Un piacevole e doloroso regalo in ritardo

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«Che vuoi Taehyung?» gli chiese Jungkook sulla porta della propria stanza.

«Te».

Jungkook si paralizzò sul posto a quella risposta, trattenne il respiro, sentì il cuore saltare un battito e poi ricominciare il doppio più veloce. Pensò velocemente a cosa rispondere, a che battuta fargli, ma non fece neanche in tempo perché Taehyung gli si buttò addosso senza lasciargli fiato: le loro labbra vennero a contatto in modo brusco, le braccia di entrambi abbracciarono il corpo dell'altro per stringersi in un abbraccio passionale, le loro lingue si trovarono immediatamente, le mani tra i capelli si spingevano uno sull'altro.

Fu tutto veloce, perfetto, senza movimenti impacciati, senza errori; Taehyung non dovette neanche staccarsi dall'altro per chiudere la porta dietro di lui a chiave, solo con una mano, veloce ed accurato, come se fosse abituato a scene del genere.

Jungkook camminò all'indietro spinto dal corpo di Taehyung finché le gambe sbatterono contro il bordo del suo materasso; fece per sedervisi sopra, ma l'altro lo bloccò prendendolo per le spalle, staccando la bocca da quella del nemico e sollevando il mento, guardandolo con occhi socchiusi.

A Jungkook girava la testa, sentiva il cuore battere forte in petto, un fuoco, fino a quel momento sopito dentro lo stomaco, divampargli nel corpo.

Taehyung ributtava il leggero senso di colpa che provava nei confronti del coetaneo nei remoti angoli del suo cervello, ripensando solo al fatto che per la prima volta in vita sua un ragazzo l'avesse rifiutato: Seokjin gli aveva detto di non volere le sue premure sulla pelle nel bel mezzo del succhiotto che aveva appena cominciato a fargli e il suo orgoglio non ne aveva voluto sapere di farsi passare la vergogna. Aveva cercato immediatamente Jungkook, sapendo esattamente cosa gli avrebbe migliorato la serata, per non rischiare di passare la notte insonne. Sapeva che probabilmente Jungkook provava qualcosa per lui e che facendo così avrebbe peggiorato la situazione, ma ne aveva bisogno: «Mi dispiace.» gli disse serio «Prendilo come un regalo di capodanno in ritardo».

«Cosa?» chiese l'altro senza fiato, indeciso sul cosa fare: continuare quell'insulsa bugia che tirava avanti da almeno un anno – più a se stesso che all'altro, in realtà – o lasciare che la voglia di stare tra le sue braccia fosse tanto palese da obbligare l'altro ad abbracciarlo tanta la pena. Avrebbe voluto piangere e sussurrargli sulle labbra di tenerlo stretto (anche se era imbarazzante solo pensarci), ma nello stesso istante voleva mantenere il loro rapporto, voleva cacciarlo, voleva fargli credere che non lo volesse lì, che non desiderasse con tutto il corpo un altro bacio. «Dovresti andartene.» sussurrò con gli occhi lucidi, con le labbra socchiuse, con tanto dolore da sembrare una richiesta di non andarsene più.

Taehyung sorrise a labbra chiuse, uno dei suoi sorrisi magnetici che Jungkook trovava maligni – ed eccitanti da morire. «Prova a dirlo in modo più convincente.» gli sussurrò sollevando una mano sul suo volto e accarezzandogli una guancia.

Jungkook chiuse gli occhi all'istante, incapace di mentire ancora, non con il suo palmo sulla pelle, con il pollice a sfiorarlo delicatamente: «Non riesco».

«Allora non farlo.» sussurrò Taehyung con voce bassa, grave; quelle parole sembrarono riecheggiare rimbombanti della stanza. Jungkook rimase ad occhi chiusi, boccheggiando senza saper che dire. Taehyung gli si avvicinò all'orecchio, gli respirò piano sulla pelle, gli fece venire i brividi e sussurrò: «Domani torniamo quelli di sempre, stasera lasciati andare». Poggiò le labbra sul suo collo, leccò la pelle, salì e scese sentendo i respiri di Jungkook farsi più pesanti, lo morse leggero, ripetendo quasi gli stessi movimenti che aveva usato su Seokjin; scese alla base del collo, respirò fiato caldo sull'altro, e poi cominciò a succhiargli la pelle, per creargli un marchio. Seokjin aveva chiesto di smettere, Jungkook buttò la testa all'indietro lasciando che un ansimo parlasse al suo posto, si aggrappò alle spalle di Taehyung preso dall'eccitazione, spingendolo su se stesso. A Taehyung bastò come prima prova, si staccò dal suo collo e lo fissò con aria quasi severa: «Spogliati». Jungkook riaprì gli occhi, incrociò il suo sguardo e eseguì la richiesta senza esitazioni: si tolse la maglia, la cintura, si sfilò il jeans, le pantofole, rimase in boxer davanti all'altro, completamente assuefatto dal momento. Taehyung fece un cenno al suo intimo: «Ho detto spogliati». Jungkook non se lo fece ripetere, portando le mani all'elastico e lasciando cadere alle caviglie anche l'ultimo indumento, lasciando che la sua erezione già leggermente dura si mostrasse finalmente.

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now