CAPITOLO 51

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《Mi dispiace》mi sussurra Josh, cercando di non farsi sentire dagli altri.
Siamo nel giardino della contessa, che circonda l'intera villa.
Sono basita da ciò che le mie orecchie hanno appena sentito uscire dalla bocca di Victoria.
《Te l'avevo accennato, che c'era qualcosa di più grosso, che le auto erano superflue》continua lui ispirando la nicotina dalla sigaretta che tiene con l'indice ed il pollice.
Non so cosa dire, sto solo pensando a cosa cazzo ci faccio io qui. Come ho fatto a mischiarmi in questo casino?!
《Facciamo un patto》aggiunge.
Faccio una smorfia, sorridendo appena《no caro. I patti che fai tu, solitamente non mi piacciono molto》. Mi riferisco a ciò che è successo con Denver.
Anche lui ride, ma torna serio subito tornando anche a bisbigliare 《appena catturiamo il clan ce ne andiamo. Solo io e te, andiamo lontano da tutti. Da tutto questo casino che abbiamo intorno. Facciamo una vacanza in pace e dopodiché decideremo se tornare o cambiare paese》.
Arrossisco immediatamente, presa dall'imbarazzo. Vuole andare via con me, lontano da tutti. Ci conosciamo da soli tre mesi ma ci sopportiamo da appena uno, ed è disposto a lasciare tutti, per me.
《Josh non dire cazzate》la prendo alla leggera, per non crederci troppo.
《Farei di tutto per te. Mi hai cambiato, sono diverso con te e per ciò che mi fai provare quando sto con te lo farei》continua, risultando abbastanza convinto.
《Ti vorrei baciare in questo preciso istante》mi lascio sfuggire imbarazzata, e guardando altrove per non mostrargli il mio rossore.
Si avvicina da dietro e mi sussurra all'orecchio 《trattieni tutta la voglia per dopo, perché ti farò mia, di nuovo》.,
A quelle parole rabbrividisco. Mi sta dicendo che mi farà riprovare quello che ho sentito oggi pomeriggio? Piacere, e soltanto piacere.
Sorrido, senza nemmeno rispondergli.
-

La mattina dopo.
È mattina e sono nella villa di Marcus. Mi ha chiamato per parlare di ciò che ho sentito ieri. Come se ora mi importasse qualcosa..
Io e Marcus abbiamo discurso parecchio. Io perché non ho avuto la verità per tutto questi mesi, mentre lui si difendeva dicendo che lo ha fatto per me e sua nipote. Mi sono stancata di questa frase, se scopro qualcos'altro che non mi ha detto, vado via, questa volta per sempre. Un fottuto team non ne ha segreti.
Sto uscendo dall'ufficio di Marcus, e chiudendo la porta mi cade lo sguardo sulla porta poco distante. Ovvero quella camera con le parti azzurre e quei trofei dati da una scuola di medicina. Tutte le cose che sto facendo in questo ultimo periodo mi hanno totalmente confuso e mi ero dimenticata del cugino di Jade. Si, perché ho dubitato di Cole, e forse è arrivata l'ora di scoprire dell'altro.
Scendo la scalinata ed ora sono fuori alla villa quando incontro Ian.
《Ehi, che ci fai qui?》gli chiedo salutandolo.
Lui sembra preoccupato 《ni-niente. Tu come mai sei qui?》cambia subito discorso, rigirando la domanda.
《Sono venuta a fare chiarezza su ciò che è stato detto a casa della contessa》confesso.
Ma lui ha tutt'altro per la testa, glielo leggo negli occhi. Sembra per fino imbarazzato.
《Tutto bene?》.
《Si si, ora vado però》.
Mi saluta con gesti veloci, e se ne va dentro alla villa. Ma pensandoci bene, lui che ci fa qui a quest'ora?
Con troppi pensieri in testa, riguardanti ciò che è successo qualche ora fa, ed il comportamento strano di Ian, mi dirigo fuori dal cancello.
Devo rimettermi in gioco per cercare indizi e far uscire la verità per quanto riguarda Cole, Marcus e Jade.

Una settimana dopo.
JOSH POV
《Ho preso una bottiglia di vino》dico ad Alex parlando al telefono.
La sento sorridere 《Non c'è n'era bisogno. Ma gli farà piacere》.
《Sei pronta? Così ti passo a prendere》devio totalmente il discorso chiedendogli dell'altro.
《Ah. Ehm, poco fa mi ha chiamato Cole e mi ha chiesto se volevo andare con lui. Ha detto anche che mi deve parlare, ed ho accettato. Ci vediamo direttamente li》.
Com'è possibile Cole? Pensavo che si fosse tolto dalle palle una volta per sempre.
《Ci sei?ehii》mi richiama Alex
《Sisi. Va bene, ci vediamo direttamente lì. Ciao》termino la chiamata senza aspettare una sua risposta e scaravento il telefono sul sedile opposto.
Sono fermo al semaforo e preso dalla rabbia sbatto un pugno vicino al volante, che fa partire il clacson. Una signora sul marciapiede convinta che cel'avessi con lei mi saluta incerta, e a me tocca fare lo stesso per non risultare sgarbato.
Sono un idiota.

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