Capitolo 22

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Lily's pov

Mi sembra di ritornare in vita dopo anni di segregazione forzata nell'oscurità.
È la luce ad accarezzarmi il viso che mi infonde il desiderio di alzare le palpebre e permettere alle mie iridi stanche di osservare i dettagli che mi circondano.
Volto leggermente il capo e uno sbadiglio mi coglie impreparata, perché non faccio in tempo a portarmi una mano alla bocca che la corrente si è già prosciugata.

Quiete pacifica aleggia nella stanza silenziosa, eppure io ho ancora gli occhi chiusi.
Il mio corpo è avvolto nella morbidezza di coperte pulite e profumate. Faccio scorrere le mani fino al mio viso, dove successivamente sfrego gli occhi con movimenti circolari delle dita.

Le gambe si toccano lentamente l'un l'altra e la carezza delicata mi regala una maggiore rilassatezza. Mi sento riposata, pacificamente tranquilla e crogiolante nella mia quiete agognata. Stiracchio il busto e porto i pugni chiusi sotto le orecchie mentre apro piano gli occhi, abituandomi alla luce proveniente dall'esterno.

Un sorriso cattura i miei lineamenti. Quando le mie ciglia svolazzano e le mie braccia si rilassano contro il cuscino, i miei occhi annegano nei dettagli intorno a me. E mi ci vuole un secondo - o forse due o forse tre - per capire che mi trovo in una stanza d'ospedale.
Sorprendentemente la cosa non mi disturba nell'immediato, perché il mio corpo è fin troppo stanco per sussultare. Rimango invece immobile e aggrotto le sopracciglia, voltando il capo dalla parte opposta: sono sola. La luce avvolge ogni angolo della piccola stanza, costringendomi a socchiudere le palpebre dal fastidio.

"Harry?" Gracchio con voce rauca. Un flash di due occhi verdi e labbra sulle guance. Non ho altro. Il mio cervello è svuotato e si rifiuta di collaborare, a ciò si aggiunge il fatto che la stanza sia vuota e inizio ad agitarmi.

"Harry?" Ripeto con maggiore urgenza. La sua voce furibonda sembra rifiorire nelle mie orecchie e sento uno strizzone allo stomaco.
Nel mio corpo germoglia a poco a poco il desiderio di muoversi e cercare qualcuno, perché io sono dove non dovrei essere da sola.

Arretro con la schiena e poso i gomiti sul materasso, ma con raccapricciante stupore mi coglie un gemito di fastidio quando mi rendo conto di avere un ago nel braccio: sale un conato di vomito e la voce mi esce rotta.

"Harry!"

Il sollievo cattura ogni mio lineamento quando la porta si apre con un delicato fruscio - non è Harry ad entrare, ma un dottore alto e dall'aria autorevole. Il mio corpo si rilassa nel giro di un respiro.

"Dottore." Sorrido tentennante. Insicura e un po' preoccupata, ma protetta dalla sua presenza, lo osservo avvicinarsi al lettino mentre io torno a distendermi, i capelli sparsi intorno al capo come raggi di un piccolo sole.

"Lily." Mi mostra un sorriso rassicurante mentre si toglie gli occhiali da vista e se li infila in tasca, posando le mani sul bordo del lettino dove sono sdraiata.
Ha i capelli brizzolati e leggermente ricci, gli occhi gentili e dall'aria saggia. Solo al suono della sua voce i miei muscoli smettono di contrarsi dolorosamente sotto pelle: il camice che indossa è così bianco e pulito che sembra risplendere quando viene colpito da alcuni raggi di sole esterni.

"Come ti senti?" Mi domanda con tono gentile, osservando la mia espressione rilassata - eppure sul fondo è rimasta una sensazione di apprensione che sono lesta a nascondere.

"Bene." Mormoro. "Meglio."

"Ne sono contento. Ti sei riposata a lungo."

"Perché sono qui?"

Il dottore fa giro del lettino e viene a sedersi sul materasso, proprio al mio fianco, stringendosi le mani in grembo.
"Non ricordi cosa è successo?" Mi domanda con voce pacata.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora