Willy Wonka||Johnny Depp (IN...

By Anita-Winter

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REVISIONE LENTA! Cover by: FrancescaGrasso4 «Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?»... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
Capitolo 89
Capitolo 90-In viaggio...
Capitolo 91-E ancora si litiga
Capitolo 93-Il racconto di Lady Van Tassel
Capitolo 94-Scusami, sono un idiota
Capitolo 95-Il primo calcio
Capitolo 96-QUELLO MI SERVE!
Capitolo 97-Lo sparo
Capitolo 98-Il teschio
Capitolo 99-Voci
Capitolo 100-Bel caratterino
Capitolo 101-Passione Mattutina
Capitolo 102-Ho una speranza?
Capitolo 103-Non ho detto questo!
Capitolo 104-Vuoi sposarmi?
Epilogo
Nuova storia

Capitolo 92-Soqquadro

99 12 24
By Anita-Winter

(CAPITOLO NON REVISIONATO)

Capitolo 92


Soqquadro

Spinta in una corsa inarrestabile, la carrozza rientrò in Sleepy Hollow per trovare la propria sosta dinanzi all'ambulatorio medico del paesino, là dove il cioccol-agente fu operato per ferite gravi e la sua bimba per ustioni al volto. E nemmeno il tempo di reagire o minimizzare il suo piano nel dettaglio, scese di getto dal mezzo sbattendo la porta nella fiancata per bussare febbrilmente alla porta in legno dell'abitacolo, che all'apertura si mostrava divisa in due ante. Pressoché l'aprì una donna dall'aria sconvolta quanto adirata non appena il presunto agente Crane la sorpassò, entrando nello stanzino senza chiedere o ricevere consenso da ella.

Dal canto suo Theresa rimase in tantino interdetta, indecisa se seguirlo dentro o lasciargli quel briciolo di fiducia che, in fondo, non era mai stata restia a negargli. Dall'altro lato, tuttavia, giunse di nuovo uno stato incomprensibile di irrequietezza, quello che le offuscò palesemente la mente lucida inducendola a pensare ad una sola cosa: agiva per lei... sempre per lei! E come se non bastasse riuscire a restare a galla in mezzo a tanta folla di agonia mentale, il piccolo nella sua pancia sembrò patire lo stesso dolore, bruciandole la pancia e portando il mondo attorno a vorticare così rapidamente che il corpo sudò freddo, il respiro si spezzò e il cuore cadde in frantumi dentro il suo stomaco.

A ciò le braccia cinsero quel ventre gonfio e leggermente indurito portandosi dietro una smorfia sofferente, le lacrime sommesse negli occhi chiusi e l'ennesimo pensiero che la indusse a meditare su quella gravidanza: sofferta, patita, agonizzata... Aveva letto che quella era la fase più bella che una donna possa mai avere, la gioia più grande ricevuta in dono dal mondo, quella che porta sorrisi e ilarità. Ma lei non stava vivendo nulla di tutto quanto, anzi, mentre avanzava un giorno giocoso ecco che ne sopraggiungeva un altro efferato. E neanche il cioccol-agente se la stava passando bene: l'uomo reagisce sempre in modo diverso rispetto alla donna, tipo che non esprime le proprie ansie o paure, eppure aveva sognato quella gioia per giorni ed ora che era reale... Cosa c'era che non andava in quella loro fase?

Sgomento dalle proprie emozioni e da tutto l'insieme che non era riuscito a riunire per risolvere il mistero celato in quel mondo che non gli apparteneva, il cioccolatiere calato nelle vesti di un agente detective fece la sua apparizione nell'ambulatorio medico spalancando la porta ed avvicinandosi alle due bare poste l'una accanto all'altra. Sbam! I coperchi furono rotti, gettati a terra con sdegno e rivelando i coniugi Van Tassel oramai defunti nella scorsa notte.

Pressoché, avvertendo il boato, la piccola di Willy Wonka decise di raggiungere il suo uomo per paura che si fosse fatto male, entrando nell'abitacolo con passi lenti e la vista leggermente offuscata e scrutando un Willy Wonka mettere a soqquadro la stanza. E fu solo osservando i coperchi delle bare riversi a terra che la mente e i ricordi torridi la indusse a quel giorno in cui osservò per la prima volta il suo amato distruggere ogni cosa rappresentante il suo mondo dolcioso...



Flashback



C'era silenzio... Non si udiva niente... Poi uno strepito sopraffatto da boati di vetro... Cosa stava succedendo?

Theresa stava entrando in una stanza poco distante dal boato per deporre in terra i suoi nuovi acquisti di peluche di Doraemon, quando, incuriosita e spaventata dall'improvvisa furia del cioccolatiere, lasciò tutto là dov'era e fermò un Umpa-Lumpa per la tutina rossa -lavorava nella stanza del cioccolato, dove c'era la cascata. Al che lo sollevò nelle propria braccia e col cuore in gola gli chiese cosa stava succedendo.Ma lei non era brava comprendere il linguaggio muto, quello a gesti, pertanto afferrò solo che l'esserino scrollò le spalle, sgomento tanto quanto lei.

Pressoché lo mise giù per andare ad indagare. Tuttavia i passi s'arrestarono quando un altro strepito la accerchiò assieme ad un brivido gelido lungo la schiena.

SBAM!

Tinozze, pentole e qualche fiala di vetro si schiantò al suolo, rimbombando in quello spazio vuoto sino ad ovattarsi nel corridoio. Al che Theresa si fece forza e corse in direzione della stanza da dove provenivano strepiti e fracasso... Quello che le si presentò davanti la lasciò interdetta, paralizzata: la Stanza delle Invenzioni era completamente a soqquadro. Coloranti alimentari, cioccolatini e varie farce erano sparsi sul pavimento bianco ora macchiato; pentoloni, spatole e quant'altro erano riversi a terra in ogni angolo; il cioccolatiere, di spalle alla porta, era intento a gettare per aria quei fantastici sgabelli di pelle bianca morbidi, battendo pugni e calci al banco degli esperimenti.

Era arrabbiato, furioso con qualcuno... Lei non l'aveva mai visto in quello stato. Anzi, l'unica volta che si era arrabbiato era stata quando si tagliò i polsi per gelosia...

Facendo attenzione a non scivolare sui liquidi sparsi nel pavimento ed evitando di calpestare i cocci delle provette infrante, Theresa provò ad avanzare verso il suo uomo per consolarlo, abbracciarlo e dirgli che tutto andava bene anche se non sembrava, che c'era con lui, che poteva sfogarsi in altre maniere... S'abbassò in tempo, prima che delle tavolette Wonka la colpissero in pieno volto senza esitazione, senza rimpianti. E quello sguardo gelido, quegli occhi blu oscuri... Cosa era successo al cioccolatiere, si chiese?

«C-Cosa ti succede?»Gli chiese titubante.

«LASCIAMI STARE!»La aggredì egli.

«Ma cosa ti ho fatto? Perché mi stai trattando così?»

«FA' SILENZIO!»

Eco, battiti del cuore, un mondo che crollò poco a poco...

Doveva fare silenzio... Il cioccolatiere, colui che la incitava a parlare tanto quanto lui, le aveva strepitato di fare silenzio e lei, impotente e incapace di trattenere la delusione, la collera che le portava mal di stomaco e le faceva meditare il peggio, deglutì ogni cosa e con voce balbettante cercò di fare chiarezza.

«Ti prego... dimmi cosa ti è preso.»Lo supplicò con occhi lucidi e voce soffocata.

Lui la ignorò, dandole prepotentemente le spalle.

«Perché hai messo la stanza a soqquadro? E' sempre stata la tua preferita...»

Un colpo sul bancone, lo sguardo gelido e...

«SONO INCAZZATO!»

...e l'ennesimo strepito verso di lei.

«Incazzato per cosa?»Domandò Theresa, il cuore che le batteva, timoroso, dentro al petto.

«PER QUESTA!»Strepitò ancora il Signor Wonka, mostrandole un a busta top secret vuota della sua ricetta.

«Io n-non...»

«TI HO VISTA NEL VIDEO DI SORVEGLIANZA!»La interruppe egli.

Theresa abbassò il capo: quella non era proprio serata. Tuttavia non fu restia a proteggere la sua innocenza.

«Lo hai ascoltato o visto fino alla fine?»Gli chiese timorosa.

«NON MI OCCORRE ASCOLTARLO O VEDERLO COMPLETAMENTE!»

«Quindi mi stai accusando senza avere uno straccio di prova?!»

Quello fu troppo e allorché anche i nervi di Theresa schizzarono a mille.

«AVEVI QUESTA BUSTA NELLE MANI... NON E' UNA PROVA, QUESTA?»

«Volevo solo...»

«ZITTA, HO DETTO!»

Aggredendola con un forte spintone, quasi facendola cadere, il cioccolatiere uscì infuriato dalla stanza, camminando a passo rapido e fermentato per il corridoio senza una metà precisa. Theresa, massaggiandosi la spalla ed asciugandosi gli occhi, lo raggiunse col cuore ferito cercando di non rovinare quel momento, di non buttare tutti quegli anni passi a ridere, scherzare ed amarsi senza un domani, perché il domani era un mondo nuovo da scoprire poco a poco.

«Pensi davvero che sia stata io a rubare le tue ricette segrete?»

«Non ho detto questo!»

Fu allora che ebbe inizio il loro litigio di separazione, quel giorno che continuava a tormentare entrambi...



Fine flashback



Theresa era rimasta ferma ed impalata con lo sguardo rivolto verso il pavimento a soqquadro. Senza accorgersene, intrappolata in quell'Inferno che giorno dopo giorno li seguiva come un Intercity, gli occhi presero a lacrimare in singhiozzi sommessi. E lui, osservandola in quello stato, rammentò il suo stesso giorno: era proprio stato un cretino... Uno stupido coglione!

Pertanto le si avvicinò lentamente, sollevandole lo sguardo prima di spingerla verso il suo corpo per consolarla. Le loro braccia si strinsero, i due cuori si unirono come una potente colla che attacca ogni cosa e la voce spezzata e logorata dal risentimento sussurrò con sorriso apatico:

«Pessimo giorno, pessimo ricordo...»

«E tu pessimo cioccol-agente.»

Un sorriso... Seppur piccolo e breve vi fu un semplice sorriso. E restarono in quel modo, fermi quasi sull'uscio, incapaci di parlare, di aprirsi, di esprimere i propri sentimenti. Fu un silenzio ricco di parole sorde, colmo di suppliche racchiuse nel cuore ma soppresse dalla paura.

Poi...

«Hai scoperto qualcosa?»

...Theresa ebbe coraggio di avviare una conversazione.

«Sì.»Rispose egli. «La pancia ti rende più attraente.»

«Sii serio, dai!»Arrossì la sua bimba.

Da quando le era cresciuta la pancia aveva pensato che, in qualche modo, non era più attraente, che quel corpo non eccitasse più il suo uomo. In tutta risposta, egli le si avvicinò e la spinse come di consueto nelle sue braccia, permettendole di annusare il suo odore, di far combaciare i loro cuori, di farle sentire quanto l'amasse. La pancia, presente e immobile, era a contatto col suo corpo e il suo corpo era a contatto con suo -loro- figlio.

Fu di certo una bella sensazione, una di quelle che scavano sin dentro l'anima per lasciare il segno, ma in ballo c'era una realtà da perdonare, quel perdono mai stato proferito con sincerità per vergogna.

«Mi spiace per quel giorno... non volevo prendermela con te.»Sussurrò egli.

«Lo so, l'ho capito quando era troppo tardi.»Sussurrò ella.

«Se soltanto potessi tornare indietro... Mi sono pentito di aver osato tanto!»

«Sinceramente io no.»

Lei no... Il mondo era crollato o semplicemente c'era qualcosa che lui ignorava?

«Se non ti fossi arrabbiato con me, quel giorno, a quest'ora non sarei cresciuta.»Gli spiegò Theresa. «Sarei ancora una bambina che crede alla vita rose fiori, che ignora il senso della vita, che è bella proprio perché litigare fa parte di volersi. E se non avessimo osato tanto entrambi, nonostante vi fossero altre uscite, a quest'ora non ero incinta.»

«Veramente ci stavo pensando già da un po', solo che non ho mai avuto il coraggio per paura di ferirti.»Confessò il cioccolatiere.

«Ma guarda un po' come deve sempre rovinare i bei momenti!»

Adesso quel sorriso semplice divenne un qualcosa di speciale, qualcosa che alimentò la stretta sino a porle fine per paura di stritolare il piccolo nella pancia della mamma. Quella pancia che il cioccol-agente accarezzò con dolcezza mentre baciava la donna della sua vita prima di voltarsi indietro e scrutare le salme scoperchiate: aveva scoperto qualcosa, sì.

«E cosa?»Esclamò Theresa.

A primo impatto il cioccol-agente si rifiutò di farle vedere ulteriormente i cadaveri per via della sua sensibilità, ma lei disse che era tutto a posto e allora, avvicinandosi a una delle sue salme, afferrò la mano cicatrizzata nel palmo della defunta donna, spiegando: «Niente sangue scorso, né coagulazione, né cicatrizzazione. Quando il taglio è stato fatto questa donna era già morta.»

«Sei un esperto, forse?»Lo prese in giro Theresa.

«No, ma ho studiato scienze da bambino, non dimenticarlo.»

«Certo, però dovresti esprimerla meglio e guardare con più attenzione.»

«Perché?»

«Non ti sei accorto che non è la mano di Lady Van Tassel?»


*


Katrina Van Tassel, destatasi da un sonno prolungato e dal volto sconvolto, mesto, scese in salotto per sedere davanti al camino e riscaldarsi. La casa, senza Theresa e il cioccolatiere né i suoi genitori, era vuota, silenziosa, l'unico crepitio ad inondarla era il camino. Allo stesso tempo stava giocherellando distrattamente tra i pensieri, piangendo silenziosamente nel vuoto.

Poi, improvvisamente avvertì dei passi avvicinarsi a lei... Lentamente volse il capo alle sue spalle, scorgendo la sua defunta matrigna lì in piedi tutta sorridente e imbrattata nel suo abito nero sfavillante. Aveva u ghigno sulle labbra e le disse qualcosa... Katrina non ricordò cosa perché svenne l'attimo dopo, giacendo sul pavimento ad occhi chiusi. 



Procedimento Vestito Cenerentola

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