Ti Scatterò Una Foto | Shawn...

By xsiriaa

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"Non basta più il ricordo Ora voglio il tuo ritorno" -Tiziano Ferro La vera amicizia non svanisce dopo an... More

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Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
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Diciotto
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Ventiquattro
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Quarantatre
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Quarantacinque
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Quarantotto
Quarantanove
Cinquanta
GRAZIE

Uno

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By xsiriaa

Mi chiamo Kimberly Thompson. Ho diciassette anni. Non mi definisco una ragazza dalle grandi pretese, anche se sono stata abituata ad ottenere tutto ciò che desidero. I miei genitori sono persone per bene, amano la loro figlia tanto quanto io amo loro e farebbero di tutto per rendermi felice.

Non ho né fratelli né sorelle, anche se ne ho sempre voluto uno, giusto per non essere troppo sola. Ma va bene anche così, perché non devo condividere niente con nessuno. Mi piace avere i miei spazi. Le mie cose, i miei vestiti, la mia camera. Non vorrei che qualcuno mi prendesse qualcosa senza il permesso. No.

Ai miei genitori piace tanto lavorare, tant'è che raramente passano del tempo con me. Ma quando stiamo insieme, tutto è perfetto. Sembriamo una famiglia modello, senza problemi, senza pensieri.

Ma non è affatto così, io mi sento sola.

Vivo nel Massachusetts, a Boston. Mi piace questa città, anche se preferisco Toronto. Mamma e papà appartengono al 100% al Canada, anche se si sentono statunitensi. Non capisco perché, io amo il Canada.

Soprattutto perché lì c'è la mia metà: Shawn.

All'età di tre anni, uscii di casa da sola per la prima volta. Angela, la nostra governante, mi guardava dalla porta. Ma io, nonostante il suo sguardo attento, mi sentii ad ogni modo libera. Fuori dalle mura famigliari sola soletta, la mia prima volta.

Trovai Shawn sulla strada, mentre giocava con uno skateboard verde e giallo, le ruote consumate. Andava avanti e indietro, poggiava un piede per terra e si spingeva. Era davvero veloce e non sapevo chi fosse.

Ad un tratto, mentre ruotava lo skateboard per tornare verso casa, cadde ed io mi sentii in dovere di aiutarlo. E lui era proprio davanti a me, sarebbe stato scortese tornare indietro.

Eravamo bambini, dopotutto. Mi avvicinai con cautela e lo osservai, finché non mi guardò.

«Ciao, ti sei fatto male?» chiesi, quasi sussurrando, porgendogli una mano. Non ero una bambina timida, mi piaceva chiacchierare con Angela e i bambini dell'asilo. Lui accettò il mio aiuto e si affrettò ad alzarsi.

«Un po'. Il ginocchio sanguina.» Mi chinai, per osservare da vicino la ferita superficiale. La scrutai per bene e gli soffiai sopra delicatamente. Lo sentii trattenere il fiato.

«Non è niente, basterà coprirla con un cerotto.» Sorrisi, tornando alla sua altezza. Anzi, il bambino mi superava di una decina di centimetri. Lo ammiravo, sembrava grande in confronto a me.

«Grazie. Io sono Shawn.» Che nome strambo, pensai. Nella mia testolina, i pensieri vagavano ai cento chilometri all'ora. Una velocità impressionante. Shawn mi porse la mano, inclinando la testa. Aveva un sorriso davvero carino, pensai ancora.

«Io mi chiamo Kim... Kim...» Facevo ancora fatica a pronunciare il mio nome, non so bene il perché. Tutti mi chiamavano Kim, era più semplice imparare quello. Un nome lungo per una bambina piccola è difficile da pronunciare. Ed io ero piccola. Non andavo nemmeno a scuola!

Shawn mi sorrise, come se volesse incoraggiarmi. Presi un bel respiro e continuai, tutto d'un fiato: «Kim... Kim-ber-ly.» scandii, ridacchiando alla fine. Il sorriso del bambino si allargò, contagiando anche me. Mi sentii soddisfatta di me stessa. In un solo giorno ero uscita di casa, avevo conosciuto un bambino e avevo pronunciato il mio nome senza l'aiuto della mamma. Sorrisi più a me stessa, che a Shawn.

Angela mi chiamò dalla porta d'entrata, gridandomi di tornare indietro. Il pranzo era pronto in tavola. Le riposi che sarei tornata, ma prima dovevo salutare il mio nuovo amico.

«Devo andare a casa. Ciao, Shawn.» Lo salutai con la mano, sorridendo e voltandomi verso casa. Angela mi aspettava con le mie bambole nelle mani e un sorriso in volto. Le sorrisi anch'io.

«Ciao, KimKim.» esclamò Shawn, quando ero ormai arrivata al cancelletto del mio giardino. Entrai in casa, pulendo le scarpe sul tappetino colorato e ripensai al soprannome che mi aveva assegnato Shawn. KimKim. Era carino, anche se mi ricorderà il fatto che fossi incapace di pronunciare il mio nome. Allo stesso tempo, potevo rammentare il giorno più vittorioso di tutta la mia vita. Raccontai la mia storia ad Angela, adorava i miei racconti. Adorava me.

Angela mia stava simpatica. Mi leggeva le favole prima di andare a dormire, giocavamo con le bambole e pitturavamo con i colori a tempera. Le mie giornate, quando non frequentavo la scuola materna, erano sempre colme di attività. E Shawn era tra queste. Assieme alle principesse e a Toy Story.

Le favole che mi raccontava Angela mi hanno affascinata da subito e decisi che, da grande, sarei diventata una principessa. Ma non una qualunque, volevo essere la principessa cow-girl di Woody, il protagonista di Toy Story. Lui era il mio principe cow-boy ideale: era coraggioso, leale e indossava degli stivali bellissimi con il tacchetto e i ferretti. Volevo essere una cow-girl all'altezza di Woody, volevo essere la sua principessa.

Le scarpette di cristallo e i vestiti luccicanti, le zucche e le mele avvelenate, le bestie e la carrozza trainata dai cavalli bianchi mi piacevano, ma non facevano per me e Angela lo sapeva.

Un giorno, quando glielo confessai, lei mi rispose che già ci aveva pensato. Aveva scritto una storia tutta per me, con cittadine nel deserto, cespugli spinti dal vento e cavalli che trainavano i carri di legno.

Altro che la zucca-carrozza di Cenerentola! Il mio era un vero racconto. Ed io ero la protagonista.

Angela mi chiamava Kim-girl. Ero entusiasta di questo nomignolo.

Shawn ed io frequentavamo un asilo differente, ma questo non ostacolava i nostri progetti per i pomeriggi. Giocavamo a mille cose diverse, senza preoccuparci della velocità con cui il tempo passava o del freddo che congelava le nostre mani. Il mio gioco preferito, ovviamente, era quello dei cow-boy, mentre Shawn adorava Monopoly. Io non sapevo nemmeno dell'esistenza di un gioco così complicato.

«Che cosa devo fare?» chiesi, prendendo in mano la mia pedina a forma di cagnolino e lanciandola da una mano all'altra. Era fredda, essendo in metallo, ma era carina. Mi piacevano i cani.

«Lancia i dadi.» Shawn indicò i cubetti gialli accanto al tabellone, li afferrai e gli soffiai sopra, per avere un po' di fortuna. Li lanciai in aria. Ricaddero sul tappeto e ridacchiammo, contando i passi che avrei dovuto percorrere con la mia pedina. «Vai avanti di sette caselle.» suggerì, mentre io stavo ancora contando i pallini sui dadi. Annuii e spostai il mio cagnolino sul viale 'Bastioni Gran Sasso'. Comprai una casetta verde e la posizionai ordinatamente sulla striscia azzurra. Shawn mi sorrise e alzò i pollici, complimentandosi con me.

«Se capiti su una di queste caselle», indicò una casella con raffigurato uno scrigno del tesoro e un punto di domanda «dovrai pescare una carta dal centro. Se sei sulle 'probabilità' prendi una di queste» mi mostrò le carte blu «invece, se arrivi sul punto di domanda, peschi da qui.» tamburellò il dito sul mazzo arancione.

«Okay.» Tirò i dadi e si spostò di dodici caselle. Non era giusto, la sfortuna era con me!

Mi superò, rivolgendomi un sorriso malizioso e superò il transito della prigione. Mi passò i dadi ed io li lanciai in aria, pregando in un numero alto. Uscì tre.

«Shawn, tesoro, la mamma dice di tornare a casa.» Mia madre comparve dietro la porta della mia camera, con un vassoio in mano. A volte, quando aveva un giorno libero, come il sabato, le piaceva prendersi cura di me e lasciare un po' di libertà anche ad Angela. Aveva ragione, dopo cinque giorni di baby-sitting anche Angela si stancava.

«Ma prima c'è la merenda!» esclamò, poggiando il vassoio di fronte a noi. Shawn la ringraziò e sorrise, mentre io battei le mani. Quattro fette di pane tostato con la cioccolata spalmabile e due bicchieri di succo d'arancia. La merenda ideale dopo una partita a Monopoly.

Io e Shawn mangiammo i nostri panini in un batter d'occhio, rendendo la mamma stupita. Le stava simpatico Shawn, era un bambino dolce e educato, secondo lei. Sì, credo proprio che lo fosse.

Shawn era mio amico da un bel po' e ci volevamo tanto bene. A volte, organizzavamo dei grandiosi pigiama party. Guardavamo un film insieme, mangiavamo popcorn, giocavamo con le bambole di Andy e Jessie. Ci divertivamo un mondo e arrivò presto il primo giorno di scuola.

Non ero elettrizzata all'idea di dover imparare a scrivere e contare, ma con me c'era Shawn. Qualche mese prima avevo scoperto che avevamo la stessa età, soltanto che io ero nata qualche mese dopo.

Dicembre, un mese freddo e triste, in confronto ad agosto, un mese caldo ed estivo.

«Vieni, KimKim.» mi sussurrò Shawn, prendendomi la mano. Eravamo fuori dall'entrata della scuola. Era un edificio triste e grande. All'esterno, il colore delle pareti assomigliava a quello del minestrone di verdure, mentre le classi interne erano state pitturate con un azzurro freddo e sbiadito dal tempo. Io e Shawn ci sedemmo ad un banco in seconda fila, vicino alla finestra. In quella stanza, l'odore era quello di stanza chiusa e sporca e non mi piaceva per niente. Odiavo la scuola, se non fosse stato per Shawn.

«Dai, non è poi così male.» mi disse, quando il suono della campanella spacca timpani irruppe nella classe. Alzai gli occhi al cielo, annuendo leggermente. Shawn era silenzioso, ma allo stesso tempo attivo nella classe. Rispondeva alle domande, alzava la mano e non parlava sopra gli altri.

Io me ne stavo in disparte, soprattutto all'intervallo. La maggior parte dei miei compagni era in piedi, mentre le bambine rimanevano sedute al loro posto. Proprio come me.

«KimKim, vieni con me. Sono sicuro che ti divertirai. Sai che ti voglio bene, fidati di me.» disse Shawn, prendendo la mia mano e facendomi alzare. Mi trascinò fino ad un gruppo di bambini, che parlottavano tra di loro di macchinine e moto. Shawn mi sorrise, presentandomi ai suoi amici. Li conosceva dall'asilo ed io non c'entravo niente. Però ero la migliore amica di Shawn.

A/N

Ciao tutti! Questo è il primo capitolo di una lunga serie e spero davvero che vi piaccia.

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