I miei occhi annegano in un verde foresta che tutto è tranne che cristallino; una miscela di inchiostri scuri e screziati di misteriosa attenzione. Strappo i miei avambracci dalla presa solida di Kendall, che lascia cadere le mani lungo i fianchi e mi mostra un sorriso sinistro ma, seppur divertito, con una punta di irritazione a stroncargli le labbra.

Io non lo so, neppure se me lo chiedessero sarei in grado di rispondere. Perché il battito è già alle stelle nel costato? Perché il mio sopracciglio tremola sotto il suo sguardo attento?

"Scusa." Gli dico lentamente. "Non volevo colpirti."

Scrolla le spalle in tutta risposta, sminuendo le mie parole e scuotendo il capo per spostarsi il ciuffo biondo cenere dalla fronte. "Fa niente. Hai un minuto?"

Mi guardo intorno e noto che lo spazio che ci circonda è sgombero di persone, per questo le sue parole risultano più mielose di quanto in realtà lo siano. Va a finire che scuoto la testa dopo un attimo di profondo silenzio. Faccio per superarlo, ma il mio movimento è seguito dalla sua mano che serpeggia verso il mio corpo, serrandosi intorno al mio polso destro per impedirmi di proseguire.

Quel movimento innocuo per me è come il peggiore degli insulti, perché mi volto col viso livido e le labbra già pronte a separarsi per ammonirlo con parole taglienti. È lui a precedermi - assottiglia lo sguardo e allarga le narici, fissandomi con occhi di serpente.

"Ma cosa ti ho fatto?"

Succede che rimango a guardarlo qualche attimo di troppo, crogiolandomi nel silenzio che lui stesso ha calato sulle nostre teste come un velo sottile. Sciolgo la presa che le sue dita hanno fin'ora mantenuto sul mio polso, lasciando cadere la mano lungo il fianco e trascinando denti e lingua sul mio labbro inferiore.

"Niente." Mormoro nel mezzo di un sospiro. "Sono io che- niente, niente. Scusami."

Io nemmeno lo so per cosa mi sto scusando, ma detesto ciò che fin'ora è stato e dentro di me continuerà ad essere: palpito, ma non ho motivo d'aver paura.

"Scusami." Ripeto ancora, passandomi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi per qualche secondo. "Non so cosa mi sia preso, Kendall, giusto?"

Il ragazzo imperscrutabile annuisce di fronte a me. Mantiene le spalle rigide e l'aria attenta, ma la mascella sembra ammorbidirsi al tono dolce della mia voce. Mi porge una mano che stringo con riluttanza.

"Lily. Hai bisogno di qualcosa?" Torno a guardare l'orologio e comprendo che il ritardo è ormai un'ovvietà almeno per la prima ora, ma io ancora deglutisco e mi guardo intorno nella speranza di veder comparire qualcuno.

"In realtà volevo solo fare una chiaccherata con te, dato che la scorsa volta non è stato possibile." Così come è sparito, un leggero sorriso torna a curvargli le labbra. "Ti va di uscire di qui un attimo?"

"Non so se è una buona idea...sai, ho la- la lezione."

La scena è patetica così come lo sono io, in all'erta di fronte a un ragazzo che al massimo avrà un paio d'anni in più di me. Mantengo una distanza tra i nostri corpi, ma il suo sguardo sembra scorrermi addosso con ligia lentezza.

"Va bene." Fa in tono condiscendente. "Però smetti di essere così tesa, per favore."

"Non lo sono."

Una smorfia di scherno si apre sul suo viso complesso. "Certo."

"Di cosa hai bisogno?" Domando di nuovo, con fare sbrigativo ma sguardo pacato.

Kendall rimane qualche secondo in silenzio. Capisco che dalla sua postura disinvolta lui si senta molto più a suo agio rispetto alla sottoscritta, che non riesce a smettere di picchiettare la punta del piede a terra. Mani in tasca e capelli un po' spettinati sulla fronte, questo è il ragazzo che di fronte a me sorride notando il mio crescente disagio.

Dangerous [hs]Where stories live. Discover now