Capitolo 10

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""Vattene via" l'uomo stava in piedi sulla soglia della porta di casa.

Era un uomo alto, i capelli scuri e il volto rovinato dal continuo uso di sostanze tossiche per il suo fisico.

Lo fissava con orrore e disgusto nello sguardo, mentre la mano colpiva con forza il volto del giovane figlio che, in lacrime, lo scongiurava di lasciarlo entrare.

"Papà" lo richiamò.

C'era una preghiera inconfessata dietro a quelle sue iridi scure, oscurate dal luccichio delle lacrime che avevano fatto di quel suo sguardo la loro nuova casa, mentre tutto il suo corpo tremava scosso da spasmi e singhiozzi.

"Esci da questa casa immediatamente"

Lo spinse via, come se fosse un estraneo quando lui tentò di sfiorarlo, facendolo cadere indietro, il sedere sulla ghiaia di ingresso alla casa, mentre le gambe nude, per via dei pantaloncini, si graffiavano e iniziavano, lentamente, a sanguinare,

"Non voglio più rivedere la tua faccia qui dentro, intesi?"

"Ti prego, se solo mi lasciassi spiegare" il ragazzo supplicava, piangeva, urlava.

Non voleva perdere la sua famiglia, non voleva perdere quella sua ultima speranza di una vita normale, voleva lottare per tenere stretto anche quel poco che aveva e che gli rimaneva tra le mani.

Aveva sbagliato, sin da quando era solo un bambino, aveva sbagliato.

Era stato una delusione per la sua famiglia e questo non lo poteva negare, ma voleva rimediare, non voleva che tutto gli fosse portato via come una foglia trascinata dal vento.

"Spiegare cosa? Non c'è nulla da spiegare, sei una delusione, un mostro ripugnante, esci da questa casa"

I suoi occhi trovarono quelli della madre, accanto al padre, proprio dietro alle sue spalle.

Lo guardava mortificata, ma le sue labbra rimanevano chiuse.

Forse era meglio così, forse anche lei si sarebbe liberata di quel peso che le aveva rovinato la vita.

"Mamma ti prego." la chiamò, in cerca di aiuto.

Era suo figlio, si continuava a ripetere, non poteva lasciarlo andare via così.

Dove si sarebbe rifugiato, dove sarebbe potuto andare a vivere, come avrebbe potuto provvedere a sé stesso.

Tutto era come un turbinio di tenebre che inghiottivano la luce e i mostri delle sue paure e degli incubi che le notti lo attiravano a loro, con la forza di un uragano, ora sembravano vivere nel presente e mettere radici nella sua vita reale.

"Ti ho detto di andartene" disse suo padre ancora una volta, usando un piede per spingerlo completamente fuori dalla soglia della porta, chiudendo quella lastra di legno dietro di sé.

Le cose erano ormai decise.

L'ultima immagine che il ragazzo ebbe fu quella di sua madre, gli occhi asciutti di qualsiasi lacrima e uno sguardo glaciale mentre si rifiutava di guardare quella scena;

e suo padre, che completamente impazzito lo aveva cacciato via, voltandogli le spalle come se lui non fosse mai stato altro che un peso di cui liberarsi.

Tentò di bussare, suonare il campanello, urlare per richiamare l'attenzione, ma tutto fu vano.

Si ritrovò solo, in mezzo alla strada, le ginocchia e la pelle delle gambe sbucciate che bruciava, il sedere dolorante e lo sguardo perso, vuoto in quel momento come la sua anima.

Interlude - Before The Sunrise | JakehoonOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz