Capitolo 30 pt.2

246 25 19
                                    

NOTA D'AUTORE


Questo Capitolo è meno lungo dei precedenti, privo di qualsivoglia forma di dialogo, ma ricco di descrizioni psicologiche e paesaggistiche importanti. Spero che vi piacerà ugualmente e che capirete l'importanza della sua presenza all'interno della storia.

Un Saluto ed un abbraccio,

~Kia

Gocce di pioggia scesero lungo il corpo di Jake, che perso nella propria immaginazione non riusciva a procedere verso l'ingresso della casa.

Nella sua mente si annebbiavano, fitti come fili d'erba in un prato incolto, miliardi di pensieri diversi tra di loro.
Non sapeva più se procedere era la scelta giusta o se invece sarebbe stato più saggio fermarsi e meditare.

Non poteva dire di essere sicuro delle proprie azioni, tanto meno di quello che era disposto a fare per un minimo di riconoscenza.

Era ormai cresciuto, sia fisicamente che psicologicamente e si era sviluppato, come in una metamorfosi, in qualcosa molto differente da quello che tutti erano abituati a vedere in lui.

Nel buio della notte appoggiò una mano sull'arrugginito cancello che si stagliava davanti a lui, cercando di non inciampare nel gradino che sollevava il terreno prima dell'ingresso, decidendo, con poca certezza, di fermarsi un attimo prima di procedere verso una direzione senza via di fuga.

Girandosi, ormai inorridito dall'immagine di quella vecchia casa colma di ricordi malsani e dolori sofferenti, puntando gli occhi verso la strada deserta davanti a lui, si lasciò andare al peso della gravità, cadendo per terra in una pozza d'acqua e fanghiglia.

Prima d'allora non si era mai sentito così tanto perso e fuori posto, completamente privo di speranza e di scopo nella vita.

Non aveva una casa dove andare, una famiglia da cercare, una figura stabile e sicura alla quale appoggiarsi.

Gli pareva come se l'unico pilastro che reggeva l'edificio della sua vita fosse crollato e quella continua sensazione di precipitare gli bloccava lo stomaco e il cuore nel petto;
una sensazione di vuoto che non lo lasciava ragionare con chiarezza e che riportava alla mente ogni singolo ricordo negativo.

Andarsene non era stata una scelta saggia, non in una notte solitaria come quella, in mezzo alla pioggia e senza niente se non qualche bene di prima necessità.

Non aveva sufficienti soldi per permettersi un alloggio, né ne aveva abbastanza per tornare tra le braccia di sua madre.
Era un povero cane bastonato e randagio, senza un luogo dove andare e senza un padrone da cui tornare.

Facendo scivolare la mano verso le tasche dei pantaloni, alla ricerca di un fazzoletto con cui liberarsi della noiosa goccia al naso che continuava a cadere imperterrita sul suo viso, si ritrovò a tastare un involucro plasticato.

Tutto ad un tratto altre memorie tornarono alla mente.

I soldi in fondo, in parte, ce li aveva, eppure non era certo di poter essere in grado, dopo tutto quello che era successo, di usufruirne con spensieratezza.
Quei soldi, alla fine, erano stati un regalo da parte di una persona che ora non era nemmeno più sicuro di conoscere, un sigillo, un simbolo, un qualcosa che aveva suggellato quella loro relazione come un timbro sopra ad un francobollo.

Una relazione che ora, anche se amaramente, non esisteva più.

Arricciando le mani intorno a quella busta, Jake la estrasse da quei fradici pantaloni ora sempre più scuri, intrisi d'acqua come foglie nella bufera, così gelidi a contatto con la sua pelle che gli facevano dimenticare il clima estivo di Brisbane durante il Natale.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonWhere stories live. Discover now