No?

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Quando finalmente Jimin trovò parcheggio né lui né Elizabeth potevano immaginare che l'auto ferma davanti a loro fosse quella di Namjoon. Liz si guardava intorno esagitata, abbassando lo sguardo sul proprio cellulare per assicurarsi che la posizione del fratello – o, meglio, del suo iPhone – continuasse ad essere nel raggio di cento metri; Jimin si era accasciato sul suo sedile, fissando davanti a lui un punto nel vuoto, con sguardo perso e l'aria di chi vorrebbe solo tornare a casa. (Lo stava pure pensando, di voler davvero tanto tornare a casa, e intensamente).

«Lo vedi?» chiese Liz al più grande, senza dar peso al suo sguardo stanco.

Jimin aveva passato il viaggio con il cuore in gola, provando a guidare su strade che non conosceva, mentre una quattordicenne gli dava indicazioni stradali di dubbia correttezza, dimenticandosi di dirgli quando girare se si ritrovava in uno dei suoi monologhi. (Liz gliene aveva fatti ben tre, durante il viaggio verso il Ghetto: gli aveva parlato di tutte le relazioni di Seokjin che conosceva e di come gli sembrava troppo strano che ora se ne andasse in giro con Namjoon, lo aveva messo al corrente di come lo "sporco maiale bianco eterosessuale" del suo preside scolastico non avesse accettato la creazione del suo club femminista ma avesse raddoppiato i fondi per quello delle ragazze cheerleaders e, per ultimo, aveva fatto una lunga lista di motivi del perché Jimin dovesse parlare di più ed essere più propositivo).

«No, non lo vedo.» sospirò il diciassettenne chiudendo gli occhi, facendo un profondo respiro.

Elizabeth si girò verso di lui e incrociò le braccia al petto: «Non stai neanche guardando.» disse indispettita.

Il diciassettenne abbozzò un sorrisetto e riaprì gli occhi, girando la testa verso di lei: «Hai ragione».

Jimin si rese conto velocemente – in fondo era un ragazzo intelligente – che prima avessero trovato Seokjin e avessero colmato la curiosità della sorella minore, prima se ne sarebbero potuti tornare a casa. Cominciarono entrambi a guardarsi intorno, ipotizzando dove potesse essere, sebbene lì intorno ci fossero solo una tavola calda, una palestra, case e una lavanderia a gettoni. Elizabeth stava quasi per suggerire di scendere dalla macchina quando il diciassettenne batté le mani facendo un gran baccano: «Eccoli!» esclamò indicando tre persone uscire da un portone.

«Ma chi!?»

«Tuo fratello, Namjoon e un altro tizio».

«Ma dove lo vedi mio fratello, scusa?»

«Scherzi? È sicuramente lui. Me le sogno la notte quelle spalle».

Elizabeth fece un suono gutturale che richiamava un conato di vomito – facendo scoppiare a ridere Jimin – ma si mise ad osservare i tre uomini sul marciapiede, a vari metri da loro; riconobbe velocemente Namjoon, ma di suo fratello sembrava non vederne nemmeno l'ombra. Quando si rese conto che effettivamente il giovane insieme a Namjoon era Seokjin si ritrovò con la bocca spalancata: «Ma come si è conciato?»

Seokjin indossava un paio di jeans tutti strappati, leggermente larghi, con una catena attaccata a due passanti per la cintura; aveva ai piedi un paio di scarpe da ginnastica che sembravano una taglia – o tre – più grandi del normale, colorate, sbiadite, rovinate sulle punte; indossava una felpa nera con il cappuccio con una grossa tasca cucita sul davanti, un berretto anch'esso nero e un paio di occhiali da sole. Seokjin sembrava, in tutto e per tutto, uno dei tanti ragazzi che girava in quelle zone e mai nessuno avrebbe detto che sembrava qualcuno dalle colline.

«Si è travestito.» fece notare Jimin «È in incogn-Oh!» si abbassò facendosi scivolare sul sedile, provando a nascondersi dietro il volante «Stanno venendo da questa parte, cazzo!»

Elizabeth rimase impassibile, poggiata con un gomito sul sedile di Jimin e l'altra mano intenta ad accarezzarsi il mento pensierosa: «Assurdo, perché venire qui e prendersi la briga di vestirsi come un rapper senza futuro?»

«Liz!» la chiamò Jimin agitato, prendendola per il braccio e tirandola verso di sé in modo brusco «Stai giù! Ti vedranno!»

Elizabeth si ritrovò il braccio del diciassettenne intorno alle spalle, ma riuscì a colpirgli la fronte lo stesso con un sonoro schiaffo: «Idiota! I vetri sono oscurati».

Jimin la lasciò andare: «Ah.» rispose massaggiandosi la fronte «Non lo sapevo».

La quattordicenne, però, non gli stava più dando retta, già appoggiata al cruscotto con le braccia incrociate per non perdersi di vista il fratello manco un istante: «Voglio capire perché è qui con quel Namjoon».

«Sarà il suo ragazzo, no?»

«Seokjin non è il tipo da fidanzarsi, figurati farsi un ragazzo di queste zone».

«Ma l'amore non conosce frontiere, no?» chiese Jimin semplicemente, alzando le spalle.

«Mio fratello ha fatto ricerche per capire quale di voi fosse il più conveniente.» spifferò Elizabeth, come se fosse una prova per rafforzare la sua tesi «Lui non fa mai nulla per caso, fidati».

«Beh, ma magari con questo Namjoon è stato diverso, no?»

La ragazzina si girò verso Jimin con un sopracciglio alzato: «Chiedi sempre "no?" quando finisci una frase?»

Jimin ci pensò un istante, poi rispose incerto: «No?»

Elizabeth sospirò tornando a guardare suo fratello, Jimin trattenne una risata osservando la quattordicenne, ormai concentrata sulla coppia peggio di un reporter di qualche testata giornalistica: il terzo uomo con Seokjin e Namjoon si avvicinò alla macchina davanti a loro, la aprì e ci si infilò dentro cercando qualcosa nel portaoggetti del cruscotto, il ventenne approfittò del momento "da soli" per girarsi verso Seokjin, togliergli gli occhiali da sole e cingergli i fianchi.

La giovane ragazza dentro la macchina dai vetri oscurati sentì il cuore battere forte in petto appena si rese conto di come fosse lo sguardo di Seokjin mentre guardava l'altro e pensò che, un giorno, avrebbe davvero voluto trovare qualcuno che potesse farla sorridere allo stesso modo.

«Sembra...» sussurrò Liz.

«Innamorato.» concluse Jimin al posto suo.

Seokjin rimase a fissare il volto di Namjoon con occhi persi, lasciando che il suo sorriso si aprisse sempre di più, come se non riuscisse a fermarlo. Quando Namjoon si avvicinò per baciarlo Seokjin chiuse gli occhi e si aggrappò alle spalle dell'altro.

«Innamorato, sì».

Jimin spostò lo sguardo dai due ragazzi a Elizabeth, trovandosi a sorridere dolcemente alla sua espressione trasognante e stupita: «Ora possiamo tornare a casa tua?»

La quattordicenne staccò lo sguardo dal fratello e il fidanzato – o almeno quello che sembrava il suo ragazzo – per posarlo su Jimin: «Non ci penso proprio».

«Eh?» esclamò il ragazzo preso in contropiede.

«Minnie». Liz sorrise, il diciassettenne sentì l'ansia salire alle stelle. «Penso che staresti bene con la barba, sai?»

«La barba?»

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now