Me / Loro

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Se qualcuno volesse vedere, per un attimo, la vera me probabilmente dovrebbe venire alle 7.15 di mattina dalla stazione di Novi, davanti alla fermata dei pullman.

E' uno dei momenti di ogni giornata in cui sono proprio io, senza filtri, senza maschere e senza nascondigli dagli altri.

Ad ascoltare sempre la stessa musica, perché ogni volta mi dimentico di caricare nuove canzoni, e a prendere un freddo dell'accidente perché nel periodo invernale è davvero da congelare e nel restante periodo tira il Monsone.

Me ne sto accasciata sul palo della luce con le gambe ben distese ma con i piedi sempre a contatto con lo zaino, sai, per essere sicura sia sempre lì. Ho una sorta di mania del controllo per queste cose, devo sapere dove sono e le devo vedere altrimenti è come se non esistessero più. Insomma un po' come con le persone.

E così, solitamente con le mani nelle tasche del giubbotto, osservo tutto ciò che mi circonda.

Guardo il cielo: troppo scuro, per i miei gusti, per essere il cielo che devo vedere quando mi sveglio per andare a scuola; e poi guardo le persone.

Persone che vanno e che vengono, persone ferme e persone in movimento.

Dagli adulti ai bambini, chi va a prendere il treno, chi esce dalla stazione. Chi sale  sul pullman, chi scende per andare a scuola o a lavoro.

E mi perdo tra le persone, mi perdo nell'osservarle e, sì, nel giudicarle. Lo faccio, lo ammetto, è normale, o no? Ma è sbagliato?

Con il mio sguardo apatico percorro i lineamenti dei loro volti, le movenze dei loro passi, e con la musica nelle orecchie, associo loro melodie di vita che forse non gli apparterranno mai.

Ed è così che le giudico, dal primo all'ultimo nessuno sfugge ai miei occhi indagatori e giustizieri.

Ragazzi Stupidi che, stretti in circolo, ridono tra di loro e fumano come se stessero respirando.

Ragazze Stupide che, strette in circolo, starnazzano e ridacchiano e fumano come se stessero flirtando con Leonardo di Caprio.

Chi attraversa fuori dal marciapiede con aria gloriosa e superiore mentre l'autista del pullman gli urla dietro evitando di finire con un risarcimento da pagare per aver messo sotto un completo cretino.

Alle 7.15 poi  ci sono già persone che si baciano come se dipendessero dalla bocca l'una dell'altro. Vedo in particolare due coppie, ogni mattina.

Una sta sempre sopra un muretto vicino al semaforo, non ho mai capito chi fossero, né come fossero fatti i loro volti. So bene com'è fatta la giacca di lui, che dà sempre le spalle mentre bacia la ragazza e la nasconde da occhi altrui, e ciò mi permette d'identificarli ogni mattina.

La seconda coppia è sempre vicino al portone di scuola, sono in assoluto, ogni giorno, gli ultimi a entrare, restano lì fuori, al gelo, l'uno nelle braccia dell'altro, finché il tempo permette.

Gli altri, sempre lì.

Tutti lì, sempre lì, nello stesso posto, 

e anch'io, sono sempre lì. Sempre accasciata a quel palo della luce, sempre con lo zaino stretto tra i piedi e le orecchie impregnate di note.

Sempre con lo sguardo pieno degli altri, sempre con l'anima vuota che, come una spugna, assorbe ciò che ha intorno e lo assimila, ogni giorno. E ogni giorno coglie un nuovo particolare.

Dieci minuti, al freddo e al gelo durante l'inverno.

I dieci minuti di me stessa o degli altri?


I minuti in cui non ho bisogno di sorridere o di mantenere un profilo "normale", i minuti della mia vita. I miei dieci minuti di vita.

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