Capitolo 126: Settimo Anno: Natale Parte 3

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Lunedì 2 Gennaio 1978

La settimana e mezza successiva fu una delle più buie che Remus potesse ricordare. Quando la signora Potter finalmente arrivò a casa il giorno dopo l'attacco, era bianca e stanca, e abbracciava la sua famiglia così forte, come se avesse pensato che non li avrebbe più rivisti.

"Circa cinquanta morti, così ho sentito." Disse, solennemente. "Mi sono occupata principalmente di chi era più bisognoso, però. Centinaia di feriti.''

"Qualcuno... qualcuno di noi?" chiese il signor Potter. Sembrava che non dormisse da ore – e in effetti, per quanto ne sapeva Remus, neanche lui era andato a letto.

Euphemia annuì, chiudendo gli occhi.

"Dopo." Disse, lanciando un'occhiata ai ragazzi. James sembrava indignato.

"Possiamo sentire anche noi." Egli disse. "Siamo tutti maggiorenni ed eravamo lì quando è successo!"

"Sì, lo so che eri lì!" gridò la signora Potter, con voce stridula. La bocca di James si chiuse di scatto e guardò in basso, imbarazzato. La signora Potter si alzò. "Vado a sdraiarmi."

Lasciò la stanza e gli uomini si sedettero in silenzio.

"Scusa, papà." borbottò James.

"Va tutto bene." Fleamont si tolse gli occhiali e si strofinò il ponte del naso. "Siamo tutti sconvolti. Tua madre ed io abbiamo bisogno che voi ragazzi ascoltiate e facciate come vi viene detto fino al momento di tornare a scuola, capito?"

Tutti annuirono, riluttanti, e Remus vide i muscoli della mascella di Sirius contrarsi. Era un segno del suo rispetto per il signor Potter il fatto che non protestasse. "Ora", continuò Fleamont, "Questa casa sarà molto occupata per i prossimi giorni e vedrete molte persone molto importanti fare un lavoro molto importante. Non fate troppe domande e non date fastidio".

"Non possiamo aiutare?" chiese James, seriamente.

"Sì." Fleamont annuì. "Essendo dei padroni di casa gentili e badando a tua madre."

"Sì, papà." James sospirò, abbassando lo sguardo di nuovo, ovviamente deluso.

"James..." iniziò Fleamont, allungandosi per toccare il braccio di suo figlio.

Remus e Sirius lo presero come spunto per sparecchiare, e aspettarono in cucina, aiutando a malincuore Gully a lavare i piatti.

"Non vedo di cosa si preoccupi." Sirius brontolò, gomitato nella schiuma di sapone. "Se sapessero metà delle cose di cui siamo capaci, potremmo davvero aiutare ".

"Avremo la nostra occasione." rispose Remus, guardando fuori dalla finestra mentre asciugava i piatti. Il giardino era molto buio e nell'aria aleggiava una nebbia gelida, che rendeva difficile vedere molto oltre il muro del patio. Riusciva a distinguere i cerchi di Quidditch di James sul prato e la luna calante. Non gli piaceva non poter vedere molto lontano, lo metteva a disagio.

"Va bene che tu lo dica." Sirius si stava ancora lamentando, "Hai già dimostrato te stesso."

"Che cosa?!" Remus lo guardò, confuso, e momentaneamente distratto dalla finestra.

"Con quel lupo mannaro che hai incontrato, l'anno scorso. Hai già affrontato il nemico e hai mostrato a Silente che può fidarsi di te.''

"Non credo di essermi spiegato bene, se è quello che pensi..." disse Remus. "Livia non era... non era per la guerra."

"Silente pensa che lo fosse. Moody lo fa. Parlano sempre dei lupi mannari: quanto sarà utile cercare di convincere le creature oscure a non unirsi a tu sai chi .

All the young dudesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora