Capitolo 55

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Lily's pov

Continua a tormentarmi questo leggero gocciolare. Lontano, dalla lenta cadenza, ripetitivo e tendente al maniacale. Un tubo che perde, l'odore della muffa, gli spifferi d'aria fredda e i sassolini appuntiti sotto i palmi deboli e tremanti delle mani.

I miei occhi si abituano lentamente all'oscurità. Bruciano. Lacrime e polvere irritano le mie sclere. Sono circondata da quattro pareti e abbandonata su un gelido pavimento di pietra, sola come mai mi sono sentita prima d'ora. E tremo. Tremo, tentando di cessare il tumulto carezzandomi le braccia con le dita impolverate.

Prima l'intonaco pare sbriciolarsi e poi i muri accompagnano quella lenta danza elegante crollando e avvicinandosi alle mie gambe piegate, e dopo ancora sollevo le palpebre e le pareti tornano al proprio posto - non si muovono più, non mi soffocano più. Si gelano. Si bloccano.

Il tubo torna a gocciolare. Mi concentro sul ticchettio dell'acqua che colpisce il pavimento e accompagno quel dolce suono con il tremolare delle mie ciglia, le quali accarezzano ritmicamente la sommità dei miei zigomi pallidi.

Riuscite a sentirlo? Questo è il rumore assordante della follia che mi porta a mordere e leccare i polpastrelli delle mie dita, che mi porta a canticchiare parole sconclusionate per non percepire il sangue scorrermi nelle vene.

E poi affogo ancora nei miei pensieri...vi annego disperata come una mosca insignificante farebbe in un barattolo di miele color oro intenso. Mi lascio sopraffare. E ogni sfumatura di oscurità mi riporta a una debolezza che non sono riuscita a vincere, a una paura che non ho mai superato. A un problema passato che mi ha stretto le mani al collo, e a causa del quale mi ritrovo col culo appiccicato al pavimento di un vecchio scantinato.

Tutto peggiora di ora in ora. Dal pianto si passa alla realizzazione e al blocco, e da esse si finisce nel terrore freddo - quello che per esser tirato fuori necessita di essere strappato via dalla gola con le unghie.

La prima notte è sceso un ragazzo con gli occhi grigi e le mani grandi. In seguito al cigolare della porta in metallo ho percepito lo stonfo dei suoi passi sugli scalini in pietra, e il lento avvicinarsi di un respiro. Ha cercato il mio sguardo, mi ha porto un bicchiere d'acqua e un morso di pane. Ho mantenuto gli occhi bassi. Ho osservato il suo allontanarsi, ho ascoltato lo sbattere della porta. E sono rimasta il silenzio, e i miei occhi sono rimasti spalancati fino al mattino successivo. Lì ho capito che Snake Scott non aveva intenzione di vedermi. Non ancora.

Poi ho pianto di nuovo. Quelle sono state le ultime lacrime. Le ho lasciate seccare sulla mia pelle, poi ho atteso ancora. È sceso lo stesso ragazzo, quello con gli occhi grigi e le mani grandi. Mi ha portato un bicchiere d'acqua e un morso di pane. Questa volta l'ho guardato negli occhi, e ho permesso ad essi di parlare. Lui è rimasto in silenzio ma non ha mostrato pietà, limitandosi a dilatare le narici e a voltarmi le spalle nuovamente. Ho aspettato che raggiungesse la scale, poi ho parlato. E lui è tornato indietro.

"Il bagno." Ho sussurrato lentamente nel silenzio.

Per la prima volta ho sentito la sua voce. Qualcosa dentro di me si è rotto. Poi, dopo aver avvolto una mano intorno al mio polso, mi ha trascinata sgarbatamente in piedi, costringendomi ad incespicare per stare dietro al suo andamento.

E ho osservato. Ho contato gli scalini e il lento trascorrere dei secondi e il numero dei nostri passi, ho memorizzato il piccolo percorso e il colore sbiadito delle pareti. Ho calcolato tutto. L'ho impresso bene in mente, dipingendolo con colori accessi.

E poi, col ragazzo dalle mani grandi e gli occhi grigi ad attendermi fuori dalla porta della piccola stanza, ho dato sfogo al mio nervosismo. I cassetti erano vuoti, così come lo erano le mie tasche. Dopo i primi due minuti lui ha colpito la lastra di legno con le nocche, e ha sbottato uno "sbrigati." Allora le mani hanno ripreso a tremarmi.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora