•Chapter number XXIV•

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'Margaux dove stai andando?'

Mi urla l'infermiera di turno oggi dal bancone, ma non mi giro nemmeno per vedere chi sia, semplicemente l'ignoro e continuo a correre per raggiungere l'esterno, fino a quando, due grandi e possenti mani, mi afferrano per i fianchi facendomi fermare di colpo.
Mi giro per qualche secondo per vedere chi è che mi ha fermata, e appena noto che non è Niall, mi dimeno riuscendo a liberarmi dalla sua forte presa.

'Lasciate stare'

Urlo prima di ricominciare a correre più forte di prima arrivando fuori ma sentendo qualcuno che mi rincorre, quindi aumentando di più la velocità.
Supero il parcheggio dell'ospedale arrivando davanti alla grande entrata e mi fermo.
Cosa faccio?
Esco o no?
Magari solo per qualche ora, solo per riflettere un po' e stare da sola a pensare, senza nessuno.

'Margaux'

Urla il dottore che mi sta ancora inseguendo.
Mi giro verso di lui per poi vedere che è davvero più vicino di quanto pensassi e non ci penso due volte a far partire le gambe e a correre fuori dall'ospedale, lontana da quel buco in cui ormai ci passo la maggior parte del mio tempo.
Mi nascondo dietro ad un muretto sedendomi per terra per riprendere fiato e penso.
Penso al fatto che adesso sono libera.
Penso al fatto che non ci sono recinti di ferro che mi circondano.
Penso al fatto che se avessi davvero il coraggio, io avrei la forza di scappare da quel posto e prendere peso da sola, senza aver bisogno degli altri.
Io non ho una malattia terminale perché esiste una cura, devo solo iniziare a mangiare, non ho bisogno degli altri, devo solo mettermelo in testa e cercare di andare avanti.
Ma non voglio andare avanti solo per me stessa, voglio andare avanti per mio padre, per mia madre, per la Betty e soprattutto..per Niall.

Dopo aver ripreso a respirare normalmente, esco da dietro quel muretto, controllando prima però se ci fosse qualcuno che mi stesse cercando.
Oggi fa davvero caldo e il sole è davvero forte, ma non tornerò indietro, io amo il sole, e qualche ora in giro per il centro, mi metterà di buon umore.
L'ospedale non è molto lontano dal centro con la macchina, ma a piedi ci si impiega più o meno 15 minuti.
Inizio a incamminarmi verso le piccole e affollate viottole del paese osservando anche i più piccoli particolari, che mai fino ad adesso avevo notato.
Per esempio, non ho mai visto che tra un palazzo e l'altro, c'è un filo spesso di metallo che serve per stendere le robe, formando così un mix di colori che tra le case di mattoni marroni e rossi, antichi, con la loro storia dietro, rendono ancor più bello questo paese.
Perdendomi così tra i miei pensieri, finalmente arrivo al centro, e subito si nota la differenza, dato che si sente una forte puzza di smog causata dalle numerose macchine e autobus che circolano.
Un gruppo di ragazzi della mia stessa età o forse un anno in più, è seduto su una panchina del grande giardino dove di solito ogni studente si ferma a fare i compiti o a trascorrere un po' di tempo con i propri amici, quando c'è il sole e fa caldo.
Anche io ci andavo spesso, e ne passavo di ore la dentro, ci si diverte anche senza fare niente, anche solo parlando.

'Margaux?'

Una voce troppo familiare mi arriva all'orecchio da dietro le spalle e subito mi giro.
Il ragazzo con la pelle leggermente scura, oggi e come ogni altro singolo giorno, indossa dei jeans aderenti neri che mettono ancor di più in mostra le sue gambe scheletriche, una maglia semplice nera e il suo marchio di fabbrica, una giacca di pelle nera con le maniche alzate sugli avambracci che mostrano i suoi numerosi tatuaggi. Il mio preferito è il grande microfono posto sull'avambraccio destro.
Lui sa cantare davvero benissimo, in 10 anni che ci conosciamo, l'avrò sentito cantare un miliardo di volte.

'Zayn!'

Esclamo per poi correre ad abbracciarlo e sentire la stretta delle sue piccole ma muscolose braccia intorno alla mia schiena.

Problems||Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora