Capitolo 49

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Capitolo 49


«Avrei potuto ucciderti, perché sei qui?» le chiese il cioccolatiere.

Si avvicinò immediatamente a lei, riponendo l'arma e gettando uno sguardo rapido a Katrina, che si era unita al gruppo. Indossava un lungo mantello rosso, si tolse il cappuccio e sorrise.

«Perché nessun altro ha voluto seguirti» rispose Theresa. «E comunque non mi andava di stare da sola.»

Theresa abbassò lo sguardo, incapace di guardarlo. Il cioccolatiere cercò di vedere la verità in lei, ma non importava cosa dicesse, lui le credeva: quegli occhi non potevano mentirgli. Tuttavia, avrebbe preferito che restasse al sicuro, per il suo bene e per quello del piccolo.

«Ora sono due volte più forte: è la tua magia bianca» disse, accarezzando la sua mano.

«Dai, smettila» arrossì Theresa.

Ma lui non smise di guardarla, di sorridere, di amarla. Credeva fermamente che la sua Theresa fosse circondata da una magia speciale, quella che la rendeva unica ai suoi occhi. Inoltre, non avrebbe mai voluto che qualcosa di negativo accadesse a lei o al loro bambino. Stavano per diventare una famiglia, un'unica entità, una cosa completa.

Il cioccolatiere posò delicatamente una mano sulla pancia di Theresa. Lei rispose premendola leggermente, per far capire che, nonostante le paure, aveva intenzione di portare avanti la gravidanza, che quel bambino era suo e non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Lui sembrò sollevato, perché ciò significava che la disputa della volta scorsa poteva essere superata e che forse le cose sarebbero andate diversamente.

«Sono due volte più forte» le ripeté sottovoce il cioccolatiere.

«E tre volte più cretino, ma non lo dirò in giro» sussurrò a sua volta Theresa. «Te lo prometto.»

Il cioccolatiere fece per baciarla. Theresa lo seguì. Stavano quasi per sfiorarsi, per porre fine alla loro distanza, quando Masbeth li interruppe.

«Perdonate l'intrusione, io credo sia meglio che veniate a guardare» disse.

Nel frattempo, lui e Katrina si erano allontanati dalla cerchia per esplorare il bosco e avevano trovato qualcosa di inquietante che successivamente mostrarono all'agente. Quest'ultimo salì in sella a Polvere da Sparo e si assicurò che Theresa fosse al suo fianco sull'altro destriero.

Silenziosamente, arrivarono al centro dei boschi a Ovest. Davanti a loro si estendeva l'albero più strano e brutto che avessero mai visto: era contorto, come se sulla sua cima ci fosse la testa di un feroce drago; la corteccia nera era rugosa, intrecciata al suolo e in parte affondata nel terreno; i rami erano spogli e l'aria intorno aveva un odore ferroso.

Quello era il sentiero indiano, il luogo di riposo del cavaliere senza testa: l'albero dei morti.

L'agente scese da cavallo e si avvicinò con cautela all'albero per ispezionarlo da vicino. Gli altri lo raggiunsero, osservando in silenzio e tenendosi a distanza quando egli si avventurò verso i rami perché aveva notato qualcosa: gocce di sangue.

Il cioccol-agente tornò da Polvere da Sparo, prese un'accetta dalle sue borse e affrontò nuovamente l'albero.

«Cosa pensi di fare?» lo apostrofò Theresa.

«Restate dove siete!» ordinò l'uomo.

«Sei un cioccolatiere, non un boscaiolo!»

Masbeth diede un rapido sguardo a Katrina, ma quest'ultima fece finta di non sapere nulla.

Nel frattempo, il cioccol-agente colpì l'albero due volte e ne scaturì del sangue. Theresa si strinse nelle spalle, presa da una leggera nausea, mentre egli superò la sua riluttanza e continuò a colpire la corteccia rugosa.

«Che cos'è?» domandò Masbeth mentre l'agente buttava via un ramo insanguinato.

«Sembra un passaggio...» disse Theresa.

«Voi... restate là... non muovetevi!» ordinò il cioccol-agente, affannato.

Theresa lo vide gettare via l'ascia e afferrare saldamente il pezzo di albero che aveva tagliato. Poi, con i denti serrati, tirò con tutta la sua forza. Dall'albero saltarono fuori tutte le teste mozzate delle vittime del cavaliere senza testa.

Tra di esse c'era anche la testa di Jonathan Masbeth.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now