Capitolo 20

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OBBLIGATORIO ascoltare una di queste canzoni:

Sign of The times - Harry Styles
Meet me in the hallway - Harry Styles
The Heart Wants What It Wants - Selena Gomez

Preparate i fazzoletti, che a me è scesa una lacrimuccia mentre scrivevo.

Harry's pov

Una piccola parte del cervello umano si attiva e agisce senza l'intervento diretto della volontà: quella sezione che, se non tenuta sotto controllo, porta alla pazzia. I folli, i malati, gli assassini sono tutti come noi, solo...persi nella loro mente e non in grado di uscirne.
Ricordo un periodo della mia vita - dai 10 ai 16 anni - dove il buio aveva inghiottito ogni singolo stimolo esterno e mi aveva rinchiuso nella solitudine.
Uscire dal cerchio è talvolta impossibile, ma se si è furbi e spesso senza riguardi, ci si riesce.

Io ci sono riuscito.

Ho imparato, col tempo, a controllare ogni stimolo interno ed esterno, a soffocare le parole scomode, a trattenere i desideri lì dove dovevano restare: in mezzo al petto, bloccati sotto la gola.
La freddezza e il calcolo sono tutte le armi di cui dispongo, perché di fondo nascondo una base non solida di forza - quelle volte che agisco non è il cervello a guidarmi, ma l'istinto, ovvero l'unica cosa che mi rimane.

Non sono mai stato una persona trasparente, non mi è mai riuscito esserlo. Non per volontà ma per indole tendo sempre e comunque ad oscurare una parte di me e della mia vita: se mi scopro troppo entro in paranoia e la ragione, la freddezza e il calcolo se ne vanno a puttane.

E ora mi sento un vigliacco.
Se so che qualcuno ha sbagliato, io glielo rinfaccerò, perché è mio desiderio primario farlo stare male. Sempre.
Ciò mi porta ad agire da completo idiota, perché spesso non mi rendo sufficientemente conto di con chi ho a che fare.
Non so maneggiare i sentimenti delle persone, non sono in grado di farlo neppure coi miei.
Non pretendo di esserne capace ma so che dovrei.

Ma sono arrabbiato. Tanto, tanto arrabbiato. Furioso oltre ogni convinzione. Non vorrei nemmeno esserlo, non vorrei sentire le mani formicolarmi dalla voglia insana di fare tanto male, perché di fronte ho una ragazzina che di male ne ha subito fin troppo.

La sensibilità mi ha disgustato fin da principio, ma è in grado di assorbire le tue emozioni e renderti schiavo di esse. E io, disperatamente, le nascondo e la afferro.
La trascino con me senza guardarla, per non sputarle merda addosso e per non pentirmene subito dopo.
Sono ipocrita.
È disgustoso, essere ipocriti.

Ma lei ha sbagliato e se n'è resa conto, perché mi ha chiesto scusa. Cosa me me faccio io delle sue scuse, ora che tutto si è rovinato? Ora che si è rovinata?
Vorrei essere capace di capirla, di comprendere la portata delle emozioni che la scuotono sempre.
Le mette in tutto ciò che fa, Lily. Anche mentre si dibatte perché ha paura. Mi si rivolta la stomaco una, due, tre volte, ma rimango inflessibile e la faccio salire in macchina con la forza. Me ne pento nello stesso momento in cui lo faccio, eppure non lo dico.
Sbotto invece parole crudeli che non penso e non ho mai pensato, perché è il mio orgoglio ferito a parlare per me.

Adesso che sono qui, però, cosa me ne faccio di frasi vane e delusioni nascoste? Adesso che sono costretto a frenare e accostare l'auto con le mani che sussultano in modo criptico contro il volante?

Io chiamo il suo nome più volte, ma i suoi sospiri aumentano e si spezzano in uno sciame di preghiere sussurrate.
Allora lo ripeto in modo più morbido, entrambe le mie mani raggiungono il suo viso dalla pelle bollente e bagnata di lacrime. È collassata contro il sedile. Respira in modo lento e trema con forza, le dita le si arricciano nell'inconscienza quando le prendo tra le mie. Non so dove metterle.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora