Capitolo 39

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Lily's pov

"Sei già a trenta." Mormoro, seguendo con lo sguardo ogni suo movimento. "Trentacinque, trentasei, trentasette." Ogni parola sussurrata è seguita da un grugnito e da un sospiro animalesco, da un sibilo e da un cenno col capo. Le braccia contratte di Harry si fanno più letali ad ogni sua flessione, i suoi occhi - persi, persi nel vuoto - più vacui battito dopo battito.

"Quaranta."

Il disordine regna dentro e fuori di lui. Ecco che i muscoli si contraggono sulla schiena, sulle spalle e sui bicipiti, ecco che i suoi ricci ricadono sulla fronte e sulle sopracciglia aggrottate. Arriva a cinquanta, poi piega il braccio sinistro dietro la schiena e prosegue con uno soltanto.
Ha l'aria affaticata, ma lui - e così è sempre stato - non cede per orgoglio e privazione.

Il mio sguardo corre fuori dalla finestra e si perde nel cielo plumbeo, abbandonando per un attimo il colore rosato della pelle di Harry che, negli ultimi giorni, sembra essere attanagliato da un costante malumore. Stato d'animo che mi si è appiccicato addosso, ché lui è sempre intorno a me coi suoi occhi confusi.

Cambia braccio, piega il destro dietro la schiena e utilizza il sinistro per sorreggersi. La croce di Cristo che porta al collo sfiora prima il pavimento e poi il suo petto, creando un continuo toc, toc, sospiro, toc.

"Novantotto, novantanove, cento."

Poso il cronometro sul letto, poco distante dalla mia coscia, e mi abbandono contro lo schienale della sedia. Harry sembra sollevato: rilascia un profondo sospiro e si sostiene con un gomito, chiudendo gli occhi per aprirli un istante dopo.

"Quanto?" Domanda con la voce rotta dal fiatone. Una vena è ben evidente sulla sua fronte, segno della fatica e della durezza.

"Poco più di un minuto."

Abbassa nuovamente le palpebre, posando la schiena contro il muro e trascinando stancamente le mani tra i capelli selvaggi. Seguita a far esercizi da stamattina, e più le sue iridi si fanno annebbiate più l'amaro più avvelena la mia gola.

Eppure evito d'esser pressante e sfuggo al suo sguardo, perdendomi nell'osservare la punta delle mie scarpe.

"Vuoi continuare?" Domando poi, afferrando il cronometro una seconda volta per non fargli notare il rossore che mi dipinge le guance: Harry si sta alzando.

Da quando è accaduto quel che è accaduto, la mia ansia si è triplicata ed è divenuta insostenibile per entrambi: perché non mi parla? Perché è nervoso? Perché non mi guarda negli occhi - ho fatto qualcosa che non va?

Per questo, quando sento le sue dita stringersi intorno al mio mento, vengo pervasa da un intensa sensazione di sollievo. "Che c'è, mh?" Borbotta tra un bacio e l'altro sulla mia fronte, solleticandomi gli zigomi coi suoi ricci.

"Niente, Harry." Rispondo sinceramente, agganciando due dita intorno alla vita dei suoi pantaloni per tirarlo più vicino. Si ritrae di poco, guardandomi dall'alto mentre trascina con mano sicura un asciugamano sulla pelle sudata.
L'altra, la sinistra, rimane avvolta intorno alla mia mascella.

I miei occhi sono pieni di lui, che vi legge il proprio riflesso. Si piega sulle ginocchia e posa il panno ai suoi piedi; avvolge poi i palmi intorno alle mie ginocchia e mi osserva con molta attenzione. Vivo di questi momenti silenziosi, di questi piccoli scambi: lui mi regala sicurezza e io gli dono tranquillità.

Sono talmente impaziente che sfioro la sua bocca coi polpastrelli, sorridendo quando i suoi denti iniziano gentilmente a stuzzicare la punta delle mie unghie.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora