Capitolo 33

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Nel camminare verso quella porta c'era qualcosa di estremamente inusuale, fuori dal comune.

Jake non si sentiva spaventato e nemmeno insicuro, cercava solo di aggrapparsi a quella piccola striscia di inossidabile speranza e soddisfazione che lo attendeva alla fine del giorno.

Sapeva, nella parte più profonda del suo cuore, verso quale nuovo inizio stava finalmente avanzando;
navigando verso una nuova corrente che lo avrebbe portato in un mare ricolmo di nuovi orizzonti, dai quali farsi accompagnare, consolare e cullare nelle notti di solitudine e malinconia.

Quella mattina il sole brillava intenso sulla sua testa e l'aria di Brisbane sembrava essere cambiata, innovandosi e tingendosi di un miscuglio nuovo di salsedine e colori.

Sentiva l'odore dei fiori, sbocciati nel pieno della loro gloria, e il rumore dell'acqua, scrosciante nel fiume che per anni lo aveva accompagnato nella sua infanzia e nella sua ormai superata adolescenza.

In quella afosa mattinata estiva, Jake aveva finalmente preso la sua più solenne ed irreversibile delle decisioni;
ed era il suo battito cardiaco, sicuro e del tutto calmo e pacato, unito alla bellezza del giorno e della luce accattivante che lo circondava, il vero motivo per cui sapeva, con fiducia e convinzione, che tutto quanto si sarebbe risolto e che la sua vita sarebbe finalmente cambiata per il meglio.

Bussando alla porta, senza nemmeno un briciolo di esitazione, aspettò, osservandosi intorno con circospetta concentrazione.

Nulla era cambiato, nemmeno ora che lo guardava sotto una luce diversa e nuova.

Tutto in quel luogo rimaneva lo stesso: l'erba trascurata, il giardino privato di ogni allegria, i cancelli arrugginiti, le pareti di cui l'intonaco stava lentamente venendo via, sgretolandosi.

Era tutto esattamente come lo ricordava nella sua mente, come gli appariva nei suoi incubi e come gli era rimasto impresso nei ricordi.

Anche i graffi sulla porta erano gli stessi di quel giorno in cui se la vide sbattere davanti;
al tempo non ci fece caso, non fece nemmeno lontanamente caso alla degradazione e a quanto quel luogo sembrasse distrutto, privo d'anima e di calore.

Tutto quello che sentì quel giorno furono le calunnie che aveva dovuto subire pressargli sulle spalle e soffocarlo come un lento veleno, un serpente che stringeva sempre di più la propria preda prima di divorarla viva.

La paura, l'angoscia, la disperazione unite alla delusione e alla tremenda e terrificante vergogna di sé.
Erano state tutte sensazioni che lo avevo ferito e torturato nel profondo.

Eppure, ora era passato così poco ma al contempo così tanto tempo, e le cose erano tornate a scorrere con una naturale e spontanea quotidianità.

Non c'era più quel timore e non c'era nemmeno più quella vergogna.
Teneva la testa alta mentre guardava davanti a sé, indifferente a tutto quello che aveva dovuto passare, animato e smosso da un'onda novella di pura, forte energia e speranza.

"Sì?" la porta si aprì inaspettatamente con uno scricchiolio e, nonostante un primo accenno di panico al pensiero di rivedere la sua famiglia, Jake riuscì comunque a mantenere la propria compostezza e a sorridere davanti agli occhi curiosi e divertiti della madre.

"Sono venuto qui per concludere le cose" mormorò, ma con schiettezza e fermezza.
Gli occhi scuri della donna luccicarono, inebriati dal desiderio tangente di ottenere quello che per tanto aveva solo potuto appetire.

"Parli in maniera troppo vaga, l'unica cosa che mi interessa sapere è se hai quello che voglio" era una questione di soldi, una questione di debiti da saldare.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonWhere stories live. Discover now