Capitolo 24

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Capitolo 24



Il mattino seguente, quando Theresa si svegliò, non trovò il cioccolatiere accanto a lei: era uscito all'alba per continuare il suo gioco stupido. Mentre cercava di alzarsi dal letto e prepararsi, inciampò sulle sue scarpe e iniziò a bestemmiare e urlare, tanto che persino in cucina riuscirono a sentirla.

Una volta in piedi, Theresa indossò un semplice abito azzurro, lungo fino alle caviglie, fatto di pregiata seta. Aveva un piccolo nastrino in vita e sulla gonna un sottile strato di morbido tulle in organza. Abbinò l'abito con le sue scarpe di cristallo e legò i capelli in una lunga treccia prima di uscire dalla soffitta.

Arrivò alla porta d'ingresso in breve tempo, stava quasi per uscire, ma Katrina la fermò sulla soglia.

«Dormi mai tu?» le chiese Theresa; Katrina sorrise.

Purtroppo, Theresa non riusciva a farsela piacere. Non perché fosse malvagia o antipatica, ma semplicemente perché il bacio, anche se era stato solo un gioco, la faceva ancora arrabbiare. Si arrabbiava facilmente per molte cose a dire il vero.

«Be'...» sorrise Theresa, di scherno. «Io vado.»

Theresa si voltò e chiuse la porta dietro di sé. Odiava parlare, ascoltare e persino vedere quella persona. Lasciò di cattivo umore la dimora dei Van Tassel per dirigersi allo studio medico.

Nel frattempo, il cioccol-agente, accompagnato dal giovane Masbeth, arrivò al cimitero. Con l'aiuto del signor Killian e delle guardie civili, cominciarono a scavare le quattro tombe colpite dal cavaliere senza testa.

Quando le tombe furono aperte, l'agente poté procedere con l'ispezione, coprendosi il naso con un fazzoletto di stoffa.

«Peter Van Garrett, Dirk Van Garrett, Jonathan Masbeth» disse il cioccol-agente. «Cinque vittime, quattro tombe...»

Il signor Killian e le guardie civili tirarono fuori dalla buca la quarta bara, la posarono sul terreno e la aprirono, permettendo al cioccol-agente di ispezionarne il contenuto.

«La... vedova Winship» disse.

Il cioccol-agente si inginocchiò accanto alla bara per osservare da vicino il collo lacerato della defunta vedova Winship. Nonostante avesse coperto il naso con il fazzoletto, l'odore di decomposizione era forte e sgradevole. Tuttavia, continuò a studiare attentamente il cadavere: notò una cicatrice causata da una spada nello stomaco.

Il cioccol-agente meditò in silenzio, cercando di trarre delle conclusioni.

Nel frattempo, il dottor Lancaster aveva finito di fasciare la caviglia slogata di Theresa, quando improvvisamente le porte si aprirono con un forte rumore, sbattendo contro l'architrave.

Il dottore lasciò cadere la sua penna e trasalì di sorpresa.

«PORTATE DENTRO LA VEDOVA!» ordinò il cioccol-agente.

La scatola di legno che conteneva il corpo della vedova fu posta sul lungo tavolo operatorio.

Theresa, con il cuore in gola, si avvicinò al dottore e osservò sbigottita il suo compagno.

«Cosa ci fai tu qui?» la notò il cioccol-agente.

«Sono inciampata.»

«Sei un disastro.»

«Vogliamo parlare di questo?»

Theresa gli indicò la bara sul tavolo. Il cioccol-agente si ricompose, storcendo il naso.

«Questa è una cosa al quanto irregolare, agente!» esclamò il dottor Lancaster.

«Concordo, dottore, ma in questo caso necessaria: dobbiamo operare immediatamente!» spiegò il cioccol-agente.

«Operare?» si stupì il dottore. «È morta...»

Theresa, guardando l'espressione esasperata sul volto del cioccolatiere e rise di sottecchi.

«Quando diciamo operare intendiamo, certo, che avrò bisogno del tavolo operatorio!» esclamò il cioccol-agente, scoprendo poi lo stomaco della vedova. «Ancora una volta la ferita al collo è cauterizzata e... colpo di spada allo stomaco pure. Ma a quale scopo?»

Si chinarono tutti sullo stomaco della vedova, fatta eccezione per il dottor Lancaster, che parve spazientito.

«Qual è il vostro scopo, è la domanda!» lo schernì, prendendo tra le mani uno strano bisturi a forma di forbice. «Che sorta di strumenti sono questi?»

«Alcuni sono di mia creazione!» esclamò il cioccol-agente, sbrigativo. «Benissimo, allora! VA' FUORI, GIOVANE MASBETH! Vi ringrazio di tutto cuore, signor Killian, e se non vi dispiace, dottore, la mia concentrazione ne risente gravemente quando sono osservato!»

Il cioccolatiere cacciò tutti dall'ambulatorio, chiudendosi la porta alle spalle e scontrandosi con una Theresa alquanto allibita.

«Hai buttato fuori il dottore...» gli fece notare; lui scrollò le spalle. «Sei pazzo! Ho la conferma che è così!»

Theresa tentò la fuga, ma...

«Ehi ehi, ragazzina!» la bloccò il cioccolatiere. «Tu non vai da nessuna parte.»

Theresa sbuffò. Successivamente, decise di mettersi nei panni del personaggio e seguì il cioccolatiere nell'ispezione del corpo, investigando sul misterioso taglio allo stomaco della vedova Winship. Indossarono entrambi un grembiule bianco e, cercando di trattenere un risolino perché il signor Wonka era piuttosto ridicolo, lei gli passò un libro guida.

«Però dai, sei carino» lo prese in giro.

«Vaffanculo, Theresa!» la apostrofò il cioccolatiere.

Si avvicinarono alla vedova, così vicini che rischiavano quasi di scontrarsi. Il cioccol-agente manovrò il bizzarro bisturi a forbice e con attenzione infilzò la cicatrice sulla pelle della vedova. Uno spruzzo di sangue gli colpì il viso, Theresa si ritrasse istintivamente e, vedendo l'attonita espressione sul suo volto, scoppiò a ridere.

«Questo gioco comincia a piacermi!» esclamò; il cioccolatiere sospirò, poi rise con lei.

Quando le porte dell'ambulatorio si aprirono, circa mezz'ora dopo, Theresa e il cioccolatiere, entrambi sporchi di sangue, furono accolti dall'arrivo del magistrato Philipse e dei suoi colleghi.

«Ho finito!» annunciò il cioccol-agente,

«Abbiamo finito!» precisò Theresa, indignata; il cioccolatiere la fulminò con lo sguardo.

«IN NOME DI DIO, CHE COSA LE AVETE FATTO?» urlò, sprezzante, il reverendo Steenwyck.

«Solo qualche taglio qua e là» fece spallucce Theresa.

«Qui si tratta di un malato di mente!» la sovrastò il cioccol-agente.

«Che cosa avete scoperto, agente?» gli domandò il magistrato Philipse.

«La vedova Winship era gravida!»Rispose l'agente.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now