Scuse al sapore di cloro

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La situazione si era fatta tesa, Jungkook aveva mugugnato a disagio che le usanze in America erano ben diverse da quelle di casa sua, poi aveva borbottato le scuse meno sincere che avesse mai fatto – e che Hoseok e Namjoon avessero mai sentito – ed era andato verso la casa come richiesto. Era susseguito un silenzio, uno di quelli tesi, non di quei silenzi in cui non c'era nulla da dire, ma uno di quei silenzi in cui c'erano fin troppe cose, ma non si sapeva come dirle. Seokjin guardava verso l'acqua della piscina, Hoseok guardava verso il cielo massaggiandosi il collo nervoso, Namjoon fissava il viso del diciassettenne respirando profondamente, sentendo una morsa allo stomaco. Hoseok fu il primo a sbloccare quel momento: «La ringraziamo, speriamo di non averla messa troppo a disagio». Seokjin scosse il capo con sicurezza, sebbene il non guardarlo in volto e il non fiatare fece credere ad Hoseok che stesse mentendo. «Torniamo al lavoro, allora. Ancora le nostre scuse».

Hoseok e Namjoon avevano continuato il loro tragitto verso il bosco e Seokjin si era buttato di nuovo in piscina.

Erano passate ore, quel momento era rimasto nell'aria, come un ricordo vibrante, un eco riverberato in ogni sguardo, in ogni risata, in ogni parola. Avevano nuotato ancora, avevano fatto uno spuntino, avevano chiacchierato sotto gli ombrelloni – tutti tranne Jungkook che era rimasto nella sua camera – ma ogni cosa sembrava cercare di coprire quel momento di imbarazzo che c'era stato, come se tutto fosse forzato.

Quando Hoseok e Namjoon – con le mani completamente sporche di terra e le fronti sudate – passarono nuovamente da lì tutto tornò silenzioso. Nessuno parlò, nessuno si guardò, gli operai non volsero lo sguardo verso i ragazzi e i ragazzi fecero finta di nulla, controllando il proprio telefono, sistemandosi il costume, girando il proprio drink con la cannuccia; Hoseok continuò il suo viaggio all'esterno, spingendo la carriola vuota, Namjoon entrò in casa.

Era talmente palpabile il disagio che nessuno sembrò minimamente sorpreso quando Seokjin si schiarì la voce e chiese: «Forse è meglio andare a lavarci, a riposare e rivederci per cena?». Tutti accettarono ben volentieri e, senza dire nient'altro, si diressero verso la casa; qualche passo dopo aver varcato la soglia Jin sollevò gli occhi al soffitto e sospirò: «Ho dimenticato il telefono.» si lamentò, aggiungendo uno stanco «Voi andate, tanto tutti sapete la strada». Elizabeth scherzò dicendo che lei, forse, non se la ricordava, gli altri due risero, Seokjin le disse che le sue battute erano talmente stupide da far piangere, più che ridere. Taehyung, Jimin e la sorella continuarono a camminare verso l'atrio, Seokjin fece finta di uscire, ma prese una porta secondaria e si immerse nei lunghi corridoi più freddi della casa, quelli che portavano alle taverne. (Sì, perché erano due piani di casa, ma solo visibili. Ve n'era un terzo, sottoterra, con tavernette, dispense, cantine per il vino e il garage).

Seokjin arrivò ad una porta e la aprì, accese la luce e scese le scale, ancora in costume, in ciabatte da piscina, fortunatamente ormai asciutto, sebbene il sole che aveva preso in quelle ore precedenti e la temperatura che si abbassava gradino per gradino gli fece venire la pelle d'oca. Il diciassettenne arrivò al corridoio murato, accese altre luci, camminò qualche minuto, poi, finalmente si ritrovò esattamente dove voleva essere e ci trovò esattamente chi pensava ci avrebbe trovato: «Ehi, Osteoporosi».

Namjoon si girò di scatto, sebbene non sembrò spaventato, ma solo colpito: «Jin?» chiese, sollevando le sopracciglia.

Come Seokjin aveva imparato – in quei giorni, dopo qualche domanda tattica e qualche ricerca – erano state lasciate due stanze agli operai, vicino alle stanze per i domestici, nelle quali potevano cambiarsi, riposarsi, mangiare e quant'altro. Aveva imparato anche che Karter chiedeva ai suoi uomini di non usarla troppo, per evitare di rompere qualcosa, di sporcarla oltre al dovuto o di dover chiedere qualcosa in più alla famiglia – oltre al necessario. I ragazzi quindi passavano per cambiarsi giusto in casi rari, per lavarsi quando erano esageratamente sporchi, per andare in bagno o per fare una pausa. Seokjin era andato lì sicuro, senza dubbi, sapendo che ci avrebbe trovato Namjoon dato quant'era sporco al ritorno dal bosco. (E, in effetti, ora indossava una maglietta pulita e si era sciacquato viso e braccia).

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now