Capitolo 142: Settimo Anno: Visite in Ospedale

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"Sono loro", disse timidamente, mentre sedevano attorno al caminetto, "Sono i miei genitori".

"Remus assomigli proprio a tuo padre!" disse Lily, volendo essere gentile.

"Wow, guarda i capelli di tua madre!" Mary sorrise: "Che figa affascinante!"

"Ahh!" James strappò un'altra foto, agitandola a tutti, "Guardate qua, il piccolo Moony!"

Era sciocco, Remus lo sapeva, ma sentiva anche l'inizio dell'orgoglio, condividere la sua famiglia in quel modo. La prova che era stato normale, una volta; proprio come i suoi amici. Questo è ciò che sono. Ecco da chi vengo.

Un pomeriggio tornò persino nel corridoio di Corvonero per vedere il trofeo del duello con sopra il nome di Lyall. Era lo stesso di sempre, ma non gli dava più quel misterioso dolore di desiderio che aveva al secondo anno.

Christopher e Marlene gli passarono davanti, mentre lui la guardava.

"Oh, 'Lupin'!" Christopher disse, sorpreso, sbirciando nella custodia per leggere il trofeo: "È tuo padre? Forte!"

"Grazie," Remus si mise le mani in tasca, improvvisamente timido. Marlene gli toccò la spalla in modo amichevole e confortante. Le sorrise, con gratitudine. "Ho incontrato mia madre di recente", spiegò Remus a Christopher, "E mi ha fatto pensare."

"Hai conosciuto tua madre? Pensavo che i tuoi genitori fossero morti". Christopher si grattò la testa. Onestamente, se non fosse stato scritto in un libro, allora sarebbe potuto essere incredibilmente ottuso su alcune cose.

"Solo Lyall." disse Remus, calmo, annuendo al trofeo.

"Quindi se tua madre sta bene, perché hai vissuto in un orfanotrofio?"

"Sta' zitto, Chris." disse Marlene, tremante. Fece scivolare il braccio sotto quello di Remus, legandoli insieme, "Dai, amore, la cena è pronta, presto." Cominciò a portarlo via.

"Non volevo essere scortese!" disse Christopher, correndo dietro di loro.

"Va bene." Remus lo rassicurò, riflettendo velocemente. "Mia madre è in ospedale; non sta abbastanza bene da prendersi cura di me." Era solo una mezza bugia.

* * *

"Com'era?" chiese Remus a Hope, la volta dopo. Un vaso di gerani, questa volta, rosso vivo e sgargiante, con belle foglie larghe come ventagli cinesi.

"Lyall?" Lei chiese.

Annuì, pronto per l'impatto.

"Era l'uomo più intelligente che abbia mai incontrato." disse Hope, con decisione. "Non ho mai capito metà delle cose che diceva, ma mi piaceva ascoltare e lui amava parlare".

"Suona un po'... arrogante?" disse Remus, a disagio. Hope rise,

"Oh, era arrogante, d'accordo! Lo sapeva anche lui. Doveva sempre avere ragione, doveva avere l'ultima parola. Abbiamo litigato come cane e gatto per questo, a volte". Vide lo sguardo sgomento di Remus, e si affrettò a chiarire, "Lo amavo per questo, però. Mi piacieva quanto fosse sicuro; quanto affidabile. Non mi ha mai deluso".

Sì l'ha fatto. pensò Remus, amaramente. Dimenticava cose del genere - forse era la sua malattia, o solo un effetto collaterale di una vita accorciata. Era inesorabilmente ottimista, incapace di trovare difetti nelle persone che amava.

Gli raccontò come si erano conosciuti, come se fosse una favola.

"Un pomeriggio stavo tornando a casa dal lavoro, ero un'operatrice al centralino telefonico, allora. Ho preso una scorciatoia - la stessa che ho sempre fatto, dalla principale fermata dell'autobus in città - attraverso un po' di bosco. Poi, dal nulla, è arrivato quest'uomo e mi ha attaccato: un vagabondo, ho pensato, o un prigioniero evaso. Ho urlato, ed è stato Lyall a salvarmi. Ebbene, l'ho amato nel momento in cui mi ha tenuto tra le sue braccia; era un eroe. Certo, più tardi mi disse che era stato solo un molliccio, ma era comunque stato molto coraggioso, non è vero?"

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