Capitolo 26

11.4K 512 360
                                    

Harry's pov

I primi effetti collaterali arrivano dopo appena tre giorni. Vomito, nausea, mancanza di sonno e appetito, cali improvvisi di pressione, nervosismo, depressione, rabbia e odio psicologico autoinflitto.
Seguono disforia, paranoie, strane ansie e allucinazioni.

La mia prima striscia di Nose Candy - così come Thomas definisce la cocaina più pregiata - risale ai miei 16 anni, quando ancora in California ero impantanato nella merda di una vita che non ho mai voluto. Un disastro, un totale ribaltamento intimo e sociale. Riuscii a uscirne seriamente solo l'anno seguente: effetti collaterali a lunga durata? Epistassi, ancora vomito, ancora disforia, ancora depressione e isolamento. Inferno ad occhi aperti, ma la coca è una gran puttana, e finché c'è gente che ha fame di dolore, c'è la droga. Narici a fuoco tutto il giorno e lunghi pianti. Non vedevo l'ora di passare alla striscia seguente, di sniffare circondato da gente che viveva solo per vedermi affondare.

Pare un'utopia, una battuta priva di umorismo: ma ti sembra di morire ogni volta che riapri gli occhi e l'effetto è svanito. Euforia scivola via dalle tue dita come granelli di sabbia, lasciandoti coi palmi vuoti o colmi di confusione e totale panico.

Cosa ti spinge a rovinarti la vita? La ricerca disperata di qualcosa che pensi di conoscere, la gioia persa, una sfera di luce con cui giocare. Per poi piombare nella fossa che ti sei scavato intorno.

Ripeto che la droga è una puttana. Conoscevo un certo Dylan che la coca se la iniettava direttamente in vena, ed ha finito per creparci. Morto a 26 anni per overdose.

La droga ti accarezza il viso con una mano, ed è tutto ciò che brami: poi ti graffia. Trascina le unghie sulla tua pelle e tu sei già abbindolato, perché più provi di dolore e più ti ci avvicini. Ti controlla. Ti sussurra nelle orecchie quando dormi e quando provi a chiudere gli occhi corrosi da lacrime e acido.

È la tua amante preferita, lei. Tutte quelle emozioni nuove, la gioia, poi i sensi di colpa, il bisogno morboso, le prime frustate...ne esci sempre sconfitto. Io per la seconda volta ho perso la mia battaglia.

Il giorno dopo sono di nuovo al punto di partenza. In seguito ad una notte tormentata - con le lenzuola sudate, i muscoli doloranti e il panico insidiato nel cervello - il bisogno è diventato asfissiante. Totalitario. Crudele. La cocaina è diventato il mio medicinale, il mio anestetico per il dolore che mi tormenta.

Il pavimento sotto le mie mani è gelido e mi fa rabbrividire e sussultare cripticamente. Io lo giuro su Dio che sono immobile su queste piastrelle sporche, ma la testa sta girando forte e le tempie martellano calore e suoni indistinti. Osservo le mie dita tremare e mi rendo conto di star ridendo anche se tutto dentro di me tace. Gli occhi bruciano e sono costretto a chiuderli.

Ci sono io che non capisco più un cazzo e c'è Thomas che si sta fumando un sigaretta, riverso a terra a poca distanza da me. Il mozzicone ha lasciato un puzzo terrificante per casa, e lui comincia a borbottare tra sé e sé. Io separo le labbra e continuo a girare, girare, girare, girare. Non si ferma più e il cervello si consuma nel cranio diventato molle.

"Thom."

Mi sto rovinando la vita. Entrambi lo stiamo facendo.

Sento le vene pompare sangue bollente ma io rabbrividisco e annego nel mio stesso sudore.

"Mh?" Fa lui, si smorza le parole in bocca e si porta una mano alla fronte, premendo le dita sulla pelle umida.

Il mio sguardo scappa e corre al soffitto: le pareti si sciolgono e sembrano avvicinarsi le une alle altre, in una danza che conoscono solo loro, a ritmo di una musica che non sono in grado di sentire. Soffoco una risata e biascico qualche parola, cercando di ordinare i pensieri.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora