L'odore del mare, il sapore di un addio estivo

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L'odore del mare era stagnante nell'aria, salato, ma con una punta di acido al quale si erano ormai abituati gli abitanti più vicini al molo. Il sole ormai era alto nel cielo, brillava sull'acqua e rifletteva sulle onde, sulle barche, sulle ringhiere d'acciaio, sulle panchine, accecando chi camminava nei paraggi. Non era mai stata una zona balneare; quelli di Wontville evitavano di portare i figli al mare lì perché era sporca, ma i ragazzi ci andavano spesso, soprattutto verso settembre, o gli ultimi mesi prima delle vacenze, saltavano la scuola e andavano a nuotare.

Namjoon abbassò la saracinesca della palestra e annusò l'aria, pensò a quanto era passato da quando aveva fatto un bagno al mare. Chiuse a chiave, appoggiò un foglio sulla porta, lo tenne con una mano e con l'altra lo appiccicò con il nastro adesivo.

«Chiudi?» chiese Seokjin alle sue spalle.

Namjoon rimase immobile qualche istante, ancora con l'ultimo pezzo di nastro sulla porta, poi fece un respiro profondo e finì il lavoro: «Sì, chiudiamo qualche settimana, per ferie».

Seokjin rimase fermo a qualche metro da lui, con le mani in tasca, osservando la schiena del ragazzo che amava, per niente impaziente di guardarlo in volto, sapendo che ci avrebbe trovato solo rimorso, odio e disgusto. Quando Namjoon si girò, però, ci trovò qualcos'altro: senso di sconfitta.

«Ciao.» lo salutò Seokjin. Namjoon sollevò il mento in un cenno, non si sprecò in parole. «Grazie».

«Per cosa?»

«Per avermi risposto...» deglutì, si obbligò a non abbassare lo sguardo, rimanendo con gli occhi fissi in quelli vuoti di Namjoon, «E per aver accettato di vedermi».

Namjoon fece un profondo respiro, annuì e fece un cenno verso il molo: «Camminiamo?»

I due attraversarono la strada e camminarono per una decina di minuti in silenzio; Seokjin non sapeva dove stesse andando e cominciò a sentire una punta d'ansia in petto, spaventato che potesse mollarlo lì da solo se solo avesse provato a parlargli. Decise, infine, di dover comunque tentare: «Mi dispiace per quel che ho fatto, Joonie».

Namjoon sentì una fitta allo stomaco nel sentirsi chiamare così, ma cercò di non darlo a vedere: «Sì, immagino che ora che sai la verità ti dispiaccia». Seokjin annuì, sospirò profondamente, con dispiacere. «Avresti dovuto parlarmi».

«Lo so, ho sbagliato».

Namjoon si fermò – Seokjin si fermò un passo dopo – e si girò verso il mare, osservandolo con tristezza: «Non so come faremo».

Seokjin osservò il suo volto e deglutì inghiottendo le lacrime: «Se vuoi una mano, io...»

Namjoon scosse il capo con sicurezza: «No».

«Joon, n-non è carità, ho fatto una cazzata, lasciami rimediare al mio sbaglio».

Le onde del mare erano rumorose, si infrangevano sulle barche, sui legni dei porticcioli, sulla riva, portandosi via la sabbia. Namjoon osservò il sole brillare sulle onde, accecante, e scosse il capo: «No, e non perché non sia giusto, sarebbe giusto, ma...»

Seokjin trattenne il respiro, Namjoon non disse nulla, si morse solo il labbro. «Ma?»

Namjoon distolse lo sguardo dal mare e tornò al viso del ragazzo che aveva amato come mai nessuno, disse: «Ma non te lo meriti». Seokjin abbassò lo sguardo, per la prima volta incapace di sostenere quello dell'altro. Si era ripromesso di non fare la vittima, di non piangere, di non esternare ciò che provasse, perché non era lui quello che aveva perso, ma si ritrovò comunque a fissare i propri piedi, trattenendo le lacrime.

«Stai veramente mandando in malora te e tuo padre per darmi una lezione?»

Namjoon sbuffò una risata dalle narici, scosse il capo: «No», rispose con semplicità, senza punta di odio o rancore, «ma ho ripensato a ciò che mi hai detto l'ultima volta, al fatto che ti eri sentito così male e distrutto da volermi ferire...»

Seokjin sentì pizzicare gli occhi, li chiuse con forza per un paio di secondi, poi risollevò lo sguardo senza traccia di lacrime, stringendo i pugni nelle tasche: «Mi dispiace».

«Lo so», Namjoon annuì a lungo, anche troppo, poi gli sorrise, «ma ho pensato che pure io mi sono sentito ferito e tradito, però non ho fatto nulla. Cioè, sono stato male, però... Non stavo così male come sei stato tu?». Seokjin crucciò la fronte confuso dal suo discorso, incapace di capire dove volesse andare a parare; scosse il capo. Namjoon sollevò le spalle, continuò il suo discorso: «Mi sono sentito di fottere pure io, però ho sofferto tanto nella vita che, boh, sinceramente ho pensato solo che fosse un'altra cosa da superare».

Seokjin si morse il labbro inferiore, dispiaciuto dalle sue parole: «So che ne hai passate tante».

«Dio no, che ne sai», tornò a guardare il mare, pensò a sua madre, «non ti ho raccontato molto di me». Rimasero qualche secondo in silenzio, una macchina suonò il clacson, una donna urlò un saluto. «Pensavo che avrei avuto tempo.» sussurrò nell'aria, le labbra tremanti in quel che sembrava l'inizio di un pianto.

Seokjin si avvicinò a Namjoon e provò a toccargli un braccio, Namjoon si mosse ed evitò il contatto all'ultimo. «Joonie...»

«Comunque il senso era che io e te siamo diversi, veniamo da mondi diversi e abbiamo passato cose diverse».

Tornarono a guardarsi, ad un passo di distanza. Namjoon non aveva più voglia di picchiarlo, di urlargli in faccia, di dirgli che lo aveva fatto star male, di chiedergli spiegazioni, di chiedergli di combattere per lui, di insultarlo, di stare insieme. Namjoon non aveva più voglia di baciarlo. Seokjin glielo lesse negli occhi: «Quindi questa è la mia punizione per non aver mai sofferto prima? Per essere nato privilegiato?»

Namjoon ci pensò su, poi piegò il capo di lato: «Forse lo è».

Seokjin sentì gli occhi riempirsi di lacrime: «Questa non è una scelta logica, Joonie. Il tuo discorso, tutto, è solo dettato dall'orgoglio».

I gabbiani risero sulle loro teste, il mare sembrò calmarsi un attimo, tutto divenne silenzio.

«Mi è rimasto solo l'orgoglio.» rispose in un sussurro, mentre anche i suoi occhi si inumidivano nel sapere che il loro discorso era al termine.

Seokjin lasciò che le lacrime gli solcassero il viso: «Questo è un addio?».

Namjoon lo fissò a lungo, sembrò durare un'eternità; annuì. Seokjin fece un passo in avanti, poggiò le mani sul suo volto e provò a raggiungere le sue labbra con le proprie per un ultimo saluto, ma Namjoon fece un passo indietro e scosse il capo: «Non amo i baci d'addio».

Seokjin pensò che non aveva mai avuto un bacio d'addio, né un bacio dopo avergli detto ti amo, né un bacio al sapore di nulla.

Seokjin riabbassò le mani, Namjoon gli diede le spalle, cominciò a camminare.

I gabbiani risero sulle loro teste, le onde si infransero in sottofondo.

Seokjin si incamminò dalla parte opposta.

I tre Pretendenti - {Namjin}Where stories live. Discover now