Capitolo 64

163 22 69
                                    

Capitolo 64

Willy Wonka rimase immobile sulla soglia. Non ci furono urla, litigi o caos.

Theresa andò in bagno, prese la cassetta del pronto soccorso e obbligò Willy a sedersi alla scrivania; lui lasciò che la sua amata gli disinfettasse la ferita, anche se sentì un dolore che gli fece arricciare le labbra.

Una volta finito il lavoro, Theresa si preparò a riporre il kit, ma Willy la spinse tra le sue braccia e la ringraziò di cuore. Nel frattempo, le baciò ripetutamente la pancia, sussurrando al loro bambino che lo amava. Un piacevole calore si diffuse nel cuore di Theresa, che sorrise.

Masbeth li aspettava seduto in un angolo della stanza, stanco e in attesa di uscire per andare dal notaio.

«Grazie!» le sorrise il cioccolatiere.

«Dovevo» fu la semplice risposta di Theresa.

Il cioccolatiere aiutò Theresa a riordinare in fretta la stanza, gettando via tutti quei fogli inutili. Alcuni li conservarono nel baule abbandonato in un angolo della stanza. Poi si presero per mano, svegliarono Masbeth e si prepararono ad uscire dalla soffitta.

Lungo le scale incrociarono Katrina, che sembrava assonnata e aveva occhiaie intorno agli occhi. Fu di poche parole, rivolse loro a malapena un saluto e salì in una delle stanze della dimora. I ragazzi la lasciarono passare e si avvicinarono al grande portone di casa Van Tassel, aspettando l'arrivo di una carrozza. Quest'ultima arrivò circa dieci minuti dopo, nera e con i sedili di vecchio velluto scuro, dove il trio si accomodò. Partirono.

Theresa odiava i sentieri di campagna di Sleepy Hollow perché erano irregolari e tortuosi. Tutti quei sobbalzi le causavano una leggera nausea, quindi si strinse nelle spalle e cercò di concentrarsi su altro.

Il cioccolatiere la strinse a sé, pregando in silenzio affinché la donna che portava in grembo il loro figlio stesse bene. Masbeth rimase ancora in disparte, con gli occhi stanchi persi nelle strade che si lasciavano alle spalle.

Arrivarono nel centro del paesino, scesero dalla carrozza e si guardarono intorno. Non c'era quasi nessuno in giro e il cielo grigio non rallegrava la giornata. Le casette di legno erano tutte chiuse e le campagne ospitavano pochi animali. Persino lo studio del notaio Hardenbrook sembrava deserto, nessuno rispose alla porta e l'interno sembrava abbandonato.

Per un attimo sembrò una stanza dimenticata: pile enormi di libri e carte erano sparse ovunque, con una miriade di fascicoli smistati. Le vecchie scrivanie erano coperte di polvere e le enormi pile arrivavano persino alle sedie. L'odore di muffa impregnava le pareti e i libri e i tomi rischiavano di cadere dalle piccole librerie poste all'angolo della stanza.

«Senza speranza...» fu il commento del cioccolatiere.

Accompagnato per lo più da Masbeth, il cioccol-agente frugò tra le varie cianfrusaglie sparse per l'ufficio.

Theresa preferì non toccare niente, pertanto attese che uno dei due trovasse qualcosa e fu il ragazzino a individuare la prima stranezza: una vecchia borsa che apparteneva a suo padre.

«Perché è qui?» disse.

Era una vecchia borsa di cuoio nero e impolverato, con tanto di cinghie e scartoffie varie.

Il cioccolatiere si avvicinò al cigolante armadietto posto in un angolo, aprì le ante e trasalì alla vista del notaio Hardenbrook nascosto tra i documenti. Era terrorizzato e cinereo.

«Lasciatemi in pace!» gli ordinò.

«Notaio Hardebrook!» disse l'agente.

«Lasciatemi in pace!»

«Sì, ma non appena ci avrete mostrato le volontà testamentali del vecchio Van Garrett.»

«Nel testamento lascia ogni cosa a suo figlio.»

«Che è morto con lui. Perciò l'eredità va al parente più stretto.»

«Naturalmente!» confermò Hardenbrook. «Tutto legale e senza imbrogli!»

Theresa aiutò Masbeth ad aprire la borsa del padre e fu là dentro che trovarono un vecchio documento scritto su pergamena gialla.

«Signore!» lo chiamò il ragazzo; il cioccolatiere si voltò a guardarlo.

In quel momento il notaio Hardebrook, già allarmato, sbiancò di colpo mentre il cioccol-agente leggeva i documenti.

«Sono un uomo morto!» commentò con apprensione.

Incuriosita, Theresa si aggrappò al braccio del suo uomo per sbirciare la scritta dei documenti, ma qualcosa non andava: il sigillo di cera rossa che univa la chiusura era rotto.

«Il sigillo di Van Garrett... ROTTO!» esclamò l'agente. La scritta incisa sulla pergamena era abbastanza nitida e leggibile. «Pare che ne abbia scritto uno nuovo prima di morire, nominando erede... la vedova Winship!»

«E qui, guardate, un certificato di matrimonio» disse Masbeth, tirando fuori dalla borsa un certificato scritto su pergamena bianca.

«Ah-ah!» fece l'agente. «Il vecchio Van Garrett aveva sposato in segreto la vedova, lasciando tutto a lei e al bambino non ancora nato. Il nuovo testamento si poneva tra la fortuna dei Van Garrett e la persona che avrebbe dovuto ereditare tutto.»

«È vero!» smmise il notaio. «Ma noi quattro siamo stati coinvolti contro la nostra volontà.»

«Voi quattro?» chiese il cioccol-agente.

«Vuol dire...?» intuì Masbeth.

«I quattro cittadini anziani... Ora capisco il ruolo che avevate: il reverendo Steenwyck conosceva il segreto perché li aveva sposati; il dottor Lancaster ebbe in cura la donna incinta; il magistrato Philipse offrì la protezione della legge e il notaio Hardenbrook occultò i documenti che erano stati affidati da Van Garrett al suo fedele servo. I quattro cospiratori coinvolti nel complotto!» esclamò l'agente.

«Non sapevamo che era un complotto di morte!» si difese il notaio.

«Ma non ho finito, signore! Prima i Van Garrett! Padre e figlio uccisi da un cavaliere sorto dalla tomba per mozzare teste! Poi spunta una vedova che reclama il patrimonio e via la sua testa! Ma l'omicidio genera l'omicidio... toccò al servo: Jonathan Masbeth. Quando padre e figlio litigarono per il nuovo testamento, Jonathan Masbeth fu chiamato a fare da testimone. Ecco la sua firma» disse il cioccolatiere, mostrando al ragazzo la piccola firma del padre sul certificato. «È stata la sua condanna a morte, giovane Masbeth, il cavaliere lo sistemò» a quelle parole, il cioccol-agente si addolcì, poi tornò a parlare col notaio.  «Lo sistemò per ordine di qualcuno che aveva potere su di lui, vero? Qualcuno che aveva scavato nei boschi a Ovest e rubato il teschio, la testa mancante che deve essere restituita al cavaliere prima che lui torni all'Inferno. Qualcuno che poteva ottenere o perdere una fortuna! Niente meno che il parente più stretto di Van Garrett: Baltus Van Tassel!»

Willy Wonka||Johnny Depp (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now