•Chapter number 58•

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MARGAUX'S POV
Siamo venuti tutti a casa di Niall così da riscaldarci un po' e cambiarci i vestiti tutti fradici. All'inizio pensavo davvero che ci fosse soltanto Elizabeth, ma quando ho visto Niall, Zayn e Louis, mi sono vergognata di me stessa, sono scappata senza dire niente a nessuno e mi hanno trovata in un cimitero a piangere davanti a un pezzo di marmo.
Ridicolo, davvero.

'Ora riposati un po''

Mormora Niall lasciandomi un bacio sulla fronte e coprendomi ancora un po' con la coperta di lana che ha tirato fuori dall'armadio apposta per me, dato che stavo tremando eccessivamente per il troppo freddo e umidità che ho preso prima. Sento la porta della camera chiudersi e mi rigiro a pancia in giù sospirando e sbuffando rumorosamente, consapevole del fatto che non chiuderò occhio nemmeno oggi, eppure questa mattina mi sono svegliata presto.
Avrei preferito rimanere un po' più di tempo insieme a papà, ma pioveva, avevo freddo e in più il mal di testa non aiutava affatto, il troppo piangere non mi fa mai granché bene.
Mi rigiro verso il comodino di Niall e guardo l'ora, è appena l'una del pomeriggio, non riesco a dormire, ho mal di testa, non ho fame e oggi è una giornata assolutamente no.
L'unica soluzione è andare giù dagli altri dato che non mi va di stare da sola e di lasciarli da soli, ma allo stesso tempo voglio stare da sola, lontana da tutti. Sbuffo un'altra volta scostandomi le coperte di dosso e sentendo immediatamente freddo, una sensazione che non sopporto, mi alzo forse un po' troppo velocemente dato che inizia a girarmi la testa, e con la coperta avvolta sulle mie spalle, mi dirigo giù in soggiorno dagli altri. I pantaloni di tuta che mi ha prestato Niall sono estremamente lunghi e devo fare attenzione a non inciampare. Li ritrovo tutti e quattro sdraiati sul grande divano, con lo sguardo fisso alla televisione sincronizzata su un canale che sta trasmettendo qualche specie di programma di macchine o di moto, povera Elizabeth. Con passo svelto e cercando di non farmi sentire da nessuno mi avvicino al divano, andandomi a sdraiare di fianco a Niall.

'Non dormi?'

Mi chiede stringendomi a lui e lasciandomi un bacio sulla testa, nego con il capo e incomincio a guardare anche io il programma che stanno trasmettendo in televisione, ma trovandolo subito noioso, dato che tratta di argomenti a me sconosciuti e che non m'interessano affatto. Afferro il telecomando appoggiato sul tavolino di fronte al divano e cambio canale, facendo protestare così i tre ragazzi che sembravano piuttosto interessati.

'Grazie Margaux, ti amo'

Esclama a voce alta Elizabeth, facendomi così ridere e aumentando le proteste dei ragazzi. Con un gesto veloce, Niall mi prende il telecomando e ritorna allo stesso canale di prima, accontentando gli altri due mentre io ed Elizabeth ci lamentiamo.

'Gira canale'

Ordino a Niall girandomi verso di lui, che però non mi calcola minimamente, continua a guardare la televisione.
Sbuffo rumorosamente così da farmi sentire da tutti e appoggio la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi e provando la rilassarmi, ma addormentandomi pochi minuti dopo.

'Margaux dobbiamo andare o faremo tardi'

Mi avvisa mia madre a voce estremamente bassa, come se non volesse farsi sentire da nessuno, come se volesse rimanere in silenzio fino alla fine dei suoi giorni, proprio come vorrei io.
I suoi occhi verde smeraldo sono molto più scuri del solito, proprio come i miei azzurri, in fondo abbiamo sempre avuto questa particolarità che papà amava profondamente, diceva che riusciva a leggere le nostre emozioni soltanto guardandoci negli occhi, conosceva ogni singola sfumatura delle nostre pupille, ci conosceva davvero troppo bene.

'Non abbiamo nient'altro da perdere ormai'

Tutto quello che di più importante avevo, l'ho perso, quindi a cosa serve arrivare tardi al suo funerale?
Saliamo in macchina e partiamo verso la grande chiesa in centro, è lì dove celebreremo il funerale di mio padre.
Sono vestita interamente di nero, come tutti gli altri giorni d'altronde e ho portato con me un paio di occhiali da sole, sicuramente le mie lacrime non si risparmieranno questa volta.
Arriviamo in chiesa e notiamo che è abbastanza piena, mio padre era conosciuto da tutti qui in città ma anche in periferia, aiutava quando poteva, collaborava con la squadra di calcio e allenava sia grandi che piccoli appena il lavoro glielo permetteva, era un uomo gentile e simpatico con tutti, il sorriso sempre impresso sulle sue labbra e non perdeva facilmente le staffe, quindi non si arrabbiava mai con nessuno anche se ce ne sarebbe stato il motivo. Diciamo che mio padre era perfetto, ecco si, perfetto è l'aggettivo che meglio lo descrive.
Ci sediamo in prima fila ma io non saluto nessuno, né nonni, né zii, né cugini, nessun parente a me strettamente collegato.
La celebrazione va avanti con i vari discorsi dei parenti ed io sono l'ultima, parlo anche per mia madre dato che lei non ne sarebbe stata capace, avrebbe iniziato a piangere sin da subito e non avremmo capito niente.

Problems||Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora