Capitolo 145: Settimo Anno: Quello che ci Manca

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Erano promesse meravigliose, ma non sarebbe stato così. Remus non avrebbe avuto la possibilità di fare un'uscita anticipata misteriosa e dignitosa da Hogwarts, e Sirius non avrebbe avuto l'opportunità di dimostrare che avrebbe seguito il suo Moony da nessuna parte.

Più tardi - dopo che la guerra era finita e anche tutto il resto era finito - Remus si sarebbe chiesto se le cose sarebbero potute andare diversamente se lui e Sirius avessero lasciato la scuola allora. Forse avrebbero potuto tenersi più vicini o allontanandosi avrebbero potuto tenere altre persone più al sicuro.

Comunque. Non successe, e non serviva a nulla soffermarsi.

Per anni e anni dopo, una volta svanita l'agonia di tutti quei funerali, necrologi, commemorazioni e discorsi, Remus sarebbe rimasto con i ricordi dei suoi ultimi mesi a Hogwarts, quando erano stati stupidi e ingenui e indescrivibilmente felici senza nemmeno saperlo.

Mercoledì 29 Marzo 1978

Il fine settimana trascorse tranquillamente; c'erano i compiti da completare e il Quidditch per cui allenarsi e uno scherzo enormemente complicato da pianificare, e Marlene non si mosse in nessuna direzione.

Sirius e James riferirono che frequentava gli allenamenti di Quidditch, e giocava bene come non aveva mai fatto, ma non aveva parlato con loro. Mary disse che era ancora sconvolta, ma che non aveva deciso se dirlo o meno.

Erano già nella settimana successiva quando Marlene decise finalmente di avvicinarsi di nuovo a Remus. Lo prese da solo, cosa rara di questi tempi.

Stava riordinando l'aula di Incantesimi dopo una sessione di ripasso, poco prima della riunione del Mercoledì "cooperativa per la pianificazione dello scherzo interfamiliare dei Malandrini". Di solito Chris aiutava, ma aveva il raffreddore e si era preso il pomeriggio libero. Remus aveva quasi voluto cancellare del tutto il gruppo. Sembrava tutto così futile; imparare e imparare e imparare - per cosa? Superare un esame, prendere un bel voto, e poi? Se Greyback non l'avesse ucciso prima dei vent'anni, sarebbe stato comunque inoccupabile. Ma sembrava che a tutti piacessero i gruppi di studio e lui odiava deludere le persone.

Entrò nella stanza odorando di erbe dalla serra - rosmarino e salvia e terreno ricco di terra. Si voltò e inconsciamente si appoggiò al muro.

"Ciao." Lui disse.

Rimase ferma per un po', fissandolo in totale silenzio, prima di rispondere.

"Ciao. Sono furiosa con te".

"Lo so." Annuì, cercando di essere comprensivo, "Penso che sia abbastanza giusto. Sono... ehm. Sei pronta a parlarne?"

"No." Sparò, incrociando le braccia. Lei lo fissò, e lui distolse lo sguardo, come un supplicante che implora perdono. La sentì agitarsi un po', e sospirò con impazienza. "Ma Danny dice che devo farlo."

Remus evitò consapevolmente di sorridere, ma non poté ignorare l'ondata di sollievo che provò a quelle parole. Alzò lo sguardo di nuovo, con attenzione.

"Gli hai parlato, allora?"

"Sì. Ha detto di aver provato l'essenza di murtlap combinata con il disinfettante babbano, e sta guarendo più velocemente. E avevi ragione sul fatto di prendere un sonnifero".

"È la cosa migliore, che ho trovato. Per la guarigione". Remus rispose, diffidente, distogliendo di nuovo gli occhi. Lo faceva vergognare così tanto di se stesso.

"Tutti lo sapevano tranne me." disse Marlene. Adesso era appoggiata alla parete opposta; l'intera stanza tra loro, l'accozzaglia di sedie e scrivanie. "Anche Mary".

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