CAPITOLO 11

4.8K 321 24
                                    

KYLE

Mentre raccolgo i contenitori vuoti nei quali poco fa c'era il nostro pranzo, Sam si lava la faccia con l'acqua di una fontana. Butto la busta con i contenitori nel cestino e la raggiungo. Quando si gira a guardarmi noto che con l'acqua non se n'è andato solo il ketchup, ma anche il trucco. Ma non mi dispiace, è bella lo stesso. Anzi, forse anche di più. Mi guarda per un istante, poi sposta lo sguardo sulla mia mano, e di nuovo su di me. Mi sta chiedendo se può prendermi per mano?
Non riesco a non trattenere un sorriso, quindi gli porgo la mano immediatamente. Lei la afferra e torniamo a passeggiare lungo i sentieri di Central Park. Ormai è pomeriggio inoltrato, il parco è quasi vuoto e c'è una tale pace, un tale silenzio, a parte il cinguettio degli uccelli e le urla giocose di qualche bambino, che rimarrei qui con lei per tutta la vita. Continuiamo a camminare e a commentare ogni posto del parco, anche il più piccolo dettaglio che risalta ai nostri occhi. Sam è così felice di essere qui. Se prima non avessi visto la statua di Alice ferma al suo posto, avrei creduto che so fosse trasformata e avesse preso vita nel corpo di Sam, tanta é l'emozione che prova nel visitare il parco. E come dargli torto, è un posto incantato, magico, speciale. Sembra davvero il Paese delle Meraviglie. Una volta venivo spesso a passeggiare qui, ci trascorrevo giornate intere a pensare. Ma quei momenti non erano belli come quelli che sto vivendo ora. Erano terribili. Mi sedevo dove capitava, possibilmente il più lontano che potevo dalle persone, e pensavo a quello che era successo quella notte. E più ci pensavo, più ripetevo a me stesso che è stata tutta colpa mia. Se non fossi scappato, non sarebbe successo niente. Avrei potuto... salvarlo? No, probabilmente sarebbe morto lo stesso, ma avrei potuto comuqnue tentare. Non ho avuto il coraggio di farlo, e non ho avuto nemmeno il coraggio di dire la verità, anche se l'ho fatto solo per difendere chi per me aveva fatto di tutto. Ha ragione Sam, assomiglio molto a Balto. Lui aveva paura di non riuscire a salvare tutti quei bambini malati. Io ho paura di non riuscire a salvare me stesso da quei ricordi, perché se non riuscirò a salvare per primo me stesso, non riuscirò a salvare Sam. Ma questa volta sono disposto a provare, rischiare e assumermi le mie responsabilità, perché bisogna rischiare e combattere per prendersi ciò che si vuole. E io voglio Sam, ora l'ho capito, in tutti questi anni che sono stato lontano l'ho capito.
Ad un tratto la sento che mi chiama e torno alla realtà, scacciando i pensieri per l'ennesima volta da ieri sera. La guardo e mi chiede se va tutto bene.
<Si... si, tranquilla piccola>. La vedo arrossire e mi sorride. Solo ora mi rendo conto di come l'ho chiamata.
<Scusa, non avrei dovuto... mi sono lasciato andare> sorrido, mascherando la mia agitazione.
<No, è carino e... dolce. Mi piace>. Tiro un sospiro di sollievo.
<Vieni, andiamo laggiù>mi dice, tirandomi per un braccio. Mentre proseguiamo, tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans e controllo l'ora. Mi rammarico subito quando vedo l'orario, tra due ore devo riportarla a casa. Voglio cercare di tornare prima che Tessa esca. A quest'ora sarà in qualche negozio a provare dei vestiti e tornerà a casa da un momento all'altro per prepararsi. Forse se la riporto a casa prima che Tessa se ne vada, cambierà idea e si convincerà a rimanere con lei. Non mi piace che rimanga sola di notte. Lo so, è da egoisti sabotare la serata romantica di Tessa, ma in questo momento la mia priorità è Sam. Lei sarà sempre la mia priorità, su questo non ci sono dubbi. Vedo che mi chiama di nuovo e mi rimette il telefono in tasca. Ok, ho deciso, tra due ore si va a casa. Spero che Tessa si trovi li quando torniamo.
Mentre vado da lei, non mi capacito che siano già le quattro del pomeriggio.
Quando la raggiungo vedo che è ferma davanti ad una grande fontana. Alzo gli occhi e vedo la statua che sormonta la fontana: l'Angelo delle Acque. Intorno a noi ci sono alcune persone, mentre poco più in là, oltre la fontana c'è il lago. È un posto stupendo, anche se a mio parere, questa parte di Central Park ha più fascino d'Inverno, quando il lago è ghiacciato e c'è la neve.
Sam guarda l'angelo e prendendomi di nuovo la mano mi dice <È bellissimo, non è vero?>.
La guardo a mia volta e le dico <Tu sei bellissima>. Sorride e sento che mi stringe più forte la mano.
<Chissà, magari questo angelo ci proteggerà entrambi e ci aiuterà> le dico un pò in imbarazzo.
<Ci aiuterà? A fare cosa?> mi domanda.
<A stare insieme per sempre> le dico, senza pensarci due volte.
Lei si sporge verso di me con quel sorriso bellissimo, e mi da un bacio sulla guancia. Sento il calore delle sue labbra sulla pelle. Vorrei tenerla stretta a me in ogni minuto, vorrei baciare di nuovo le sue labbra morbide e delicate, ma come ho già detto, non voglio metterle fretta, così mi accontento del suo bacio e la abbraccio.

Qualche minuto dopo, ci ritroviamo seduti su una panchina. Sam è appoggiata con un braccio allo schienale di legno, mentre le gambe le tiene incrociate alle mie. Quando passa un gruppo di ragazzi, mi accorgo che la guardano come un branco di predatori pronti ad afferrare la preda, nonostante si siano accorti che ci sia anche io qui con lei. Quando vedo che si avvicinano, mi avvicino ancora di più a Sam e le metto in braccio intorno alle spalle. Quando i ragazzi vedono il gesto, il loro sguardo si posa sul mio e da come scappano devono aver afferrato il concetto. Sam sembra non essersi accorta di niente, dato che mi dice <Facciamo un gioco!>.
<Ok, che gioco vuoi fare?> le chiedo, ma quando me lo dice non sono più tanto sicuro di voler giocare, perché risponde <Obbligo o Verità>.

Il Nostro Fantastico Errore (DISPONIBILE IN SELF SU AMAZON)Место, где живут истории. Откройте их для себя