Il lungo viaggio di una quiche al salmone

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Un rintoccare leggero fece riecheggiare il suono di un campanello nel caos della cucina, si spense all'istante la resistenza, il calore rimase costante solo per un paio di secondi, poi cominciò a scendere vertiginosamente; un paio di istanti dopo, il forno venne aperto e la teglia venne appoggiata sul bancone, sostituita immediatamente ad un'altra identica, con sopra lo stesso numero di mini quiche robiola e salmone, ma ancora congelate. Uno dei garzoni della brigata di cucina si posizionò davanti alla teglia ancora calda, con un contenitore di plastica pieno di caviale ossietra in una mano e un cucchiaino nell'altra: fu veloce, esperto, abituato a quel lavoro manuale tanto da permettergli di tenere lo sguardo sulle quiche, senza doverlo spostare dal contenitore alla teglia; aggiunse una punta di caviale su ognuna di loro, ad una ad una, pazientemente, ma in modo veloce. Uno chef de garde gli passò a fianco, gli diede un ordine in modo secco, il garzone rispose con un classico "va bene" detto a voce alta, memorizzando ciò che gli era stato richiesto e mettendolo in fondo alla fila delle cose da fare. Era, però, bastato un attimo di distrazione, una richiesta da un superiore, un distogliere la mente dal proprio compito al fargli fare un minuscolo errore: sulle quarantotto quiche ancora ben calde sulla teglia una, una soltanto, era rimasta senza caviale.

Il garzone passò ad un altro compito, un secondo garzone della brigata prese la teglia con i guanti da cucina e la portò su un secondo bancone, trovando spazio tra i piatti che già occupavano quasi tutto il piano; si tolse i guanti da cucina, infilandoseli nelle grosse tasche del grembiule, prese una pinza d'acciaio e cominciò a posizionare ogni tartina sui piatti già preparati, già decorati con altre leccornie: crema di cannellini con gambero in bicchiere, minuscoli sandwich di albicocche allo chèvre e pistacchi adagiati su piccoli cucchiaini in ceramica e crostini al lardo e marron glacée erano solo alcuni dei componenti di quel quadro artistico culinario. Le quiche di robiola, salmone e caviale completarono l'opera con armoni, il garzone pigiò un campanello da tavolo e, come un richiamo, una schiera di camerieri si avvicinarono dall'altro lato, prendendo in carico ognuno uno dei piatti.

Mila lavorava al casinò di Monte Carlo da più di sei anni e non se n'era mai lamentata: lo stipendio era ottimo, i clienti quasi sempre rispettosi e, rispetto ai lavori precedenti in altri ristoranti, sembrava aleggiare un'aria di eleganza e calma che la faceva tornare a casa – dopo il servizio – serena, senza mal di piedi e senza mal di stomaco per colpa dello stress; per questo, la cameriera, prese con sicurezza, ma senza fretta, uno dei piatti appoggiati e, dopo avergli lasciato uno sguardo veloce per assicurarsi che nulla fosse caduto sulla ceramica e l'avesse sporcato, cominciò a camminare a passo deciso, ma senza correre, lungo il corridoio. Non era suo compito, ovviamente, accorgersi che su quella quiche – proprio quella toccata al piatto scelto da lei – mancasse del caviale. Quella piccola leccornia incompleta rimase in mezzo alle altre, appoggiata beatamente al piatto fresco, trasportata per i corridoi del casinò di Monte Carlo: le luci calde dei lampadari di cristallo illuminavano i corridoi gremiti di gente facoltosa, i tappeti rossi lungo i corridoi rendevano silenzioso il passaggio dei tacchi a spillo delle donne in abiti eleganti, le finestre dalle rifiniture pregiate erano decorate da drappi bianchi opachi, da rifiniture nel vetro, da manopole dorate, e lasciavano intravedere al di fuori del castello il nero scuro del cielo notturno. La quiche al salmone e robiola senza caviale passò proprio davanti all'entrata, sfuggente, illuminata solo da un istante da un'insegna al neon in un corsivo elegante – che univa modernità e classicità – che componeva la frase "The Lights of Gaming" – nome della serata d'Eccezione di quella sera. Alcuni tra i più illustri invitati della serata – tutti clienti abituali del casinò, nei loro abiti Louis Vuitton, Prada, Gucci, Armani, Oscar de la Renta – osservarono quella tartina appoggiata sul piatto con uno sguardo voglioso, uno sguardo affamato, ma Mila non si fermò un solo istante, camminando dritta davanti a sé, con il mento alto, il passo deciso e la schiena dritta, e con il vassoio in equilibrio sui polpastrelli delle cinque dita della mano destra. La quiche senza caviale si fece un viaggio degno di un giro turistico del casinò: passò dall'immenso atrio – venne pure fotografata passando dietro a due attori tedeschi famosi –, dalle scalinate in marmo adornate ai lati con colonne antiche, dai corridoi con i portoni di legno massiccio aperti sulle varie stanze da gioco – qualcuno urlò sollevando i pugni in aria ad un blackjack proprio al passaggio di quella quiche, portava forse fortuna?

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now