Prologo

930 64 11
                                    

Era lento.

Tutto intorno a lui procedeva con una straziante lentezza; le persone parlavano lamentose, il tempo scorreva come un flusso di sangue, denso, caldo, lo sentiva sulla pelle.

La pista era vuota ora, tutto era sparito intorno a lui.

Macchie rosse sul candido ghiaccio, come boccioli di rosa nella neve, ma che lasciavano un'inquietudine simile a quella della morte.

Le luci si spensero.

Un unico riflettore puntato sulla pista.

Un corpo steso a terra, l'odore metallico e ripugnante della putrefazione, mentre quella distesa di bianco si tingeva di cremisi.

Una scena raccapricciante, ma che sapeva di realtà, come se la sua vita fosse destinata a nient'altro che la disfatta.

Tutti i sogni si infrangevano come cristalli sul terreno.

La vista iniziava ad offuscarsi e mentre le risate dell'invisibile pubblico volteggiavano con grazia nell'aria, così sottili da parere solo un eco lontano, quel corpo giaceva inanime sulla distesa di ghiaccio.

Sangue su tutta la sua divisa, i pattini pallidi imbrattati di scarlatto.

Un segno di fine su un nuovo inizio.

E poi fu buio.

"Sunghoon?" una mano gli si posò sulla spalla scuotendola con forza.

Non ci fu reazione; il ragazzo rimase immobile, occhi spalancati, fissi davanti a sé e respiro lento.

"Sunghoon!" lo richiamò e questa volta le sue iridi si espansero, ripresero contatto e coscienza con la realtà che lo circondava.

C'erano voci, urla, ragazzi che passavano, manager troppo presi dal loro lavoro che andavano a sbattere contro le porte, sportelli di armadietti che venivano sbattuti.

Tutto il mondo intorno a lui veniva percepito come amplificato, ogni suo senso sembrava essere dieci volte più potente di prima, mentre la vista si offuscava appena e la testa pulsava dal dolore come se un martello stesse cercando di perforargli il cranio.

"Tutto ok?" la mano di sua madre trovò la sua via sulla sua spalla, stringendola appena con quelle lunghe e affusolate dita.

Aveva un cruccio preoccupato sul volto mentre lo osservava.

Il viso di Sunghoon rimaneva impassibile ed illeggibile, come un libro chiuso, mai aperto prima, senza titolo ne trama.

"Mh" asserì con incertezza, mentre tornava a riprendere piena consapevolezza di dove si trovava, cosa avesse intorno e perché era lì.

Tutto ad un tratto i suoi vestiti sembrarono troppo stretti, i pattini troppo ingombranti, il respiro troppo accelerato.
Aveva caldo, faceva fatica, boccheggiava appena.

"Sono solo un po' stressato" ammise con un tremolio di voce.

Aveva il volto pallido e sebbene il calore della tensione e del body lo tenesse al riparo, il gelido freddo della pista continuava ad avere un effetto deleterio per la pelle delle sue guance e delle sue mani, sfregiandole e appena e facendole apparire rosse come due pomodori.

"Posso comprendere, ma non devi perdere la concentrazione, è molto importante tu vada bene in questa gara, intesi?" sua madre lo guardava appressa.

Aveva una strana espressone su quel viso cinereo, gli occhi che si lasciavano leggere e che parlavano da soli, raccontando storie di terrore, ansia e preoccupazione.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonWhere stories live. Discover now