Capitolo 184: Estate 1994

2.9K 214 605
                                    

If you, if you could return

Don't let it burn

Don't let it fade

I'm sure I'm not being rude,

But it's just your attitude

It's tearing me apart

It's ruining every day


I swore I would be true

And fellow, so did you...


Were you lying all the time?

Was it just a game to you?

Agosto 1994

Per la prima settimana circa dopo il ritorno di Remus da Hogwarts, non sapeva come sentirsi. Per la prima volta da molto tempo, Remus si era perso; sciolto, alla deriva. Vagava per l'appartamento come un fantasma, seguendo i movimenti della vita quotidiana, ma senza provare nulla.

Non era depressione. Sapeva come si sentiva con la depressione.

"È uno shock", disse Grant.

"Oh." disse Remus, fissando con sguardo assente la TV.

Ovviamente si aspettava che Hogwarts risvegliasse vecchi ricordi. Sapeva fin dall'inizio che rivisitare il posto avrebbe potuto facilmente rovinarlo, ma l'aveva fatto comunque. Forse era un masochista. Forse solo stupido.

Il castello era pieno di fantasmi del passato di Remus, che era stata un'esperienza profondamente inquietante dopo aver trascorso la parte migliore di un decennio cercando di dimenticare tutto. Nel momento in cui arrivò a King's Cross, tutto tornò a galla: le piccole carrozze del treno con la tappezzeria logora; la maga del carrello, le cioccorane, il trambusto e il rumore degli studenti che si imbarcavano per un nuovo trimestre. Con la luna piena davanti a sé, si era allontanato in uno scompartimento e si era subito addormentato.

Finché la carrozza non si raffreddò e i Dissennatori...

No. Comunque; fantasmi. La McGranitt era forse la più strana. Doveva sapere che sarebbe venuto, ma il loro primo incontro aveva colpito Remus più forte del previsto, e lei era sembrata sorpresa quanto lui. Non erano abbastanza sicuri di come relazionarsi l'uno con l'altro, ora.

"Signor Lupin! Oh, mi scusi, Professor Lupin."

"Ciao Prof... voglio dire... ehm..."

"Minerva, per favore," sorrise con grazia.

Allungò una mano e gli strinse il braccio. Era formidabile quanto vent'anni prima, solo un po' più grigia sulle tempie. Ma poi, lo era anche lui. "È meraviglioso vederti, Remus." Disse, seriamente.

"È bello essere tornati", mentì.

I suoi occhi erano dolci e gentili, come se potesse vedere attraverso di lui.

"Il mio ufficio è sempre aperto, se hai bisogno di qualcosa. Come sempre."

Apprezzò il gesto, ma non prevalse su di lei molto spesso, soprattutto perché voleva restare per sé. Voleva anche stare lontano dalla torre di Grifondoro, se poteva.

Il resto della scuola era familiare; i vasti terreni lussureggianti, la foresta proibita, il cibo, i ritratti, le scale che aveva tracciato con tanta cura. Ma la Torre di Grifondoro - lo spazio più intimo e felice della sua adolescenza; sarebbe quasi troppo da cui riprendersi. Gli tornò in mente Omero, ancora una volta: la parola "nostalgia", che significava un doloroso ritorno a casa. Era esattamente come si sentiva.

All the young dudesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora