Il riflesso di ciò che desidero

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La porta finestra era aperta, la luce rossastra del sole ormai tramontato illuminava la stanza, l'aria raffreddava l'ambiente, la coltre di fumo era ormai sparita, Seokjin si guardava allo specchio poggiato sopra la cassettiera, Namjoon lo guardava a sua volta riflesso. Erano entrambi ancora a torso nudo, a piedi scalzi, ma avevano rimesso il resto degli indumenti, non per un vero e proprio motivo, forse più per abitudine; non c'era imbarazzo tra loro, non quello del mostrarsi nudi, ma rimettersi i jeans era venuto loro spontaneo, come a voler sancire la fine di quel momento erotico: non erano più i due amanti, erano tornati Seokjin e Namjoon. Cosa fossero insieme quando non erano amanti, però, forse era la vera e propria domanda che aleggiava tra loro in quell'istante, sebbene entrambi facessero finta di nulla. Namjoon gli aveva cinto i fianchi con le braccia da dietro, aveva appoggiato la tempia a quella dell'altro, e rimaneva a fissarlo, ricordandosi di tanto in tanto di girare il volto per lasciargli un bacio tra i capelli, tornando subito dopo a guardarlo allo specchio, ma nella sua testa continuavano a risuonare domande che avrebbe voluto fargli e che continuava a fare a sé stesso.

Seokjin si passò il fazzoletto sulla guancia, in modo delicato e senza sfregarsi la pelle, sebbene ormai si fosse bene o male pulito il volto da un pezzo e, per quanto continuasse a pulirlo, l'unica cosa che avrebbe dovuto fare era andare in un bagno e lavarsi il viso; ciò, però, significava anche uscire da quella stanza e uscire da quella stanza significa anche salutarsi. Prese forza, abbozzò un sorriso e distolse lo sguardo dal proprio volto, portandolo negli occhi di Namjoon riflessi: «Ora penso che sia meglio andare».

Namjoon fece un profondo respiro, strinse leggermente la presa intorno ai suoi fianchi e abbassò il volto sulla sua spalla, lasciandoci un bacio, senza però interrompere il contatto visivo con l'altro: «Separarci mi sembra davvero una cattiva idea». Seokjin ridacchiò, abbassò il fazzoletto e lo poggiò insieme agli altri sulla cassettiera, poggiò entrambe le mani al bordo del legno e tornò a guardarlo, in completo silenzio, con un'espressione serena. «A che pensi?»

Seokjin non sembrò pensarci: il suo volto non si crucciò, non mosse il suo sguardo altrove, non si morse il labbro, rimase serio, con le labbra leggermente incurvate verso l'alto; però rimase in silenzio. Pensò in realtà a tantissime cose, pensò a tutto ciò che avrebbe dovuto dire, a ciò che avrebbe dovuto fare, a ciò che sentiva e stava provando, esattamente come stava facendo Namjoon. «Che vorrei rimanere, ma devo andare».

Namjoon deglutì, lasciò leggermente la presa, ma continuò a tenerlo abbracciato al petto, senza spostare le labbra dalla sua spalla: «Perché non esci con me invece?»

«In che senso?» chiese il più piccolo ridacchiando, mutando il suo volto per la prima volta da quando si era avvicinato allo specchio.

«Stasera.» puntualizzò Namjoon, «Esci con me, ti porto fuori a cena. Un appuntamento». Seokjin abbassò lo sguardo e sembrò intristirsi per un istante, poi tornò a ridacchiare. «Non ti posso portare nei ristoranti qui intorno, però ti prometto che non ti porto da me, posso permettermi qualcosa di più carino.» continuò, facendo intuire al più giovane che dove abitasse fosse davvero una parte povera del Ghetto.

Seokjin scosse il capo divertito: «Potrei pagare io e basta, no?»

«Sì, ma ti sto invitando io ad uscire, quindi dovrei pagare io, giusto?». Namjoon gli lasciò un altro bacio sulla pelle, poi un secondo, un terzo di fila. Seokjin ridacchiò piegando leggermente la testa al leggero solletico, Namjoon sollevò il viso e si girò verso il suo volto, guardandolo direttamente, senza specchi di mezzo; il diciassettenne girò il volto anch'esso e si trovò il suo respiro sulle labbra, i suoi occhi nocciola dritti nei propri, le ciocche bionde che gli ricadevano sulla fronte, gli sembrò ancora più bello del solito, così vicino, con quello sguardo speranzoso dopo averlo invitato ad un appuntamento. «Uscirai con me?». Seokjin non rispose (e lo fece apposta), ma si avvicinò alle labbra dell'altro per far scontrare di nuovo le loro bocche. Il bacio che venne fu diverso dai precedenti, come lo erano tutti, ogni volta, così completamente diversi dagli altri, come se scoprissero insieme un numero infinito di nuove emozioni. Chiusero gli occhi per qualche secondo, poi entrambi li riaprirono appena, per guardarsi sfumati mentre si assaggiavano le labbra così lentamente, in modo così cauto da sembrare un errore. Namjoon lo strinse più forte, Seokjin portò le mani sui dorsi dell'altro, glieli accarezzò con i pollici. Non fecero mai intrecciare le loro lingue, durante quel bacio, semplicemente schiusero le labbra per respirarsi addosso, per farle scivolare tra loro, per far finta di parlarsi, sebbene lo stessero già facendo in silenzio. Namjoon gli sorrise addosso, una volta concluso quel bacio, e gli chiese, di nuovo: «Uscirai con me?»

Seokjin deglutì a disagio, tolse le mani dai suoi dorsi, riportò lo sguardo allo specchio: «Lo sai che ho ospiti».

Namjoon rimase a fissare il suo volto da vicino, annuì piano alle sue parole, sollevò le sopracciglia e schiuse la bocca: «Ah, già, i tuoi pretendenti.» ridacchiò, nervosamente; Seokjin si sentì a disagio, e Namjoon lo capì immediatamente, ma non riuscì proprio a non farsi scappare una battutina, infastidito dalla morsa allo stomaco: «Porti qui pure loro?»

Seokjin si picchiettò l'interno della guancia con la lingua, fece un profondo respiro e sospirò. «No.» rispose con una nota di tristezza.

Namjoon si sentì un idiota, il suo cuore cominciò a battere leggermente più forte, abbozzò un sorrisetto: «Scherzavo.» si affrettò a dire, provando a salvare il momento; Seokjin annuì e ricambiò quel sorriso a disagio. Namjoon pensò al lasciar perdere, al far finta di nulla, al separarsi dal suo corpo e dirgli che era effettivamente meglio andare, al fargli una battutina, al riportare il tutto sullo scherzo, com'era sempre stato, ma non riuscì. Ci provò, ci provò davvero, ma l'unica cosa che uscì dalle sue labbra fu: «Se loro non ci fossero usciresti con me?»

Seokjin si guardava allo specchio, non guardava l'altro, guardava sé stesso, cercando di trovare la forza in quello che sarebbe diventato e in quello che era a tutti gli effetti, solo per essere nato con quel cognome, da quei genitori: «Ci sono così tante variabili oltre a loro».

Namjoon annuì, strinse i denti tra loro a bocca chiusa, poi si schiarì la voce: «E se non ci fossero variabili? Se ci fossimo solo io e te, allora, usciresti con me?». Seokjin spostò lo sguardo su quello dell'altro, riflesso, e rimase in silenzio, il volto serio, il cuore che batteva più forte, conscio già della risposta a quella domanda. Si districò dalla sua presa sui fianchi leggera, ma non scappò: Seokjin si girò per guardarlo negli occhi senza vetri di mezzo, portò le mani alle sue spalle, gliele strinse appena, come a volergli ricordare che era lì, davanti a lui.

Seokjin annuì sicuro, confermando che sarebbe uscito con lui, perché era vero e lo avrebbe fatto anche in quell'istante, lasciando tutti gli altri lì, e non perché avevano costruito un rapporto, non perché si era innamorato o perché aveva imparato a conoscerlo e amava ogni sua sfaccettatura, ma solo perché si era reso conto che con lui si sentiva così felice, confuso, spaventato ed euforico che sembrava di vivere una magia. Seokjin non amava Namjoon, Namjoon non amava Seokjin, ma qualcosa di elettrico continuava a far venire ad entrambi la voglia di vedersi, di guardarsi sorridere, di abbracciarsi, di possedersi e di baciarsi in ogni modo possibile, ogni volta come fosse la prima. «Uscirei con te».

Namjoon sorrise, forse troppo, e rispose: «Mi basta». Seokjin avrebbe voluto sussurrargli all'orecchio che non si era mai sentito così, che lo pensava costantemente, che con lui ogni problema svaniva, che avrebbe davvero – ma davvero tanto – voluto uscire con lui lasciando tutto alle spalle, ma non disse nulla di ciò.

«Ora è meglio che andiamo.» sussurrò appena, scosso.

Namjoon annuì, ma invece che dargli le spalle e andare a recuperare la maglia, alzò le mani e le portò al suo volto: «Jin, ti prometto che non mi innamorerò di te». Poi lo baciò di nuovo. Seokjin scoprì quanto poteva essere doloroso un bacio, quando dentro trattieni la scottante voglia di piangere per esserti reso conto di aver perso qualcosa di bello, senza neppur averla avuta davvero.

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now