Capitolo 52

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Lily's pov

Harry rimane in silenzio.
La stanza pare essere vuota, ché è troppo grande per noi due che ci siamo resi conto di essere quasi insignificanti. Sono ancora presenti i mobili in legno contenenti libri e argenteria, il divano, il tavolino in vetro, la televisione, l'orologio a pendolo.

Eppure manca qualcosa. Sarà l'atmosfera che si è crepata, sarà Harry che mi guarda con occhi diversi, sarò io che mi sono spaccata in due.

Ho smesso di guardare il ragazzo di fronte a me. Con le ginocchia strette al petto, le braccia a cingerle e le spalle a premere contro la parete, mantengo lo sguardo fisso sulla punta delle scarpe di Harry, ché seppur in silenzio si è avvicinato, e ha le ginocchia piegate e i talloni sporti verso l'alto per potermi guardare negli occhi più da vicino, in modo più intimo.
Sta di fatto che decide di non forzarmi.

Per questo trascorrono altri minuti infiniti, scanditi dall'ossessivo ticchettare dell'orologio a pendolo presente nell'angolo della stanza.
È come se prestare attenzione al tempo che scorre fosse una rassicurazione, una sorta di distacco dalla realtà. Perché immaginare che tutto ciò non sia accaduto mi è più facile che affrontare gli occhi di Harry, che è ancora qui. Non è mai andato via.

È rimasto quando mi ha guardata scivolare a terra, quando ha ascoltato i miei respiri rompersi a causa dell'affanno, quando io stessa l'ho scongiurato di andarsene.

E adesso i ruoli paiono essersi invertiti, perché è lui ad aver paura mentre mi guarda.
Terrorizzato dalle azioni che ha rischiato di commettere, in preda a una furia ingiustificata che lo ha portato a rovinare tutto in una manciata di secondi. Così che, nell'istante in cui accenna ad avvicinarsi, io inizi a scuotere energicamente la testa.

"No." Espiro. "Non ti avvicinare."

Nota il mio crescente disagio per il modo in cui stringo le spalle, serro le mani attorno alle mie ginocchia, mi inarco contro la gelida parete color avorio. E lui è senza fiato e senza pietà, tremola il suo sopracciglio, ha gli occhi storditi.

"Lily..." la sua voce suona bassa e melliflua. Ignora la mia agitazione, il mio scalpitare, il mio bisogno di mantenere una distanza fisica e mentale, e permette alle nostre ginocchia di sfiorarsi mentre mi avvolge le braccia coi palmi caldi, utilizzando una gentilezza che, dopo un simile accaduto, suona come un pugno nei denti. Mi irrigidisco.

È ferito dal terrore che legge nei miei occhi quando essi si spalancano, tanto che, per la prima volta, appare completamente destabilizzato. "No." Mormora angosciato, con la voce appesantita dell'incapacità di controllarsi. "No, Lily, non farlo." E le sue mani raggiungono le mie spalle, e poi il mio collo, e il suo corpo si fa più vicino, arrivando ad avvilupparmi nel suo calore.

"Non mi toccare." Le mie dita coprono la pelle scoperta delle sue clavicole e lo spingono delicatamente all'indietro - o almeno tentano di farlo.
Harry non si muove di un centimetro.
Ha gli occhi storditi, il fiato caldo. Non sono in grado di sopportare il dolore che leggo nelle sue iridi, allora inizio a mormorare con maggiore enfasi.
"Harry..."

"Lily. Guardami negli occhi-"

"Basta. Non parlare più."

"Lil-" le sue dita raggiungono il mio mento. Un brivido mi scuote tutta, ma la situazione sta mutando a mio favore: è già cambiata la tensione del suo corpo, e l'emozione nella sua voce. La paura lo sta mangiando vivo.

"Ti prego, fammi alzare."

Mi sento immersa fino al midollo in una densa nube di confusione. Le mie ginocchia tremano nel sostenermi, e io sono sopraffatta, sono stordita dalla necessità di far chiarezza. Harry me lo impedisce con la sua presenza ingombrante, coi suoi occhi tanto meravigliosi quanto invasivi. Inizio a soffocare.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora