Capitolo 34

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Correndo verso l'ingresso del palaghiaccio, ansimante, Jake non pensò di poter incontrare resistenza da parte delle guardie di sicurezza.

Era così strano pensare a quanto quella giornata potesse significare per i grandi campioni del settore e quanto la stessa Corea avesse puntato sul previsto ed atteso ritorno di Park Sunghoon.

Eppure, in quel momento, Jake era privo di ogni pensiero ragionevole;
sbraitava contro i buttafuori massicci come se non vi fosse un domani, le lacrime agli occhi per la fatica e per la disperazione, mentre quei grossi uomini barbuti e silenziosi non sembravano intenzionati a lasciargli il via libera per passare.

"Vi prego, mi dovete credere, sono un amico di Sunghoon, mi chiamo Jake Shim, potete chiedere direttamente a lui" c'era una afflizione tale nella sua voce, ormai ridotta ad un trangosciante mormorio straziato, che lasciava intendere, con tutta la sua limpida chiarezza, quale fosse oramai la posizione sconfitta e disperata del ragazzo australiano.

Quella mattina aveva dovuto prendere il treno, dopo una lunga discussione con Katerina sulla vendita della casa per il bene del suo futuro e della sua nuova vita, per poi recarsi dalla madre dalla quale si era svincolato con una maggiore libertà, ma con una sensazione di rimpianto nostalgico nel petto per non essere mai riuscito a capire o a fare di più per lei.

Trascinarsi poi tra il traffico inondato da lavori in corso e persone pronte a concedersi una pausa pranzo nel primo pomeriggio di Brisbane non aveva aiutato il suo caso, tramutandolo in uno spazientito ed amareggiato ragazzo che si faceva largo a spintoni tra le persone lungo la riva del fiume, alla ricerca di un taxi che si era rivelato più costoso di quanto avrebbe voluto.

Ritrovarsi poi la strada sbarrata da due uomini robusti, ricoperti da tatuaggi e con gli occhiali da sole che ne coprivano la visuale a quegli occhi, che probabilmente lo scrutavano con stizza e sdegno, mentre gli negavano l'accesso al palazzo dove per molto tempo aveva lavorato, non era sicuramente stata la miglior conclusione per quel viaggio travagliato.

Tirando un sospiro e stringendo i denti, mentre sibilava tra le fessure parole incomprensibili, cercò nuovamente di passare attraverso quella barriera di corpi che gli ostruivano l'ingresso, chiedendosi con penosa ostinazione come stesse Sunghoon e se si aspettasse o meno, dopo tutto quello che era successo, di vederlo arrivare finalmente lì.


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"Sei pronto per oggi, come ti senti?" Hyunjung aveva allungato le bende per i piedi a Sunghoon con un occhio vispo e speranzoso.

Il ragazzo le aveva risposto accennando un sorriso, senza usare troppe energie per formulare complesse parole, ma limitandosi solo ad esprimere con uno storpiato segno la sua fittizia voglia di continuare su quella strada.

Quella mattina sua madre si era presentata alla sua porta, ricordandogli che qualunque scelta avesse deciso di fare lei sarebbe stata più che contenta, per quanto le sue possibilità glielo permettevano, di supportarlo su quella sua decretata strada.

Quello che però nessuno dei due aveva messo in conto, anche dopo una lunga chiacchierata fatta di sogni, speranze e ringraziamenti, era come trovare il coraggio di uscire da quel pozzo in cui si era lentamente calato nella sua vita;
come ritornare alla luce, senza che questo scuotesse troppo la normalità a cui tutti si erano abituati.

"Un po' stanco, ma ce la farò" e Sunghoon, sebbene quella mattina fosse partito con la voglia e la fermezza di cambiare le cose, si era ritrovato spaesato e minimizzato in quella fossa di piragna che lo avevano assalito con tanta voracità.

La donna lo guardò scettica, ma si limitò ad annuire, mentre il ragazzo stringeva la seconda benda intorno alla caviglia per poi scendere sempre più giù.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora