Capitolo 11: Primo Anno: Compleanni, Libri e Beatles

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Fortunatamente, Madama Pomfrey era stata in grado di spezzare la fattura con qualche tocco di bacchetta anche se, alla fine, si erano dovuti sorbire lo stesso una ramanzina sull'utilizzo improprio di magie pericolose.

"Come se tutti noi volessimo sembrare Bigfoot!" si lamentò James, mentre lasciavano l'infermeria con la pelle ancora irritata dall'improvvisa crescita dei peli.

"Dev'essere stato Severus. Avrà immerso i dolci in una delle sue pozioni, ne sono sicuro." Sirius fremeva di rabbia.

"Tutti ne siamo sicuri, amico" rispose James. "Non preoccuparti, gliela faremo pagare."

"Mi dispiace così tanto!" gemette Peter, per la centesima volta. "Pensavo davvero fossero da parte di mia mamma!"

"È tutto a posto, Peter." James gli diede una pacca sulla spalla. "Avrei solo preferito che ce li avessi dati lunedì mattina - almeno avremmo avuto una scusa per saltare Trasfigurazione."

"Esigo una punizione!" urlò Sirius, alzando la bacchetta in aria con fare drammatico. Remus rise, e così fece anche James.

"Sarai accontentato!" rispose, sistemandosi gli occhiali sopra il naso. "La pazienza è una virtù, Black. Una vendetta del genere richiede tempo. Hai per caso un'altra idea brillante, Remus?"

"Mi dispiace." Remus scosse la testa. Il cuore ancora non aveva accennato a rallentare, tanto era stato lo spavento. Se avesse avuto Piton davanti, in quel preciso momento, lo avrebbe strozzato - altro che progettare uno scherzo.

"Ti aiuterò io, James!" squittì Peter. "Farò qualsiasi cosa, non avrò paura questa volta, farò..."

Stavano per svoltare l'angolo che li avrebbe condotti alla torre dei Grifondoro, quando qualcuno dietro di loro gridò:

"Sirius."

Tutti e quattro i ragazzi si voltarono. Sirius trasalì. Era Bellatrix Black.

"Cosa vuoi?" chiese, guardando in basso e strascinando un piede sul pavimento di pietra. Era l'atteggiamento meno -da Sirius- che Remus avesse mai visto, pensò. Notò anche che James aveva fatto un passo in avanti, mettendosi spalla a spalla con l'amico.

"Vieni qui e rivolgiti a me come si deve" lo aggredì la ragazza del settimo anno.

Sirius non si mosse. Bellatrix tirò fuori la bacchetta - Remus rimase scioccato e, per la prima volta da quando aveva messo piede a Hogwarts, era terrorizzato.

"Vieni qui" disse, a bassa voce. "o ti costringo con le cattive. E giuro che non sarà un infantile incantesimo che fa crescere i peli."

Sirius avanzò e fece cenno con il capo a James di rimanere al suo posto, visto che il ragazzo aveva provato a seguirlo. Tutti e tre guardarono i cugini parlare sommessamente alla fine del corridoio per alcuni lunghi, interminabili minuti. Erano a disagio. Sirius aveva a malapena staccato gli occhi da terra per tutta la durata della conversazione. Alla fine, Bellatrix gli diede qualche colpetto sopra la testa, girò i tacchi e se ne andò. Sollevati, i ragazzi smisero di trattenere il respiro. Sirius tornò da loro, tremante.

Attraversarono il quadro e si sedettero sul loro solito divano, in silenzio.

"Stai bene, Sirius?" James fu il primo a parlare.

"Sì." annuì, ma era più pallido del solito. "Voleva...uhm...voleva invitarmi a prendere un tè. Per il mio compleanno. Credo l'abbia costretta mia madre, probabilmente avrà fatto una riunione di famiglia. Stanno cercando di rimettermi in riga."

"Solo perché sei in un'altra casa?"

Sirius sorrise "E per la compagnia che mi sono fatto." 

"Allora, quando è il tuo compleanno?"

All the young dudesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora