•Chapter XXXIX•

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Rimango con lo sguardo fisso nel suo per qualche secondo.
Non lasciano trapelare nessuna emozione, e non l'ho mai sentito così distante da me prima d'ora, neanche quando eravamo due perfetti sconosciuti.
Toglie lo sguardo dal mio, puntandolo sulla ragazza di fronte a lui.
Nel suo stesso tavolo ci sono seduti altri 5 ragazzi, credo della sua stessa età, e in mezzo a loro, ci sono 3 ragazze davvero poco vestite.
Stringo il bicchierino che ho in mano per poi girarmi verso Louis e allungarglielo, facendogli segno di versare il liquido.
Mi guarda stranito ma obbedisce, per poi versarne ancora, e ancora, e ancora.
La mia mente si annebbia e tutto intorno a me gira.
Non so per quale motivo mi ritrovo a ridere per cose assolutamente stupide e senza senso.
È questo che si prova quando si è ubriachi?

'Margaux, credo che tu abbia esagerato'

Mi rimprovera la Betty, l'unica ancora sobria dei tre.
Non l'ascolto prendendo direttamente la bottiglia di alcolico e portandomela alla bocca, mandando giù il liquido che ormai non provoca più nessun effetto al mio organismo.
La mando giù come se fosse semplice acqua.

'Lasciane un po' anche a me'

Urla Louis cercando di prendere la bottiglia ma non arrivandoci dato che la sposto.
Si alza dalla sedia prendendo per il braccio la Betty e trascinandola in pista, dove ora stanno tutti ballando.
Anzi no, si strusciano l'uno con l'altro.
Che orrore.
Dato che devo fare la pipì, mi alzo sentendo subito la testa girare ma riprendendomi dopo qualche secondo.
Cerco nella stanza qualche segnale che indica la presenza di un bagno.
Una piccola insegna illuminata è appesa sopra ad un lungo corridoio, probabilmente serve ad indicare che li c'è un bagno.
Mi dirigo da quella parte spingendo tutti quelli che mi ritrovo davanti e per fortuna senza ritrovarmi mani addosso.
Cammino per il corridoio sorpassando i bagni dei maschi per poi entrare in quello delle femmine, trovandolo sorprendentemente vuoto.

'Niall..'

Un gemito spezzato mi arriva all'orecchio appena mi chiudo nel bagno.
Non ho sentito per davvero quel nome.
Non è davvero lui.
Un altro gemito e poi un altro e un altro ancora, si susseguono, ripetendo il suo nome.
Il mio cuore sembra essersi fermato e il respiro mi manca.
Inizio a singhiozzare rumorosamente per poi aprire la piccola porta del bagno dove mi ero chiusa e quando il mio sguardo ricade sul riflesso di me sullo specchio, mi rendo contro di come mi sono ridotta per uno stupido pezzo di merda.
I gemiti continuano, sempre più forti e le mie lacrime scendono, sempre più prepotentemente.
Esco definitivamente dal bagno sbattendo la porta e correndo in lacrime verso l'uscita del locale.
Non ci sto capendo davvero più niente, sono ubriaca e non so dove andare, non saprei come ritornare a casa di Zayn dato che non so la strada o perlomeno, non sarei in grado di ripercorrerla al buio completo e da sola, conciata in queste condizioni.
La testa mi gira forte e tutto intorno a me diventa offuscato e confuso, corro il più lontano possibile da quel locale così che nessuno riesca a trovarmi, fino a quando però, non sono più in grado di fare niente, e priva di sensi, cado per terra.

•••
Una forte nausea e un altrettanto mal di testa, mi fanno svegliare bruscamente.
Apro gli occhi di colpo, ma li richiudo immediatamente perché non sono ancora abituata alla forte luce del sole che mi colpisce in pieno viso.
Sbatto le palpebre così da abituarmici e mi guardo intorno.
Non sono nella stanza degli ospiti di Zayn, non sono nella stanza di ospedale e non sono nemmeno nella mia stanza.
E allora dove sono?
Mi metto seduta sul letto notando che ho ancora i vestiti di ieri sera e ringrazio chiunque mi abbia fatto questo piacere.
Mi alzo seduta ma il vomito incomincia a bruciarmi in gola, capendo che fra poco sto per vomitare.
Prendo la vaschetta posta vicino al letto, in tempo, prima che possa vomitarci dentro. Appena finisco mi alzo dal letto con la testa che mi gira forte e mi metto le scarpe.
Apro la porta lentamente per vedere se c'è qualcuno, ma non trovo nessuno.
Scendo le scale ritrovandomi in un grande salone color panna con davvero tanti quadri di famiglia e piante un po' dappertutto.
Non riesco a guardare le foto perché sento un rumore nella cucina e mi spavento, per poi dirigermici silenziosamente.
Appena mi affaccio in cucina, noto un ragazzo in pantaloncini neri e maglietta gialla fluo, intento a cucinare qualcosa.
I suoi capelli ricci gli ricadono fino alle spalle e i suoi piedi sono coperti solo dai suoi calzini bianchi.
Entro in cucina e schiarisco la voce così da farmi sentire dal ragazzo, ma rimango a bocca aperta quando noto che quel ragazzo è Harry.

Problems||Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora