CAPITOLO 48

1.4K 45 0
                                    

《Possibile che nemmeno a quattro ore di distanza non hai trovato nessuno che ti porti a letto e ti faccia stendere i nervi con una bella scopata? Sei troppo agitata》dall'altra parte del telefono c'è mio fratello che mi prende per il culo.
Rotto gli occhi al cielo e soffoco una risata. Si, Jake ha sempre preso in giro il mio essere troppo "casta".
《Non sei mica carino》gli faccio notare 《e poi chi ti ha detto che questo non è già successo?》.
《Cosa? E non mi hai detto niente?》urla talmente tanto che mi costringe a spostare di qualche centimetro il telefono.
《Geloso fratellino?》
《No cara, se fosse successo credimi che non saresti così nervosa e saresti molto più tranquilla》.
《Si Jake, ora ho da fare però. Ci sentiamo》è in questo modo così frettoloso che termino la chiamata con mio fratello, per andare a visionare gli "ostaggi".
Oggi è il mio turno, darò il cambio a Carter.

Sono passati tre giorni da quello che è successo al Bronx. Sono tre giorni che ognuno di loro sta zitto. Non parlano convinti che qualcuno venga ad aiutarli.
Sono ragazzini, sicuramente qualcuno gli ha messo coraggio solo con le armi in mano, perchè disarmati non fanno altro che piagnucolare per tornare dalle loro famiglie.
Il giorno dopo dell'accaduto Cornell ha voluto vedermi per congratularsi con me, mi sono sentita onorata di tutto ciò e Marcus era molto più felice di me -impossibile, magari quanto me-.
《Quanto ci hai messo? Ho fame》mi prende in giro Carter vedendomi arrivare.
《Puoi andare cretino》dico ridendo.
Mi lascia un veloce bacio sulla guancia e poi inizia a correre verso l'uscita.
Il mio telefono inizia ad avvisarmi che qui sotto non prende linea e che non c'è campo.
Si, siamo in una specie di bunker non troppo lontano dal Bronx. È una struttura che ha fatto creare tanti anni fa Matthew. Ha uno sottilissimo strato di acciaio, ma la struttura stessa è fatta in cemento armato, ed altri materiali distruttivi solo con la dinamite.

Vado a controllare i ragazzi e non appena apro la porta sobbalzano per lo spavento.
《Buongiorno》li derido vedendoli impauriti.
《Oggi chi mi vuole raccontare tutta la verità?》.
Passo davanti a tutti facendo notare la pistola che tengo nascosta, solo per impaurirli maggiormente, mentre rimangono seduti sulle loro sedie senza muoversi, ovvero tremando come delle foglie.
《Mmh, nessuno?》continuo dopo attim idi silenzio《male, male, male》.

《Ho sete》mi dice uno di loro toccandosi la gola.
Ora sorrido, non perché abbia detto qualcosa di divertente, solamente perché non avrà quello che ha appena chiesto.
《Avrete da bere e da mangiare non appena qualcuno di voi svuoterà il sacco e racconterà tutto quello che sa》dico seria guardando tutti.
Ancora nessuna risposta da parte loro, così li sprono 《che bello sarebbe poter tornare a casa dalle vostre famiglie? Poter bere, mangiare ed essere liberi》.
《Ma non sappiamo niente》dice frettolosamente un altro ragazzo 《non sappiamo chi c'è dietro questo casino e non sappiamo nemmeno il motivo》.
《Come facevate a sapere dove andare e cosa fare?》.
Vado vicino al ragazzo che mi ha colpita 《e tu.. perché mi hai sparato? Te l'hanno detto loro?》.
《N-no》balbetta.
《Noi non abbiamo mai parlato con nessuno. C'era un ragazzo che ogni tanto ci veniva a trovare o ci diceva cosa dovessimo fare》.
Un ragazzo? Finalmente si sono decisi a parlare!!
《Chi è? Come si chiama?》domando avvicinandomi.
《Non sappiamo niente》dice in modo più sicuro a denti stretti uno di loro guardando il ragazzo che mi ha appena dato delle informazioni.
Lo guardo in malo modo, e lo costringo a girarsi contro il muro. Gli vado incontro e gli tiro uno schiaffo dietro alla testa.
《Non sappiamo come si chiama. Si fa vedere ogni tanto, e ci dice cosa fare. Quando non c'è lui, è sempre un uomo che ci comanda, oppure che ci paga, assieme ad una donna》spiega insicuro invece il ragazzo che mi ha sparato.
《Un uomo, una donna ed un ragazzo》ripeto più a me stessa.
《Si, sono quasi sempre incappucciati e quindi non li abbiamo mai visti veramente in faccia. Mentre la donna non parla mai, è sempre dietro all'uomo e sinceramente sembra la più impaurita di tutti vedendo tutte le scene》continua.
Mi sembra sincero e impaurito, quindi in teoria dovrebbe dire la verità dopo giorni di digiuno e reclusione. Ma dobbiamo crederci veramente?
La porta blindata si apre di nuovo, e questa volta quella che sobbalza sono io.
《Ehi piccola, sono io》mi rassicura Josh.
Mi lascia un bacio a stampo sotto gli occhi attenti di tutti, ed io infatti lo guardo male, ma lui sembra fregarsene.
《Va a prendere sette bottiglie d'acqua e fa un panino ad ognuno》.
Josh che si era seduto alle mie spalle, mi raggiunge di nuovo e mi squadra dalla testa ai piedi.
《Non se ne parla》dice duro.
《Un uomo, una donna ed un ragazzo. I nomi non li sanno. Parlo io con gli altri e glielo spiego, sono sicura che farebbero la stessa cosa. Quindi ora vai a prendere ciò che ti ho detto》.
《No》insiste.
《Hanno parlato, hanno fatto un passo in avanti. Non li liberiamo, però gli andiamo incontro e dopo aver mangiato mi devono dare tutte le informazioni che sanno. Va bene?》le ultime due parole le calco in modo che i ragazzi si intimoriscano.
《Si》risponde quello che mi ha parlato fino ad ora.
《I ragazzi sono otto, perché devo fare sette panini?》mi chiede Josh corrugando la fronte.
《Diciamo che c'è un ragazzo che non vuole uscire. Dice che gli stiamo simpatici e che vuole passare tanto altro tempo con noi》spiego con tono da stronza.
Josh percepisce chi sia il ragazzo, ed annuisce facendomi capire che è dalla mia parte.
Fa finta di passargli vicino e gli da una spallata talmente forte da farlo cadere dalla sedia《ops, l'ho proprio fatto a posta》dice dopo ridendo.
Sorrido anch'io mentre guardo fare lo stronzo, il ragazzo che segretamente amo.

Oltre ogni promessaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora