Capitolo 40

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Questo capitolo farà urlare le vostre vagine

Harry's pov

E non è che la droga sia ritornata ad azzannarmi i pensieri, non è che il bisogno abbia ricominciato a farmi prudere le mani. Non è che io mi sia lasciato abbindolare da una necessità che già conosco - no, no, e ancora no.
Sta di fatto che dopo due notti insonni tutto sembra essermi ripiombato addosso: vomito, lacrime, mamma! Scusa, scusa, perdonami, mamma.

Lenzuola attaccate alla pelle sudata, buio dentro e fuori i bulbi infuocati degli occhi. Confusione. Dov'è che sono? Perché ho la gola secca? Perché i miei muscoli bruciano così intensamente?

"Thom, senti, veniamone a capo." Sto piangendo mentre parlo al telefono con lui, sto piangendo perché fa male. La cocaina fa male, quando non c'è. Arde nel sangue il morboso bisogno, ma affidarsi nelle mani di chi mi odia - quello no, non avrei dovuto farlo.

"Vai al diavolo. Non me ne frega un cazzo se ci resti secco, sta volta."

Aiutami. Aiutami, se mi stai ascoltando. Li vedi i miei occhi?

"Thomas." Singhiozzo. Il mio corpo che trema e implora si accascia contro la parete e crolla a terra, si rompe in infinite schegge di vetro.

C'è Benjamin che ormai ha capito tutto, ma già da un po'. Ha capito già da un po'.
È lui a strapparmi il telefono di mano. Ed è lui a ficcarmi la testa nell'acqua gelida, strappandomi ciocche di capelli dal capo con mani violente.

"Riprenditi!" Urla a squarciagola, dandomi il tempo di riprendere fiato prima di togliermi di nuovo il respiro.

È così che fa, quella puttana! È sempre così? Cova sottopelle, si muove ambigua nei tuoi pensieri - ma nei pensieri inconsci. In quelli nascosti alle tue percezioni...e poi, quando pensi di aver raggiunto la superficie, ecco che ti senti agguantare per le caviglie e trascinare giù, in fondo. Lì dove ci rimani. Dove ci crepi. E non è stata la scelta giusta quella di imbottirsi di morfina per non star male.

"Perché ti stai rovinando! Perché!"

Naso contro naso, è così che io e lui abbiamo sempre fatto. Occhi ad affogare in quelli dell'altro e poi tante urla, tante lacrime. Veder Benjamin piangere è ricevere una pugnalata nella stomaco.

Non si preoccupa della forza che usa per avvolgere il mio viso con le mani, non si interessa dei miei singhiozzi che soffiano sulla sua pelle: ma piange con me, soffre con me, urla con me.

"Hai diciotto anni, Harry!" Si strugge, serra le palpebre per riaprirle un istante di silenzio dopo. "Ti stai uccidendo! Basta!" Ecco che le sue pupille si dilatano come gocce di inchiostro color pece nell'acqua: vi annego dentro.

Così, muso a muso, nasi a sfiorarsi e labbra a cucirsi rabbia addosso, sento ogni piccola parte del mio patetico essere sbriciolarsi e diventare sabbia.

"Non puoi andare avanti così." Abbassa i toni, ma i suoi occhi rimangono accesi di rabbia morbosa e disperazione. "Non puoi, Harry. Non caderci di nuovo. Non ripetere i tuoi errori."

"Non voglio morire." Sussurro con un filo di voce, e gli occhi mi bruciano, e la gola mi arde, e le mani non le sento più. Non sento più il cuore che batte, il sangue che scorre, i respiri che mi scuotono il costato. Io sono già morto.

"Ma tu non morirai, Haz." Gli scappa una risata, un piccolo suono ilarico che gli spezza il pianto. Mi soffia addosso la sua falsa contentezza.
"Tu no. Tu ce la farai. Lasciati aiutare. Tu ne hai bisogno, di aiuto."

Sottolinea il tu. Lo ripete. Lo sibila con un po' più di intensità, poi avvolge le braccia intorno alle mie spalle e mi dona l'abbraccio del fratello che ormai lui, per me, è diventato - la sua promessa è quella di non lasciarmi crollare ancora.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora