Capitolo 14

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Harry's pov

Mi rendo presto conto che i miei pensieri diventano ossessivi e quasi confusi, perché passano dall'irritazione che la sensibilità di Lily mi provoca, alla sensazione piacevole di tranquillità che solo il suo profumo sa regalarmi.
E capisco che sono arrivato al limite solo quando mi ritrovo a ricordare l'odore di una fottuta ragazzina mentre spengo l'undicesima sigaretta consumata oggi.
È sempre così, un ciclo che si ripete incessantemente: non capisco qualcosa, ci ragiono, continuo a non capire e mi incazzo.
Mi piacerebbe, solo per una volta, entrare nella sua testa e cercare di comprendere perché si ostina a comportarsi nel modo in cui fa: se mi chiedessero di immaginare un singolo accenno di cattiveria sul suo viso, non sarei in grado di farlo.

Profondamente turbato, sposto le lenzuola dal mio corpo e poso i piedi a terra, sentendo un brivido raggiungere velocemente la base del mio collo.
Getto piano la testa indietro e socchiudo gli occhi, dal momento che lo sguardo mi si annebbia per un secondo, affogando in un mare nero costellato da spruzzi di bianco e rosso.
Mi alzo, il legno scricchiola sotto il mio peso quando muovo lenti passi nella mia stanza.

Mi guardo intorno come se fosse la prima volta che lo faccio: stordito, cammino lentamente, con le ginocchia piegate di poco e l'andamento spaesato.
Il mio corpo nudo è attraversato da brividi di freddo e leggeri sussulti, causati dalle strane sensazioni che sento agitarsi dentro.

Pura merda.
Un bruciore alla bocca dello stomaco che quasi mi piega in due, la mente turbata - questo per indole complessa.
Mi ritrovo ad invidiare gli stolti che di fronte ai mali del mondo rispondono con una risata - il dolore non rientra nel loro vocabolario.

Mi passo una mano tra i capelli e aggrotto le sopracciglia, grattandomi distratto il retro della spalla.
La stanza è piena di fumo.
Afferro un paio di boxer e me li infilo velocemente mentre rilasso i muscoli del ventre, contratti per la tensione che mi soffoca. Non c'è modo che sia stato il pensiero di Lily a turbarmi in tal maniera - come può un viso come il suo creare angoscia?

Mi avvicino al cassettone, afferro un pacchetto di gomme da masticare e ne infilo una in bocca: fuori è buio, il mio umore si adatta all'oscurità esterna e si fa cupo.
Esco dalla stanza.

Il silenzio aleggia nell'aria e rende i miei pensieri ossessivi. Mi muovo con attenzione, turbato da una profonda sensazione di disagio. Comincio ad irritarmi allora, per cui decido di accendere la televisione in salotto e di alzare il volume al massimo.

Restare solo con me stesso mi calma, in quanto sono in pace con ciò che solitamente sento muoversi nel mio ventre: manipolo le sensazioni e le razionalizzo.
Eppure ci sono momenti in cui il mio cervello inverte lo schema e mi getta in condizioni di puro turbamento, dilaniandomi l'anima con emozioni che non riesco ad identificare.
Mi siedo sul bracciolo del divano e prendo a fissare un punto fisso sul pavimento, masticando lentamente e concentrandomi su ciò che più mi infastidisce in questo momento. Negli anni della mia adolescenza trascorsi ad isolarmi, ho maturato un pensiero che nessuno riuscirà mai a scrollarmi di dosso - semplicemente perché è così e basta.
Che la gente, se sta male, è perché non si ascolta. Parla sopra i propri pensieri, ingoia tutto ciò che in realtà vorrebbe vomitare, oscilla tra il disperato bisogno di proteggere la propria mente dal giudizio altrui e quello di essere ascoltati, di essere compresi.
Trattiene gli istinti per timore, soffoca i sentimenti per orgoglio: perdono in partenza, perché si sentono annientati.
Io, al contrario, ho imparato ad ascoltarmi. A capire i miei pensieri, l'origine di essi, isolandomi ore ed ore nella mia stanza, schiacciato dal silenzio.
La solitudine aiuta, perché ti abitua all'indipendenza e allontana il complesso del rifiuto - una mia vecchia conoscenza ripeteva che solo i privi di aspettative non soffrono, perché è tutto una sorpresa. Sempre.
E, nel tempo, il dolore mi ha salvato, la paura mi ha permesso di capirmi e di ascoltarmi con sano egoismo.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora