Cento euro di abbronzante

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Quando Kim Seokjin aveva otto anni non sapeva nuotare; tutti i suoi amici e coetanei nuotavano perfettamente ormai da tempo – perché le feste in piscina erano essenziali per la vita in società – ma quel bambino dai tratti asiatici vedeva lo specchio d'acqua della sua piscina e non riusciva a non trovarla terrificante. «Non voglio.» piagnucolava guardando suo padre, il volto rigato dalle lacrime e le piccole dita che si asciugavano le guance, arrossandosi il viso. Kim Namgoo era stato paziente, aveva provato a pagare un insegnante di nuoto, un terapista dell'acqua – era andato di moda per un po', poi erano spariti dalla circolazione – poi uno psicologo infantile, altri insegnanti di nuoto, ma nulla era cambiato: Seokjin cominciava a piangere al solo spogliarsi per mettersi il costume, tremava a bordo piscina, cominciava ad urlare e ad aggrapparsi a chiunque lo stesse sostenendo. Che con lui ci fosse suo padre, sua madre, uno psicologo, un insegnante, un parente o un tizio vestito da aquaman poco cambiava: Kim Seokjin si aggrappava con le unghie al braccio di chi lo aiutava a scendere la scaletta o lo sosteneva a pelo d'acqua, disperandosi e chiedendo aiuto. «Muoio! Muoio!» urlava appena sentiva l'acqua toccargli il volto, senza neanche riuscire a sentire cosa gli altri gli dicessero, come tentassero di rassicurarlo. Kim Namgoo era arrivato al punto di credere che suo figlio non avrebbe mai imparato a nuotare ma, come spesso accade proprio quando perdi le speranze, Seokjin era riuscito a trovare il coraggio per entrare in acqua da solo e non grazie ad un insegnante, non grazie alla figura paterna, non grazie ad uno strano tipo vestito da supereroe, ma grazie a sua sorella Elizabeth. Quando, alle cene con gli amici o alle feste, la famiglia Kim tirava fuori la storia di come Liz avesse aiutato – indirettamente – suo fratello nel pubblico si avevano sempre tre fasi: dolcezza, sgomento e ilarità. Dolcezza nell'ascoltare che il piccolo bambino di otto anni, troppo impaurito dall'entrare in acqua, era riuscito a superare le sue paure grazie a sua sorella – e, si pensa, all'amore per lei. Sgomento quando, invece, scoprivano che sua sorella non era andato da lui incoraggiandolo, ma insultandolo pesantemente – alla giovane età di cinque anni – su come fosse un "codardo cagasotto senza palle", entrando in acqua scendendo le scalette fino dove ancora riusciva a toccare con i piedi e spostandosi "a cagnolino", spiegandogli quanto fosse stupido per non riuscire a farlo. Ilarità nello scoprire che Kim Seokjin era riuscito ad entrare in acqua – e poi in seguito ad imparare a nuotare senza problemi – per raggiungerla e tentare di affogarla. Quel giorno ci era quasi riuscito, in compenso due anni dopo Elizabeth era riuscita a far rotolare Seokjin giù per le scale rompendogli un braccio.

«Jin, ti prego, facciamo il sottomarino?» chiese Liz al fratello, ormai non più bambina, ma una giovane donna e – fortunatamente – non più in lite continua con Seokjin.

«Va bene.» rispose lui immediatamente, facendola aggrappare alle sue spalle e lasciando che gli circondasse i fianchi con le gambe «Pronta Lizzie? Al mio tre, tappati il naso. Uno, due, tre». Elizabeth fece un grosso respiro, si strinse le narici con indice e medio e chiuse gli occhi mentre il fratello si immergeva nell'acqua tiepida e nuotava a filo del pavimento piastrellato.

Erano passati ormai quattro giorni dall'arrivo dei tre pretendenti, il livido sul volto di Jungkook era sparito, i nuovi arrivati avevano fatto un po' di conversazione, raccontando qualcosa di loro, e Seokjin si era fatto passare l'ansia; per lui continuavano ad essere pretendenti e, mentalmente, segnava ogni pro e contro che notava, ma aveva imparato velocemente a far finta di nulla e a trattarli come fossero nuovi amici, cosa che effettivamente non erano perché, chi per una cosa che per l'altra, non erano propriamente quelli che Kim Seokjin avrebbe frequentato di solito. Lo aveva fatto notare, alla sorella, ma lei gli aveva fatto notare a sua volta come la gente che frequentasse di solito fossero o gente con cui voleva fare investimenti o gente che voleva trombarsi una notte e non vedere più. «Touché.» le aveva risposto il fratello.

Quattro giorni dopo il loro arrivo, comunque, i ragazzi si trovavano tutti insieme nella piscina di casa Kim; Kendall era sparita con la piccola Ruth, suo padre era in azienda e sarebbe tornato verso sera e Seokjin, Elizabeth e i tre pretendenti avevano optato per divertirsi sotto il sole, in giardino, rinfrescandosi con l'acqua clorata tenuta tiepida. Le sdraio con gli ombrelloni circondavano il lato lungo destro della piscina, un angolo di essa non si chiudeva con uno spigolo ma con un grosso semicerchio con un rialzamento, e tanti getti dal quale partiva l'idromassaggio – se lo si accendeva. I ragazzi avevano giocato a pallanuoto per un oretta, poi Jungkook era riuscito a tirare una pallonata in faccia a Taehyung tanto forte da fargli perdere la ragione per qualche secondo, rischiando quasi di farlo affogare – Jimin era riuscito a tenerlo a galla andando lui stesso sott'acqua e bevendo un po' – e si era deciso di comune accordo di interrompere la partita, rilassandosi un po'. Jimin era uscito scusandosi, mettendosi sotto l'ombra a spalmarsi del dopo sole e picchiettarsi la pelle delle spalle ormai rossa per il tempo passato sotto il sole cocente, sperando di non essersi bruciato; Jungkook si era messo sul bordo della piscina opposta ai lettini, sdraiato sulla grata che inghiottiva l'acqua in eccesso, con un paio di occhiali da sole, sollevandosi le due parti pantalone del costume fino all'inguine, per abbronzarsi ogni centimetro di gamba; Taehyung si era seduto nella parte dell'idromassaggio insieme a Seokjin ed Elizabeth, chiacchierando di più e del meno, fin quando la sorella aveva richiesto al maggiore di fargli "il sottomarino" e il ventenne non era tornato solo, intendo a farsi sparare un getto d'acqua sulla colonna vertebrale.

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now