Compagni di Stanza

By -Ghoost

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CAPITOLO 1.
CAPITOLO 2.
CAPITOLO 3.
CAPITOLO 4.
CAPITOLO 5.
CAPITOLO 6.
CAPITOLO 7.
CAPITOLO 8.
CAPITOLO 9.
CAPITOLO 10.
CAPITOLO 11.
CAPITOLO 12.
CAPITOLO 13.
CAPITOLO 14.
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19.
CAPITOLO 20.
CAPITLO 21.
CAPITOLO 22.
CAPITOLO 23.
CAPITOLO 24.
CAPITOLO 25.
CAPITOLO 26.
CAPITOLO 27.
CAPITOLO 28.
CAPITOLO 29.
CAPITOLO 30.
CAPITOLO 31.
CAPITOLO 32.
CAPITOLO 33.
CAPITOLO 34.
CAPITOLO 35.
CAPITOLO 36.
CAPITOLO 37.
CAPITOLO 38.
CAPITOLO 40.
CAPITOLO 41.
CAPITOLO 42.
CAPITOLO 43.
CAPITOLO 44.
CAPITOLO 45.
CAPITOLO 46
CAPITOLO 47.
CAPITOLO 48.
CAPITOLO 49.
CAPITOLO 50.
CAPITOLO 51.
CAPITOLO 52.
CAPITOLO 53.
CAPITOLO 54.
CAPITOLO 55.
CAPITOLO 56.
CAPITOLO 57.
CAPITOLO 58.
CAPITOLO 59.
Epilogo
Ringraziamenti
SEQUEL

CAPITOLO 39.

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By -Ghoost

Appena imbocchiamo il corridoio, il bidello si avvicina a noi a passo svelto. Per un momento temo che ci voglia riprendere, ma quando ci raggiunge si ferma e sorride.

«C'era la professoressa di Arte nel parcheggio, non potevo non sgridarvi. Scusatemi se vi ho disturbato, ragazzi», dice grattandosi la nuca.

Lo sanno tutti che il bidello vecchio, trasandato e che puzza di detersivo per pavimenti ha una cotta per la severissima professoressa di Arte.

Scoppiamo a ridere mentre il bidello, dopo averci salutati in evidente imbarazzo, corre subito verso le macchinette per raggiungere la professoressa.

«Che ore sono?», chiedo a Jacopo, ma appena glielo domando suona la campanella che segna l'ora di pranzo.

Lui raggiunge la sua classe, mentre io la mia per prendere il giacchetto.

Appena vedo Chiara, un velo di imbarazzo cala tra me e lei.

«Che c'è?», chiede lei stranita.

«Ne riparliamo dopo. Con chi pranziamo?». Cambio velocemente argomento.

«Con i soliti. Christian, Margherita, Davide e Jacopo. Non ti da fastidio se c'è anche lui, vero?».

«No, certo che no».

Usciamo dall'edificio e raggiungiamo gli altri in cortile.

In lontananza vedo Christian e Margherita che si tengono per mano e non posso fare a meno di sorridere.

Corro velocemente verso il mio migliore amico e gli salto addosso, abbracciandolo.

Lui stacca la mano da quella di Margherita, che intanto ci guarda male, per ricambiare l'abbraccio.

«Mi sei mancato!», bisbiglio al suo orecchio.

«Anche tu, piccola, anche tu», risponde baciandomi sulla testa.

A quanto pare a Jacopo non è piaciuta quella parole, "piccola", perché ci guarda con i pugni premuti sui fianchi.

Libero Christian dall'abbraccio per evitare eventuali accanimenti da parte di Margherita e Jacopo, e saluto con una mano Davide.

Non so come riuscirò a guardare Davide e Chiara senza che i loro versi mi rimbombino in testa. Ma dopotutto non hanno fatto niente di strano o di male, no? Le ho fatte anche io quelle cose, quindi non c'è motivo di essere schifata.

«Rebecca, hai capito?». La voce di Christian interrompe i miei trip mentali.

«Ehm... come scusa?».

«Ti va bene se andiamo nella pizzeria all'angolo?», ripete.

«Sì, certo!», rispondo euforica. «Non dovete neanche chiedermi il permesso di andare in pizzeria!».

Tutti si mettono a ridere, tranne Jacopo, che borbotta qualcosa.

«Hai detto qualcosa, Jacopo?», chiedo indispettita di fronte al suo atteggiamento.

Insomma, che ho fatto?

«No. Andiamo».

Si avvia e noi lo seguiamo. La pizzeria non è così lontana dalla scuola, ma fa freddo e sto diventando un cubetto di ghiaccio.

Camminiamo in silenzio, tranne Christina e Margherita che si scambiano frasi dolci.

Oh mamma, il diabete.

Mi stringo nel giubbotto e continuo a camminare, ma un braccio mi avvolge le spalle e mi stringe a sé.

Alzo lo sguardo e il mio migliore amico dice: «Potevi dirmelo che avevi freddo».

Sorrido ringraziandolo, ma quando noto la faccia di Margherita mi stacco subito da lui. Meglio patire il freddo, che doversi sorbire una fidanzata gelosa. Christian sembra confuso e gli sorrido.

Entriamo finalmente nel piccolo locale e ci sediamo a un tavolo.

«Avete programmi per oggi?», chiede Margherita.

«Sì», rispondiamo in coro io e Jacopo.

«Cosa devi fare?», chiediamo all'unisono l'una rivolta all'altro.

«Io avevo intenzione di venire a prendere la mia roba dall'appartamento», dice lui.

«Oh», rispondo a disagio.

Devo andare da mio padre e non sono a casa.

«Perché quell'"oh"?».

«Devo andare da mio padre e tornerò tardi, mi sa. Ma se vuoi, puoi venire per l'ora di cena».

«E non dovevi andare da quel ragazzo che fa il fotografo? Come si chiama? Ah, sì! Alessandro!», si intromette Chiara.

Cosa sta dicendo? Io dovevo andare solo da mio padre!

Tiro un calcio, ma becco il muro e non Chiara. Allora la fulmino con un'occhiataccia e lei in risposta mi fa un segno con la testa.

So cosa sta facendo.

«Me lo avevi detto l'altra sera al telefono! Mi avevi detto che passavi nel sul suo studio», continua.

Tiro un altro calcio e stavolta la prendo in pieno. Mi fa un'altra segno con la testa e mi arrendo, le tengo il gioco. In fondo non è una pessima idea andare a trovare Alessandro, magari lo ringrazio pure.

«Ah, sì è vero. Vado da mio padre e poi passo da lui», dico guardando Jacopo.

È infuriato. Si nota da come stringe il telefono.

«Allora non passo. Non importa».

«Sicuro?». Mi sento un po' in colpa.

«Sì». Poi si alza, prende la sua giacca ed esce dalla pizzeria.

«Era uno scherzo, vero?», chiede a bassa voce Christian.

«All'inizio sì, ma poi no», rispondo poggiandomi allo schienale della sedia.

Intanto guardo Jacopo che sta parlando con qualcuno al telefono mentre si fuma una sigaretta.

«Che sceme». Dice il mio migliore amico rivolgendosi a me e a Chiara.

Rispondo con una smorfia.

Guardo Davide che si sta divertendo a fare conversazione con il pizzaiolo e rido vedendolo gesticolare mentre parla.

Ritorna, scontrino in mano e sorriso fiero, e proprio in quell'istante anche Jacopo rientra nel locale.

«Perché quel sorriso?», chiede Margherita.

«Indovinate un po'. Sono riuscito a ottenere le pizze gratis. Sto simpatico al pizzaiolo». E si gira nella direzione dell'uomo alle prese con le nostre pizze per fargli un gesto di saluto con la mano.

Ridiamo e Chiara gli scompiglia i capelli dicendo: «E bravo Davide».

«Ragazzi, tra una settimana è Natale. Avete degli impegni oltre a stare nel noiosissimo Piemonte in cui non è caduto neanche un fiocco di neve?».

Tutti fanno cenno di no, tranne Chiara.

«Io ho il cenone in famiglia, ma per una volta posso saltarlo. Perché? Che hai in mente?», risponde la mia migliore amica.

«I miei genitori mi lasciano la casa in Val d'Aosta e ho pensato che potremo andarci tutti. Partiamo il 23 e torniamo il 2. Ci state?», chiede entusiasta.

Si alza un boato: accettiamo tutti.

«Okay, okay. Ora mangiamo!», urla Christian vedendo le pizze che arrivano al nostro tavolo.

«E poi dite a me che sono un'obesa, mentre Christian sbava appena vede una pizza fumante». Lo prendo in giro.

Christian mi mostra il dito medio, al quale rispondo con un bacio volante.

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