Capitolo 21: Secondo Anno: Regulus Black

6.6K 494 996
                                    

Metal Guru, could it be?

You're gonna bring my baby to me

She'll be wild, y'know a rock n roll child...

Remus strinse la maniglia della sua valigia malconcia così forte da far sbiancare le nocche. Poteva sentire lo stomaco fare le capriole nell'osservare il trambusto della folla. Questa volta, la direttrice lo aveva lasciato correre contro il tornello, anche se aveva distolto lo sguardo proprio un secondo prima dell'impatto, terrorizzata. Se l'era lasciata alle spalle ormai, nel lato babbano della stazione, e non avrebbe dovuto rivederla per dieci mesi.

La notte precedente aveva avuto un incubo terribile, aveva sognato di non riuscire a raggiungere la piattaforma 9 ¾ - niente era reale: la magia, le bacchette, i maghi, i suoi amici. Cercò di scrollarsi di dosso quei pensieri e spostò lo sguardo per tutta la stazione, cercando con impazienza un volto amico.

«Vedo che ti hanno fatto tornare.» Una voce glaciale interruppe la sua ricerca. «Gli standard devono essersi abbassati.»

Remus si irrigidì. Perché doveva essere proprio Piton la prima persona in cui imbattersi?

«Sparisci, Pivellus.» Tagliò corto. Raddrizzò le spalle e si voltò verso il ragazzo Serpeverde con sguardo truce.

«Cosa diavolo è questa puzza?» biascicò Piton, arricciando il suo naso fin troppo lungo. Remus arrossì - puzzava di disinfettante, lo sapeva. La direttrice era stata troppo generosa con le quantità quella mattina.

«Ti ho detto di sparire!» mormorò Remus, stringendo denti e pugni.

Piton indietreggiò leggermente. Remus sapeva l'effetto che aveva sulle persone - aveva passato due mesi senza magia, circondato da ragazzi più grandi e grossi di Piton. Era carico come una molla, pronto a tirare pugni alla minima provocazione.

«Ehi, pelato!» Un'altra voce risuonò tra la folla. Un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri sparati in tutte le direzioni si stava sporgendo dal finestrino di uno dei vagoni e stava agitando il braccio come un matto in direzione di Remus.

Remus sorrise - dimenticandosi completamente che stava cercando di spaventare Severus - e salutò James di rimando. Si portò una mano sulla testa, imbarazzato. I suoi capelli si erano allungati ad Hogwarts, ma la direttrice glieli aveva rasati non appena aveva rimesso piede al St. Edmund, facendolo sembrare di nuovo un teppista.

Gettando un'occhiataccia a Piton, Remus strinse a sé la valigia e si affrettò a raggiungere il treno, spingendo e sgomitando tra gli studenti per raggiungere la carrozza dove i suoi amici lo stavano aspettando.

«Lupin!» Peter saltò su dal sedile per l'eccitazione. Una volta in piedi, rimase indeciso sul da farsi - ovviamente non si sarebbero abbracciati come delle ragazze e, evidentemente, anche una stretta di mano era fuori discussione. Alla fine, Peter gli diede una pacca sul braccio e, per ricambiare, Remus strinse velocemente il suo.

«Ehi, ragazzi» disse Remus, sorridendo, mentre prendeva posto - era così felice che gli facevano male le guance. «Come state?»

«Dovremmo essere noi a chiedertelo!» James rise, colpendolo al braccio. «Nemmeno un gufo per tutta l'estate!»

Remus guardò Sirius, furtivamente. Sembrava davvero non avesse condiviso la sua lettera con gli altri.

«Sapete che sono praticamente un babbano durante le vacanze» rispose. «Non ho potuto nemmeno fare i compiti o tirare fuori le mie cose dal baule - me l'hanno sequestrato.»

Non stava esattamente dicendo la verità - era stato Remus a chiedere alla direttrice di chiudere a chiave in una stanza tutti i suoi effetti personali che avessero a che fare con la scuola, terrorizzato che gli altri ragazzi ci avrebbero in qualche modo messo le mani. E i compiti non li aveva fatti perché non ci era riuscito. D'un tratto, un sommesso verso di disgusto si alzò dall'angolo. Remus alzò lo sguardo, infastidito.

All the young dudesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora