Tutto quello che vuoi

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Quel corridoio sotterraneo si percorreva tutto in un minuto – due al massimo se camminando molto lentamente –, ma i due ragazzi ci misero quasi dieci minuti ad arrivare alla porta in fondo. Namjoon lo teneva abbracciato da dietro, le sue mani continuavano ad accarezzargli il petto, la sua bocca gli riempiva il collo di baci e per quando l'altro provasse davvero a portarlo in un'altra stanza erano tante le volte che si fermava assuefatto dalla sua lingua sulla pelle. Seokjin avrebbe dovuto semplicemente staccarsi dalla sua presa, prenderlo per mano e tirarselo dietro, camminando veloce, ma proprio non riusciva a farlo, strusciando il sedere e la schiena sull'altro, piegando la testa di lato e portando le mani ai suoi capelli. «Non cammini più?»; «Non fare lo spiritoso». Le prese in giro del più grande erano l'unica cosa che faceva sbloccare Seokjin per qualche metro, prima che un morso più forte dei precedenti, che una presa che gli faceva venire i brividi in tutto il corpo o la sua voce bassa che sussurrava il suo nome lo facesse paralizzare ancora. Per tre volte si ritrovò con le spalle al muro a tirare l'altro a sé, per molte più volte aveva pensato di lasciar perdere quella stanza e buttarsi a terra, nel corridoio, per poi farsi passare la voglia appena i suoi occhi guardavano lo sporco sulle piastrelle.

Quando finalmente arrivarono a quella porta Seokjin tirò un sospiro di sollievo, si staccò dall'altro racimolando il poco autocontrollo che gli era rimasto, abbassò la maniglia, la aprì, fece un passo all'interno della stanza e accese la luce; Namjoon chiuse la porta dietro di loro, lo fece girare verso di sé e lo riprese tra le braccia, facendo incollare le labbra tra loro in un nuovo bacio. Baci e morsi, mani sulla pelle e tra i capelli, fiato nel fiato, voci unite in gemiti, corpi che si stringevano quasi a volersi fondere. Veloci, erano tanto veloci da non capirsi neanche tra loro, tanto erano famelici di passare subito dal mordersi al leccarsi, dal leccarsi al baciarsi, dal baciarsi al mordersi di nuovo. Bocca su bocca, labbra sul collo, denti sulle mascelle.

Namjoon non aveva neanche notato dove fossero, troppo preso dal corpo dell'altro e da tutto ciò che poteva farci, Seokjin conosceva a memoria la tavernetta e pensò di evitare i convenevoli sul giro di visita. Il diciassettenne cominciò a camminare all'indietro, tirando a sé l'altro – ora non più lentamente come la maglia, ma con forza e con foga, con possessione – finché non intuì di essersi avvicinato al divano. Si staccò dal viso di Namjoon di prepotenza, togliendo le braccia dall'intreccio introno al suo collo e portando le mani sul suo petto per bloccarlo; il ventenne si fermò all'istante. «Cosa?» chiese, confuso.

Seokjin sollevò l'angolo della bocca divertito: «Mi rispondi così ogni volta che smetto di baciarti».

Namjoon si morse il labbro inferiore: «Già, perché non capisco proprio perché tu lo faccia.» obiettò con un tono tra il confuso e l'ironico – probabilmente scherzava e, nello stesso momento, se lo stava chiedendo davvero. Namjoon provò ad avvicinarsi di nuovo a lui – lento, dandogli il tempo di rifiutarlo nuovamente se avesse voluto – ma Seokjin fece leggera forza sui suoi pettorali, ancora, bloccando l'altro e ridacchiando. «Jin, mi farai ammattire così però».

Ma forse era proprio così che piaceva ad entrambi, quel prendersi in giro, quel farsi desiderare, il brivido del dover aspettare, del non capire cosa l'altro volesse, del perché dicesse o facesse qualcosa. Seokjin interrompeva sul più bello, Namjoon faceva domande scomode. Il ventenne se lo aspettava, dall'altro, uno stupido giochetto del lasciarlo lì, dell'andarsene con una scusa per tornare giorni dopo, facendolo andare fuori di testa, facendolo aspettare trattenendo il fiato ogni qual volta l'avrebbe incrociato. Seokjin, invece, lo stupì ancora. «No, ci tengo alla tua sanità mentale». Gli prese la mano e lo accompagnò al divano, camminando lentamente e, con gentilezza, lo invitò a sedervisi sopra, solo con una leggera spinta, senza fiatare. Namjoon non ebbe bisogno di un invito a parole, però, perché ci si sedette di peso, lasciandosi andare quasi senz'anima, obbedendo a tutto ciò che Seokjin volesse, chiedesse, desiderasse; si sentiva assuefatto da come lo stava guardando, in piedi davanti a lui, con gli occhi assottigliati in due fessure nere, quelle labbra morbide aperte, le spalle che si sollevavano e abbassavano a tempo del suo respiro profondo, affannato per i baci dati, per la voglia in corpo. Seokjin rimase a guardarlo per pochi secondi, pensando ad una lista infinita di pro e contro, di cose che avrebbe potuto fargli, di cose che avrebbe potuto fargli fare e di ragioni per andarsene immediatamente, poi gli si sedette a cavalcioni e appena Namjoon gli cinse i fianchi con le braccia si ributtò sulle sue labbra.

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now