Capitolo 54

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Harry's pov

Ci sono aspetti di Lily che ho sempre detestato. Primo fra tutti l'incondizionato vittimismo che guida ogni suo gesto, e che la introduce nella società nella quale è costretta a vivere oggigiorno.
La scusa perfetta per giustificarsi quando è nel torto.
Ma il coglione sono io che ogni volta ci casco! E mi lascio rigirare dalle sue iridi lucide e dalle sue ciglia tremolanti.

Io che ho sempre odiato le debolezze e la vulnerabilità in generale, e che per anni ho giurato di inseguire solamente gambe lunghe e sguardi accattivanti.
Lily possiede entrambi, sia le gambe lunghe che gli sguardi accattivanti, ma il tutto incastrato in un corpicino deboluccio e in un visetto timido. Ed è andata a peggiorare - le prime volte possedeva un maggiore slancio vitale, il quale è appassito col tempo. Che sia questo ciò che mi ha attratto a lei? Il bisogno primordiale di rassicurarla? Di proteggerla?

La verità è che Lily rappresenta la parte di me che necessita di esistere solo per essere amata. Desidero essere amato. Ne ho bisogno per respirare. E amando lei ho trovato il mio piccolo rifugio, negli angoli e negli spigoli e nelle curve del suo corpo. Il seno, il collo, il fianco e la curva della coscia che scivola fino al nodoso ginocchio.

Aveva il vizio di svegliarmi con baci e carezze sul viso. Iniziava dal mento e finiva per sfiorare le mie palpebre chiuse con le labbra, tentando un approccio tanto gentile quanto rassicurante. Aprivo gli occhi che già mi sentivo totalmente a mio agio, stretto e premuto e per metà soffocato dal corpo di lei. E la cosa che più mi manda fuori di testa è il nostro rapporto in sé, morboso sin da principio ma divenuto totalitario dopo la prima volta che ci siamo messi le mani addosso.

Ho mandato tutto a puttane. Semplice e conciso come un insulto. Ancora mi chiedo cosa volessi ottenere: rispetto e ubbidienza? Talmente ero accecato dall'irritazione e dalla paura che ho dimenticato chi stessi maneggiando - eppure non l'avrei mai fatto. Non sarei giunto a tanto, e lei lo sa. Si è lasciata trascinare nel baratro dai vecchi rancori e dalle vecchie paure, ma la colpa è mia che ho finito per perderla.

Eppure non sapevo cosa volesse dire disperarsi finché non ho ricevuto quella chiamata. S'intende disperarsi fino a piangere, fino a urlare.
Era la voce della sua amica. Quella di cui Lily parlava in continuazione, quella che le stava sempre attaccata al culo. Sarah, la riccia dalla carnagione olivastra.

È stata una telefonata breve, una di quelle improvvise, una di quelle che non ti aspetti mai. Un sussurro tremante, un "Lily è lì con te?"

No, le ho risposto di getto e senza pensare alle conseguenze. Come urtato da tale supposizione dopo quanto successo. Perché?

Ed è seguito il silenzio. Un'assenza di suono che mi ha permesso di ascoltarmi e di capire senza che lei avesse bisogno di aggiungere altro.

Perché io non la trovo più.

E cosa fare dopo un'affermazione del genere? Teoricamente andrebbe mantenuto un certo contegno, una calma ferma indispensabile per respirare. Eppure qui si parla di Lily, e di Snake Scott che per ammazzarmi sarebbe disposto a sgozzarmela di fronte agli occhi.

Ho semplicemente rimosso tutto ciò che è intercorso tra la fine della telefonata e l'arrivo nell'ufficio di Morgan. Non ero in me né quando mi agitavo sul sedile in pelle dell'auto di Benjamin, né quando tamburellavo i piedi sul pavimento di quella casa infernale.
L'ho chiamata quindici volte. Quindici telefonate a vuoto. Ho iniziato a vomitare blasfemie alla terza, alla decima stavo urlando e a quella successiva sentivo le lacrime bruciarmi le sclere.

Tanto che Benjamin ha dovuto strapparmi il telefono di mano, ed è stato costretto a schiaffarmi il palmo in faccia per evitare di essere preso a manrovesci.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora