meriterei di morire anche io ma adesso le due persone che più al mondo mi hanno ferito sono completamente fuori dalla mia vita. Sono felice", dice mentre continua a piangere. Non sembra felice.

"Non meriti di morire, tesoro." Stringe le labbra in una linea sottile. Non sembra concordare.

"Posso dormire qui? Non mi fido a rimanere da solo." Ripenso a come non mi fidi di me stesso con le pillole. Non siamo tanto diversi.

"Si. Certo, sei sempre il benvenuto." L'attico è sempre stato più di Louis che mio. Il suo odore, il suo tocco, la sua voce, la sua presenza è in tutta la casa. Io sono l'ospite.

Continua a starmi attaccato e non mi lascia per un bel po'. Non mi dispiace. Amo il fatto che sia venuto da me in un momento simile. Sarebbe potuto andare da Will o da Aaron, ma ha scelto me.

"Ho paura." La sua voce è così bassa che faccio fatica a sentirlo.

Sento l'oscurità dentro me indietreggiare ora che il suo corpo è contro il mio ma so che tornerà non appena Louis di allontanerà.

"Anche io."

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⏰ Last updated: Oct 27, 2021 ⏰

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17black (traduzione italiana)Where stories live. Discover now