L'indifferenza

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Quando realizzo che tutto ciò che avevo detto e fatto era un errore, è troppo tardi.

Come una scarica elettrica l'illuminazione mi percorre, un brivido sale su ed ecco che ora finalmente ci arrivo!

Ho sbagliato. Ho passato mesi a rimproverare qualcuno pur essendo io nel torto. Perché? Perché non me ne rendevo conto.

Questa consapevolezza mi balena nella mente accompagnata da un' amara delusione verso me stessa, come ho potuto comportarmi in modo così egoista?

Tuttavia allo stesso tempo si fa strada una nuova sensazione: felicità.
Sono felice, ho finalmente compreso ciò che prima, testarda, non volevo capire e ora posso rimediare.

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Un lungo messaggio di scuse non fa certo parte della miglior categoria di rimpianti, ma non avevo intenzione di aspettare. Fremevo dalla voglia di tornare da lei e urlarle, a gran voce e con il cuore in gola, ogni mia scusa.

Mi dispiace! Mi dispiace. Scusami, perdonami. Sono stata pessima, egoista. Voglio il tuo perdono.

Pensavo di risolvere qualsiasi dilemma si fosse creato, pensavo che con delle semplici parole potessi riempire quel vuoto creatosi negli ultimi tre mesi.
Pensavo di poter tornare indietro nel tempo e cancellare ogni mio errore.
Che stupida.

Fu così che mi ritrovai con il cuore spezzato e le lacrime a rigarmi il volto, poco c'è da aggiungere. Una simile sofferenza, per quanto minuziosamente possa essa essere descritta, non può affatto essere sentita, percepita, così come nella realtà. Ognuno la vive a suo modo.

Da quel giorno ritrovai una vecchia amica d'infanzia: l'apatia.

Dimostrarsi felici quando non lo si è, oltre a essere un atteggiamento falso, è anche un comportamento apatico, perché in ciò che si fa o in ciò che si pronuncia, non si mettono sentimenti.

La falsità, bene o male, cela sempre altri sentimenti, che siano di odio o antipatia: è una sorta di maschera che nasconde un altro volto.

L'apatia non è una maschera. L'apatia è un'enorme chiazza sfumata e indefinita che prende il posto del viso, finché le emozioni non si distinguono più tra loro e poi, pian piano, spariscono. Rinchiuse oltre la propria vera facciata, oltre tutto.

-

È passato un altro mese e finalmente la posso rivedere.

Sorride, perché lei non è come me. Quando viene colpita lei rimane forte e si riprende, non si crogiola nel dolore. Questo gliel'ho più volte rinfacciato, dandole colpe che non aveva; alimentata dalla mia invidia le ripetevo che non le importava di me e distruggevo ogni cosa avessimo appena costruito.

Sorride e ride. Ogni volta che la sento ridere una forte stretta mi opprime lo stomaco. Invidia, gelosia, malinconia. Perché ride? Con chi ride? Perché non ci sono più io con lei, lì, a ridere?

La voglia di piangere e abbandonarmi alla sofferenza è forte ogni volta che so che è vicino a me, ma sono consapevole che in questo modo sceglierei nuovamente la strada sbagliata.

Non è facile.
Non è facile reagire al comportamento di una persona, a cui tieni, quando questa ti ignora.
Trovo che sia crudele e disumano.
Odio l'indifferenza.
Preferisco le volte in cui tra due persone è presente dell'astio, che è pur sempre un sentimento.
L'indifferenza non è niente, è come l'apatia.

Non mi guarda, non mi saluta, non mi vede.

Mi avvicino, le sorrido, le domando.

Falsità.

Leggo nei suoi movimenti l'assoluta falsità, perché non mi vuole più mostrare nemmeno gli occhi.
Non posso più guardarla nemmeno io.

Mi allontano, è così che ora devo fare.
Mi allontano e trattengo di nuovo ogni cosa dentro di me.
La voglia di scoppiare a piangere pulsa nel petto a tempo con il mio cuore, che nel frattempo martella come volesse uscire e scappare dalla vergona e dal rimorso.

Prima di sentire quell'enorme distanza tra noi due, mi sono illusa, ho sperato fosse solo meno socievole con me. Ho sperato di poterla riavere come prima, un barlume di speranza mi ha accecato, oscurando ogni mio razionale ragionamento. È questo ciò che fa in simili casi.

Mi ci è voluto tempo per comprendere, sono dovuti passare i giorni perché io potessi capire.
Ho sempre bisogno di tempo, di dannato tempo, per avere chiare le situazioni. Arrivo sempre in ritardo.

Rovino tutto, perché quando torno per ripararlo ormai non c'è più niente da riparare: il piccolo castello di sabbia è caduto.
Non c'è più il terreno abbastanza bagnato per poterne costruire un altro.

Che cosa si prova davvero?Where stories live. Discover now