Capitolo 1

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Lily's pov

"Una delle cose sorprendenti dell'opera è la forza, direi la compassione, con cui vi sono tramandate le ragioni dei vinti. È una storia scritta dai vincitori, eppure nella memoria rimangono anche, se non soprattutto, le figure umane degli sconfitti...a prima vista non te ne accorgi, accecato dai bagliori delle armi e degli eroi-"

La professoressa Garrison avrebbe continuato all'infinito ad argomentare, espletare, ritagliare e ricucire le parole delle sue poetiche riflessioni, seduta sulla cattedra con gli occhiali posati sul naso e il libro di testo aperto sulle cosce. La sua voce nel parlare trasmette la passione che prova nel leggere righe di opere vecchie, antiche, ormai quasi dimenticate;
eppure, proprio in quel momento, lo stridio acuto della campanella rompe il silenzio segnando il termine delle lezioni.

La professoressa sobbalza leggermente e alza lo sguardo verso di noi, sorridendo mentre si toglie gli occhiali da vista.
"Continueremo domani." Sospira alzandosi.

Immediatamente il resto degli studenti chiude i propri quaderni, getta tutto negli zaini e si precipita fuori dall'aula, ché a loro la letteratura mica piace, e devono sbrigarsi a uscire da questa prigione.

Chiudo tranquilla il mio quaderno di appunti, sistemo tutto nella mia sacca e me la isso in spalla, stropicciandomi pigramente un occhio.

Sono l'ultima ad uscire dalla classe, subito dopo aver salutato la professoressa, intenta a raccattare le sue cose sparse sulla cattedra.
"Arrivederci, professoressa."

Un cenno col capo e un sorriso, questo è ciò che ricevo poco prima di muovere timidi passi nel corridoio affollato della scuola.

Frequento il quarto anno di un piccolo liceo di Phoenix, Arizona, e studio per diventare qualcuno di importante, almeno così si spera.
Il fatto è che metto passione in ciò faccio, e, nonostante la mia contorta timidezza, tendo a puntare sempre in alto.
In effetti, una come Lily Davis non può permettersi altro se non andare bene a scuola: la ragione è che non ho particolari talenti, oltre all'essere dotata di intelligenza e capacità di osservazione.
In parole povere, ho quasi diciotto anni e non so cosa farne della mia vita, se non che desidero ardentemente che sia diversa da quella che sono costretta a vivere.

Il corridoio dell'ala ovest è affollato più del solito, segno che molti studenti hanno già finito le lezioni anche per oggi, e se stanno beatamente tornando a casa.

Alzo il naso per aria e spingo alcune ciocche di capelli dietro le spalle, in cerca di una familiare chioma castana che individuo poco dopo, di fianco al suo armadietto.
La raggiungo con lo zaino in spalla, dandole un bacio sulla guancia mentre lei è ancora girata di spalle, intenta a inserire la combinazione del suo armadietto.

"Hey!" Mi saluta Sarah con un sorriso radioso, gettando con nonchalance alcuni libri nel suo zaino e passandosi una mano tra le ciocche castane della sua chioma riccia.

Sarah Dewitt è la persona che più si avvicina alla​ definizione di 'amica' nel mio dizionario. Ci conosciamo dal primo anno di liceo, e da allora non ci siamo mai più separate.
Siamo diverse, molto diverse, eppure alcuni tratti della sua personalità sono più simili ai miei di quanto sembri, mentre altri riescono a colmare gli spazi vuoti di ciò che io non posseggo.

"Usciamo da questo inferno prima che mi prenda un collasso." Sbuffa lei, sbattendo l'anta dell'armadietto con forza per richiuderlo e issandosi lo zaino in spalla.

Alzo gli occhi al cielo e seguo i suoi passi fuori dall'edificio, tastando le tasche dei miei jeans alla ricerca del mio vecchio telefonino.
Poi mi ricordo di averlo lasciato a casa stamattina, quindi sbuffo anche io e stringo gli occhi quando il sole mi colpisce il viso coi suoi raggi, una volta in cortile.
Noto alcuni ragazzi parlare rumorosamente seduti sul muretto della scuola, con le sigarette in bocca e gli occhi fissi sugli alunni più piccoli che escono dalla porta principale, quasi a volerli mettere a disagio di fronte a quella che loro definiscono aura misteriosa.
Il mio liceo è pieno di tipi del genere, ragion per la quale mi tengo ben lontana da gruppetti di teppisti.
Non li giudico, non mi permetterei mai, dico solo che, se mai avessi la sfortuna di ritrovarmene uno davanti, probabilmente vivrei brutti cinque minuti.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora