Cosa faresti se fossi arcobaleno e cristallo?

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Namjoon non si era reso conto di come fosse fatto lo studio prima di quel pomeriggio. Ricordava la parete piena di libri, il divano a tre posti rosso scuro, la porta finestra che dava sul giardino – quella la ricordava perfettamente, così come la vista, così come quel bacio e le sue mani tra i capelli –, ma non aveva prestato attenzione alla pianta tra le due librerie – un ficus in un vaso di marmo dal colore bianco grigiastro – così come non si era reso conto che sul soffitto era appeso un lampadario con una base circolare e con file di cristalli di lunghezza diversa che scintillavano ai raggi del sole. Invece, in quel momento, i suoi occhi erano fissi su quel lampadario, osservando la luce che dava vita a piccoli arcobaleni tra il vetro intagliato sopra la sua testa, sdraiato sul divano rosso che ricordava, ma che non avesse notato fosse di tessuto, immaginandoselo in pelle, e sul quale aveva trovato dei cuscini rotondi e marroni, che non gli pareva di aver mai visto. Teneva un piede poggiato a terra, muovendo la pianta nuda sul tappeto morbido, avendo lasciato le scarpe e i calzini qualche metro più in là. Ogni tanto si scontrava con il piede di Seokjin, sdraiato anche lui, ma con la testa appoggiata dalla parte opposta del divano, e allora gli accarezzava il collo del piede, oppure lasciava perdere, troppo preso da quegli arcobaleni così colorati sopra le loro teste. L'altro piede era lasciato libero sul divano e così era stato per un po' anche per quello del diciassettenne, ma poi Namjoon lo aveva preso per la caviglia, se l'era poggiato sul petto e, di tanto in tanto, lo massaggiava facendo pressione sotto la pianta con il pollice, con una mano sola dato che l'altra gli serviva a tenere la canna.

Seokjin lo aveva accolto allo studio con un sorriso euforico una ventina di minuti prima, Namjoon aveva pensato che volesse semplicemente continuare ciò che avevano interrotto la volta precedente, ma il più giovane l'aveva fatto sedere sul divano, aveva tirato fuori un pacco di carte da gioco, ma dentro il quale c'erano due canne già girate e chiuse alla perfezione. Seokjin gli aveva detto: «Come promesso, roba buona.» e, la promessa, l'aveva mantenuta sul serio, perché Namjoon non aveva mai fumato erba del genere e mai aveva fumato una sigaretta fatta di sola erba. (Mischiandola al tabacco durava di più). Le avevano accese, Namjoon aveva chiesto come poteva ringraziare, Seokjin si era picchiettato le labbra, avevano passato i primi minuti a intervallare i tiri ai baci – e ai morsi, e ai respiri addosso e al sussurrarsi in bocca a vicenda –, poi avevano cominciato a ridacchiare e, alla fine, si erano abbandonati sul divano a peso morto, osservando il soffitto con aria stupidamente felice – per l'erba, forse, o perché erano stupidamente felici di stare assieme – continuando a fumare ognuno la propria canna, mentre la stanza si riempiva di fumo bianco che – questo sicuramente per l'erba – pareva muoversi a tempo di musica. Seokjin aveva preso il telefono qualche minuto prima, aveva fatto partire una playlist di musica chillhop che – a detta sua – "ci stava troppo" mentre si fumava. Namjoon aveva scoperto che, in effetti, "ci stava troppo" davvero, ma che quando Seokjin diceva qualcosa era ancora meglio.

«Hai mai giocato a cosa faresti se?» chiese il diciassettenne. Namjoon notò come la sua voce fosse lenta, più bassa e più gentile del solito, gli sembrò facesse parte della colonna sonora in sottofondo. Poi si ricordò di essere l'unico in quella stanza, capì che stava parlando con lui, rifletté qualche istante sul cosa gli avesse detto, provando a distogliere lo sguardo dal lampadario.

«Cosa faresti se?» ripeté, confuso.

Seokjin fece un tiro lento, aspirò piano il fumo, lo trattenne nei polmoni: «Sì, io ti chiedo cosa faresti se qualcosa e tu rispondi». Fece uscire il respiro bianco e denso dalle labbra, questo rimase ad accarezzargliele poi si disperse nell'aria, «e poi lo chiedi tu a me». Ridacchiò da solo, pensando a qualche domanda da fargli, poi tornò serio e aggiunse: «Ovviamente puoi mettere le tue regole alle domande». Namjoon aveva chiuso gli occhi, lo ascoltava attentamente e si beava del suono della sua voce, soprattutto in quell'istante in cui la base si era interrotta per cambiare canzone. Si chiese, per un istante, se non avesse potuto semplicemente buttarglisi addosso, chiedendogli di sussurrargli all'orecchio quel che volesse mentre riassaporava il sapore della sua pelle al lato del collo. «Ci sei?» chiese Seokjin ridendo.

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now