Capitolo 14

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Capitolo 14



Il sole di un nuovo giorno illuminò la città e il maltempo era ormai passato.

Theresa si svegliò poco dopo le otto. Si sedette sul letto e diede una rapida occhiata intorno. Tutto era tranquillo. Le sembrò strano essere di nuovo lì, seduta in quel letto, mentre si alzava e si copriva con la camicia del cioccolatiere, la prima cosa che trovò a portata di mano. Si diresse quindi verso la porta del bagno in camera, ma si fermò sull'uscio quando vide l'uomo con la colazione in mano.

Il signor Wonka, sempre mattiniero e vestito in modo impeccabile, la guardò senza dire una parola, finché finalmente prese coraggio e le chiese dove stesse andando.

«Volevo fare un bagno» rispose Theresa.

Il cioccolatiere indugiò, quindi acconsentì con un gesto del capo e la aspettò a letto. Tuttavia, Theresa decise che il bagno poteva aspettare e si sedette al suo fianco, addentando un biscotto.

Quello che seguì non fu tanto l'imbarazzo in sé, ma il fatto che entrambi non sapevano cosa dirsi o come iniziare a discutere della notte passata insieme. L'aria era tesa, intrisa di sguardi penetranti e di un vuoto allo stomaco.

«Come ti senti?» gli chiese Theresa.

«Credo confuso» rispose il cioccolatiere.

Theresa lo guardò mentre cercava di mandare giù un boccone, sentendosi impotente e incapace di aiutarlo. Si sentiva fuori luogo, come se avesse fatto chissà quale sciocchezza che lo aveva messo in questa situazione.

«Pensi di restare?» fu l'improvvisa domanda del cioccolatiere.

«Non lo so...» rispose Theresa, con aria mesta.

Portò le ginocchia al mento e nascose nel mezzo il suo volto mesto. Il signor Wonka, per consolarla, le accarezzò i capelli e le chiese di rimanere, anche se ella non voleva più saperne della loro storia.

Theresa lo guardò a lungo e poi si tuffò nelle sue braccia, decidendo che era meglio restare nonostante il lieve disagio. Il cioccolatiere sorrise leggermente, più tranquillo perché era riuscito a riportarla a casa.

Poco dopo, anche Theresa era pronta, ma non per mettersi a lavorare: aveva un po' di tempo libero e decise di sfruttarlo. Lui non aveva problemi con ciò, purché lei tornasse. Quindi aveva in programma di fare un salto al numero 10 di via Cherry per prendere le sue cose o almeno ciò che le apparteneva. Suonò al citofono, sicura di trovare Ana carica di domande.

La ragazza le aprì e Theresa salì al secondo piano, abbracciando l'amica.

«Allora, com'è andata? Voglio sapere tutto!» esclamò Ana.

«Sì, Ana, lo abbiamo fatto!» le disse Theresa.

«Sporcaccioni!» la fece imbarazzate la sua amica. «State di nuovo insieme?»

«No...» Theresa evitò di guardarla.

«Ma Theresa...»

Theresa non disse altro. Si pese con lo sguardo nel vuoto, godendosi l'abbraccio di Ana e scusandosi con lei se era un disastro.

«Capiscimi almeno tu! Non voglio passare una vita con lui, se poi non mi dà neanche fiducia.»

«Ha solo commesso un errore come chiunque altro.»

«Comunque resto lì.»

Theresa cedette l'appartamento alla sua migliore amica, lasciandole qualsiasi cosa fosse di sua proprietà. Dopodiché trascorse qualche minuto raccontandole il resto della giornata e i vari capricci che avevano avuto i bambini.

Ana ascoltò volentieri, incuriosita dal premio speciale che l'ultimo bambino aveva vinto: Theresa aveva notato che Charlie era l'ultimo rimasto prima di andare a dormire, ma non sapeva della vincita in palio.

Arrivò il momento per Theresa di andare. Salutò la sua amica e le promise che avrebbe riflettuto sulla sua relazione con il cioccolatiere.

Le strade erano poco affollate e coperte di neve. Theresa decise di fare un giro prima di tornare a casa e notò una piccola casetta in periferia. Riconoscendo la figura di Charlie, si avvicinò per salutarlo.

Il bambino stava aiutando i suoi genitori a sistemare un buco nel tetto.

«Ehi, Charlie!» lo salutò. «Cosa èsuccesso al tetto?»

«Il signor Wonka l'ha sfondato con l'ascensore di vetro» rispose il ragazzino.

«Ah, alla fine ha ceduto alla tentazione» sorrise Theresa. «Nonno Joe?»

«Ha passato tutta la mattinata in piedi, non si sente affatto stanco!»

Tra i due nacque subito una forte intesa, tanto che Charlie le confessò il nuovo lavoro del signor Bucket: riparare la macchina avvita-tappi che lo aveva sostituito. Finalmente avevano detto addio al cavolo col cavolo e potevano concedersi una bella cena a base di pollo, patate, carote e piselli. E perché no, anche un bel bicchiere di vino per i genitori.

Theresa ne fu felice, tuttavia non voleva recare disturbo e quindi si preparò ad andare, ma prima dovette chiederglielo: «A proposito, cosa hai vinto?»

«Il signor Wonka voleva farmi gestire la fabbrica con voi, ma ho rifiutato. Non voglio rinunciare alla mia famiglia» si rammaricò il ragazzo.

«Senti, so che Willy ti ha fatto brutta impressione con questa richiesta, ma vedi lui non ha avuto un bel rapporto con suo padre. È scappato di casa quando era piccolo e certe cose... be', diciamo che ha i suoi grattacapi. Tu però ripensaci, ora torno lì e gli parlo. Mi piacerebbe averti in squadra.»

Theresa andò via. Una volta tornata in fabbrica, andò a cercare il cioccolatiere. Lo trovò nel corridoio a sinistra, steso sulla poltrona rossa di velluto con tanto di pelliccia e sguardo affranto. Stava parlando con il suo Umpa-Lumpa psicologico.

«Non riesco a focalizzare il punto. I dolci erano l'unica certezza che avevo e adesso non ho più nemmeno quella. Non so che gusti fare, che idee sperimentare, mi correggo da solo, il che è pazzesco! Ho sempre fatto tutti i dolci che mi sentivo di fare e ora...» il cioccolatiere si tirò su come se avesse avuto un lampo di genio. «Ecco cos'è, è questo: faccio i dolci che mi sento, ma mi sento uno schifo, quindi anche i dolci sono uno schifo! Sei molto bravo!»

L'Umpa-Lumpa mise vie gli occhiali da vista e asserì solidale.

Nel frattempo, Theresa era rimasta in disparte con le braccia conserte.

«Willy, possiamo parlare?» gli chiese; il cioccolatiere mandò via l'Umpa-Lumpa e la fece sedere a suo fianco. «Penso che dovresti ricongiungerti con tuo padre: non è carino dire a un bambino che deve lasciare la sua famiglia solo perché tu lo hai fatto.»

Il cioccolatiere tacque, riflettendo sulle proprie azioni. Impotente, abbracciò la ragazza e si abbandonò a un sospiro di pesantezza: aveva portato orgoglio per anni... Theresa aveva ragione.

«Io devo andare» disse alzandosi.

«Sì, devi andare» sorrise Theresa, allontanandosi per prima.

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now