Capitolo 19

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"Pronto?" Sunghoon era steso sul letto quando il telefono prese a squillare.

Il numero che apparve sopra lo schermo era completamente sconosciuto, non l'aveva mai visto e si domandò chi potesse essere.

Era ancora terribilmente giù di morale per la disastrosa conversazione avvenuta quella mattina e il fatto che Jake non fosse ancora rientrato a casa lo stava facendo entrare in uno stato di panico ad ogni minimo movimento esterno alla camera o interno al suo stesso cellulare.

Sperava solo che stesse bene e che le sue parole, sicuramente fin troppo esagerate ed eccessive, non lo avessero ferito con così tanta cattiveria da spingerlo a fare qualcosa di avventato e sbagliato.

Si portò il telefono all'orecchio con celerità mentre pronunciava quella parola, sbloccando lo schermo e dando la possibilità alla chiamata di continuare.

"Sunghoon?" una voce familiare, ma ovattata dalla confusione sottostante;
sembrava provenire da una festa, un gruppo di persone che urlavano, musica alta.

Se solo il telefono avesse avuto la possibilità di trasmettere odori, Sunghoon era certo che sarebbe riuscito a sentire e odorare anche il puzzo dell'alcool e della marijuana.

"Si, chi parla?" chiese alzando la voce, preoccupato che il presunto sconosciuto non potesse sentirlo.

"Sono Jay, abbiamo un problema con Jake" la voce era spezzata dalla linea interrotta e dalla musica, ma il corvino capì ogni singola parola di quella frase.

Un nodo allo stomaco lo spinse ad issarsi dalla sua posizione sdraiata sedendosi sul letto, le gambe oltre il bordo, già pronte a spingerlo in alto e a farlo correre verso la strada;
il suo cuore, nel petto, prese a battere con una velocità disumana.

"In che senso, cos'è successo?" domandò con tono preoccupato e di emergenza;
Jay dall'altra parte della linea rimase muto, non ci fu nemmeno un rumore, solo dell'aria che sbatteva contro la cornetta.

Era così difficile capire cosa stesse accadendo, l'unica voce che riuscì a percepire era troppo distante e vagheggiante per essere compresa.

"Jay? Cos'è successo a Jake?" richiese quindi, cercando una risposta.

Era in panico, sentiva il senso di colpa assalirlo come uno tsunami di consapevolezza e preoccupazione;
aveva esagerato, sapeva di essere stato troppo duro, ma non era stato facile per lui combattere contro il dolore interno di una ferita al cuore.

Non era pronto per quello, ma in quel momento voleva solo correre, sapere dove fossero e trovare Jake, riportarlo a casa e fare in modo di non ferirlo mai più.

Non sarebbe mai riuscito a perdonarsi se fosse successo qualcosa di grave al ragazzo che amava - o almeno pensava di star iniziando ad amare- soprattutto se il tutto era nato per una discussione in cui nel torto, alla fine dei conti, era quasi totalmente lui.

"Sunghoon?" un'altra voce lo raggiunse distogliendolo dalla sua apnea, facendolo tornare verso la superfice e respirare, prendere una boccata d'aria.
C'era ancora una possibilità di trovare e riportare da sé Jake.

"Chi è?" chiese notando una voce diversa, ma subito la persona si affrettò a parlare come se il tempo stesse davvero scorrendo troppo velocemente e avessero bisogno di correre e sistemare le cose.

Il pensiero che Jake potesse davvero stare più male di quanto pensava trafisse Sunghoon nel petto, travolgendolo, colpendolo in pieno e trascinandolo a fondo.

"Sono io, Jungwon, devi venire qua il prima possibile, Jake non sta bene" anche la voce di Jungwon era impregnata di attiva emergenza;
pareva dover correre, doversi muovere a terminare quella chiamata e cercare aiuto.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonWhere stories live. Discover now