Quando controllo l'orologio appeso alla parete constato che sì, è tardi, e sono le undici passate. Mi volto e vedo Harry salutare il resto dei ragazzi prima di raggiungermi e tirare fuori dalle tasche le chiavi dalla sua auto.

Mi posa una mano sul fondo della schiena, incitandomi a voltarmi con lui per seguirlo fuori dall'appartamento: perdo tempo perché rivolgo un sorriso tirato a Benjamin, Thomas e il dolce Bryan, grata del lavoro che li ha tenuti occupati ore ed ore.

La porta si chiude con un click leggero alle nostre spalle. Harry scende per primo con me a seguire i suoi passi - affondo le mani nelle tasche e nascondo il viso tra i capelli, persa in un mare di dolore che trattengo disperatamente all'interno del mio corpo tremante.

Quando però arriviamo alla fine del palazzo, il forte temporale che fuori alberga e sconvolge il cielo è reso ancora più evidente ai nostri occhi.
Le cime degli alberi si piegano sotto la violenta forza del vento, che totalitario e pretenzioso, costringe entrambi a stringerci nei nostri vestiti asciutti.

Ci rifugiamo presto in macchina. Harry guarda il suo riflesso nello specchietto retrovisore, passandosi scocciato una mano tra i ricci - ora umidi - mentre io mi sistemo pigramente sul sedile di fianco a lui.

La vettura come al solito porta la sua stessa fragranza di limone, menta e tabacco - quest'ultimo appena accennato, in conseguenza alle sigarette che si ostina a fumare ogni ora della giornata. La nota amara è percepibile anche sulle sue labbra quando queste vengono premute sulle mie, plasmando pelle su pelle e carne contro carne.

La sua stanchezza diventa evidente quando getta il capo sul poggiatesta con un sospiro di puro sfinimento. La sua mano sinistra raggiunge però il tessuto umido dei miei pantaloni per stringere teneramente il ginocchio nel palmo, regalandomi una carezza inaspettata che è in grado di sciogliermi senza che lui compia il minimo sforzo.

In un gesto inconsulto permetto alla mia mano di raggiungere la sua, di coprire le sue dita con le mie e di trasmettergli tutto l'affetto che non sono in grado di donargli a parole.
Notando la mia difficoltà Harry volta il capo nella mia direzione e, sebbene la distruzione porti sconforto sul viso di entrambi, esso viene illuminato da un sorriso talmente meraviglioso da mozzarmi il fiato in gola: solo in questo momento capisco che Harry non mi ha mai sorriso davvero.

Un bacio viene scambiato sotto il chiaro di luna, con la pioggia a coprire il rumore dei nostri sospiri: la sensazione di sconforto è sostituita dal calore, e il calore dalla commozione. La sua bocca ricopre la mia col suo sapore e la sua infinita intensità: movimenti lenti, lingua appena appoggiata tra i denti, labbra che baciano e succhiano.

Harry è ingordo anche nelle dimostrazioni d'amore, e quando poi si allontana dal mio viso con un leggero schiocco di labbra i suoi occhi tornano nei miei, che subito si abbassano.
Non vengono pronunciate altre parole, perché sento il motore della vettura sibilare di sottofondo alla pioggia che, ancora violenta, si rovescia sopra le nostre teste distratte.

La mano di Harry rimane posata sulla mia gamba e il mio cuore custodito nel suo sguardo, ora fisso sulla strada che sfreccia dietro di noi.
La luce macabra dei lampioni illumina le zone buie del viale ad intermittenza, ma nulla può sembrare più pacifico alla mia mente, pur essendo la situazione tra le peggiori: non col respiro di Harry ad affiancare il sibilo del motore ed il leggero ruggire della pioggia, non col suo pollice che mi accarezza il ginocchio, non col suo indice e col medio premuti nella carne con più forza rispetto al resto delle dita.

"Posso farti una domanda?" Gli chiedo con voce piccola, osservandolo guidare con concentrazione e freddezza. Harry annuisce distratto, lo sguardo ancora fisso davanti a noi.
Mi perdo nell'ammirare il profilo tagliente del suo viso.

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