Capitolo 68

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Capitolo 68

 In un attimo possono accadere tante cose: un grammo di pazienza scappato nel tempo, la perdita di ragioni comprensibili, due cuori che battono all'unisono ma non riescono a trovarsi. Allora si ricorre a un forte abbraccio per riappacificare gli animi.

Theresa crollò tra le braccia del suo uomo. Egli lasciò cadere le sue difese. Non pianse, non fece scenate, semplicemente trattenne le lacrime affinché la dolce mamma in attesa avesse tutto l'amore e l'affetto di cui aveva bisogno.

Willy Wonka aveva dentro un immenso dolore, una forte disperazione. Era tormentato da tutti i casini nati a causa sua, si chiedeva dove avesse smarrito la retta via e se un giorno l'avrebbe ritrovata.

Rimasero in silenzio in questi boschi, dove il solo rumore era il vento che si insinuava tra la tetra vegetazione. Il cielo era nuovamente grigio e l'aria fredda mandava brividi lungo la loro schiena.

Theresa fece del suo meglio per consolare il cioccolatiere. Gli accarezzò la schiena, nascose il volto nell'incavo del suo collo e si perse nel suo odore delle noccioline ormai lontano.

«Dimmi cosa realmente vuoi che faccia ed io lo farò» le disse il cioccolatiere.

La sua voce era forzata, quasi soffocata dai sensi di colpa, sicuramente pesante perché stava trattenendo le lacrime.

Theresa sollevò la testa per guardarlo negli occhi, gli portò una mano sulla guancia e deglutì perché in realtà non aveva idea di cosa volesse: se lo tratteneva poi una parte di sé lo voleva lasciare libero, e se lui se ne andava lei lo voleva indietro...

«Sono un disastro, forse meriti di meglio» ostentò il cioccolatiere. «Non sono capace di amarti come tu vorresti. Mi detesto ogni giorno per quel che ti dissi, per la colpa che affibbiai... Se tu vuoi che esca dalla tua vita, basta che me lo dici un'ultima volta e io lo farò. Non preoccuparti per nostro figlio, farò in modo di non fargli mancare niente; ci sarò ogni volta che ne avrai bisogno.»

Theresa sentì il suo cuore frantumarsi. Improvvisamente le fece male, esattamente come quella lacrima sincera che cadde dagli occhi del suo uomo.

«Resta con me» gli sussurrò Theresa.

Il cioccolatiere la strinse fortissimo nelle sue braccia. Nascose il volto nei suoi capelli platinati e si lasciò andare a quel pianto che da troppo tempo aveva trattenuto.

«Ti prego, perdonami» le implorò.

«Non ho niente da perdonarti» disse Theresa. «Sei perfetto così come sei.»

Passò una mano tra i suoi capelli e gli respirò dolcemente sul collo perché a lui piaceva: ogni volta le confessava che quel gesto lo tranquillizzava.


«La crema per capelli» gli bisbigliò Theresa all'orecchio; il cioccolatiere la guardò negli occhi, confuso. «Dà morbidezza!»

Il cioccolatiere sorrise, per poi tornare a stringerla tra le due braccia. Non aggiunsero altro. Restare in quel modo, uno vicino all'altra, era più che sufficiente.

La verità era che Theresa capiva perfettamente come si sentisse il signor Wonka: ogni cosa crolla, ogni energia positiva abbandona il tuo corpo. In te resta solo il vuoto, ciò che ti spinge a sprofondare, a cercare qualcosa, anche se piccola, che possa tirarti fuori. Ma l'unica cosa che rimane è il rimorso. Ci pentiamo di ciò che diciamo ma non pensiamo. Lei lo aveva vissuto prima di lui.

Theresa confessò al cioccolatiere che in realtà non si era tagliata di nuovo, semplicemente era inciampata tra gli arbusti mentre cercava di raggiungerli e la sua pelle delicata si era scorticata subito. Il cioccolatiere si tranquillizzò un po' e con un fazzoletto di stoffa le pulì il sangue che si stava ormai seccando.

Improvvisamente, lo stomaco di Theresa borbottò e ciò li fece sorridere.

«Andiamo a mangiare» le disse teneramente il signor Wonka.

Theresa lo seguì fino a raggiungere Polvere da Sparo. Il destriero era rimasto fuori dalla casetta tutto il tempo a pascolare l'erba.

Il cioccolatiere diede una mano alla ragazza per farla salire in groppa senza inciampare, poi la seguì e prese le redini per spronare il cavallo a muoversi.

Si inoltrarono nei boschi, scambiandosi solo alcuni segni di affetto come carezze veloci o semplici baci, ma non dissero nulla. Erano certamente ancora angosciati e tristi, ma finsero di stare bene.

«Cosa ti piacerebbe mangiare?» le chiese il cioccol-agente.

«Mangerei una cosa sola a dire il vero» rispose Theresa.

Il cioccolatiere rimase in attesa. Theresa sentì il cuore salire in gola, ma non si fermò: allungò il collo e gli diede un lungo bacio sulle labbra. Lui non rifiutò, anzi la spinse a continuare, a non smettere, perché stava apprezzando ciò che stava accadendo e in un certo senso lo rallegrava.

Fu un bacio dolce e delicato, che li fece sentire completi. Il cioccolatiere non sapeva se quel 'resta con me' avesse significato una riconciliazione tra di loro, ma qualsiasi cosa fosse, gli andava bene. Se lei gli avesse detto di andarsene, lui lo avrebbe fatto sicuramente per non infastidirla, ma di certo ne avrebbe sofferto molto.

Polvere da Sparo si fermò seguendo gli ordini del cioccolatiere. Quest'ultimo la strinse forse ancora di più e ricominciò a baciarla perché non ne aveva ancora abbastanza. Theresa apprezzò ogni istante, ogni suo respiro, con le farfalle nello stomaco che quasi impedirono ai polmoni di pompare aria. Sentì suo figlio muoversi nella pancia, sotto la mano di suo padre che lo prese e iniziò ad accarezzarlo.

«Ti prego, qualunque cosa vorresti che fossimo, non mandarmi mai via» la guardò negli occhi il cioccolatiere.

«Saresti perso senza di me, stella del cielo» lo fece ridere Theresa. «Ora però andiamo, sto morendo di fame!»

Polvere da Sparo ripartì, ma non andarono a Sleepy Street oppure Sleepy Hollow, bensì alla loro altalena nei boschi.

Il cioccolatiere le diede una mano a smontare da cavallo e, reggendole l'altalena, attesa che ella si fosse seduta prima di tirare giù da un ramo un piccolo cesto con dentro alcune schifezze Wonka.

«Per ora c'è questo» glielo porse. «Tu aspettami, io torno subito.»

Il cioccol-agente stava per allontanarsi, ma Theresa lo fermò per un braccio.

«Questi vanno benissimo!» esclamò. «In camera li hai fatti sparire.»

«Non è colpa mia se ti ho beccata a frugare nei cassetti di notte.»

«Colpa di tuo figlio: è lui che mi fa venire voglia.»

Risero. Dopodiché sedettero uno accanto all'altra. Theresa poggiò il capo sulla spalla del cioccolatiere, che rimase al suo fianco in silenzio. Stranamente, il bosco era tranquillo, mentre Polvere da Sparo continuava a brucare l'erba e Theresa consumava una buona quantità di dolci.

Più tardi, il cielo cominciò a tuonare e l'aria divenne gelida, così il cioccolatiere e la sua amata decisero di fare ritorno in soffitta. Lasciarono Polvere da Sparo in stalla e si chiusero in camera. Mentre si stavano cambiando, Theresa starnutì all'improvviso e andò a sbattere contro la scrivania.

Il signor Wonka si preoccupò per la sua condizione, ma un attimo dopo si misero a ridere ricordando quando, nell'appartamento Wonka, Theresa starnutì tre volte di fila e finì nella porta della cucina. Non sapeva spiegare perché le accadesse questo fenomeno, ma ogni volta che starnutiva, sembrava quasi saltare.

Poi, quando Theresa si sdraiò per un momento sul letto, il cioccolatiere le accarezzò i capelli e le disse che doveva andare a parlare con Lady Van Tassel. La ragazza sembrò abbassare lo sguardo per un attimo, ma poi lo lasciò andare. La porta della soffitta si chiuse e, in quel momento, la mente di Theresa si perse tra i vari ricordi.  

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now